Con la Sampdoria è arrivato un pareggio che ha fatto recriminare tutte e due le squadre: il Bologna perché pensava di meritare di più e i blucerchiati per il gol di Raggi viziato da un fuorigioco. Alla fine, dunque, un pareggio giusto?
Sì, giusto. Il risultato è lo specchio della partita: meglio il Bologna nel primo tempo, un po’ meglio la Samp nel secondo, dove però è successo poco. Tranne i due gol: la distrazione colpevole della difesa del Bologna e quel pastrocchio che, bisogna essere sinceri, ha combinato il guardalinee.
Però è un pareggio che ha messo in mostra le doti caratteriali del Bologna: ci ha creduto fino alla fine.
Il Bologna ha giocato una buona partita, soprattutto nel primo tempo una partita anche di buona sostanza tecnica. Poi nel secondo si capiva che a entrambe le squadre andava bene pareggiare, fermo restando che se capitava un’occasione provavano a buttarla dentro, come poi ha fatto la Sampdoria che, non dimentichiamolo, su un calcio d’angolo ha portato avanti un centrale di difesa: non è una squadra che voleva fare 0-0, è una squadra che se capitava di tirare la zampata, la tirava: come ha fatto.
Colomba è finito sul banco degli imputati per i cambi un po’ troppo tardivi: si poteva cambiare prima?
Certo, detto dopo è chiaro che 10 minuti in più di Gimenez magari schiudevano qualche prospettiva. Però Colomba aveva tardivamente cambiato Adailton anche con il Genoa ed è saltata fuori la partita leggendaria da 4 a 3. Quindi non starei a misurare col bilancino tutti i cambi, 10 minuti in più o in meno. C’è un principio che ormai è emerso con abbastanza chiarezza: Colomba si fida di Adailton e lo aspetta, anche 5 o 10 minuti in più, se è in ritardo.
Non sta trovando invece molto spazio Mingazzini, che fino a qualche tempo fa era imprescindibile e, tra l’altro, è in scadenza di contratto.
Sta emergendo Mudingayi a livelli che non si sospettavano e Guana è un giocatore affidabile, ancorché non piaccia molto: un giocatore che riconquista palla, che sa gestirla, che lì in mezzo serve. Che sono poi anche le caratteristiche di Mingazzini: praticamente sono tre giocatori abbastanza simili. I due che giocano in questo momento sono in forma, Colomba probabilmente non si sente di alterare tutto il disegno complessivo per cui Mingazzini dovrà aspettare. Ma secondo me da qui alla fine tornerà a farsi vedere ed è in ogni caso un giocatore che io confermerei.
Domenica si va a Siena: una vittoria sarebbe oro ma non sarà facile perché il Siena ancora non si crede spacciato.
E fa bene perché il Siena vede la Lazio, che è quartultima e in profonda crisi, non lontanissima, quindi se il Siena vince un paio di partite alla Lazio gli salta addosso. Sarà una partita delicata, io credo che il Bologna debba andare a giocare per vincere: perché prima si salva e meglio è e poi perché giocare per vincere ti rende meglio accetto anche il pareggio. Se vai per lo 0 a 0 ti capita prima o poi di prendere un gol.
Tornerà di Vaio: è Zalayeta l’indiziato per la panchina?
Sì, così pare, poi penso che in settimana verranno valutate le condizioni anche fisiche di Di Vaio. Magari si può fare un rientro soft, metterlo nell’ultima mezzora: questa è proprio una valutazione esclusivamente di natura fisica, prima ancora che tecnica.
Mihajlovic sta ottenendo risultati a Catania con la stessa filosofia che voleva portare anche al Bologna, ma qui non era andata così bene: è capitato nel momento sbagliato, forse?
Forse Mihajlovic è un giovane allenatore promettente, come poi era parso anche nella prima parte del suo mandato qui a Bologna. Poi mancarono i risultati, ma quando fece i nove-dieci risultati utili consecutivi non era poi un disastro: io ricordo innamoramenti furenti per Mihajlovic, poi come sempre succede qui non se lo ricorda più nessuno, ma ci mettevamo tutti la sciarpa rossoblu ed eravamo in amore totale.
Sul fronte societario ieri c’è stato il Cda mentre sabato scorso il patron ha confermato il direttore generale Luca Baraldi: si respira un’aria tranquilla, grosse nubi all’orizzonte non sembrano esserci.
C’è solo questa grande parentesi per cui tutti si riservano di approvare solo una parte del piano di Baraldi. Ora, se questa sarà una piccola parte o una grande parte lo sapremo poi. Fermo restando che su questa vicenda stiamo tutti discutendo per ideologia, pro o contro: in realtà il piano non l’ha letto nessuno. Ora vorrei sapere di cosa si discute quando si dice Baraldi sì, Baraldi no: si discute certamente del fatto che nei tre, quattro mesi in cui ha operato il Bologna è migliorato complessivamente, e quindi si presume che debba andare avanti lui. Però sul suo piano nulla sappiamo. |di Cinzia Saccomanni - Fonte: www.zerocinquantuno.it| - articolo letto 119 volte