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2010-03-20

Atalanta-Livorno: chi non rischia muore lentamente


Muore lentamente chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia marcia e chi non rischia. Muore lentamente chi non capovolge un tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
MUTTI - Avrà pensato a questo l’allenatore nerazzurro quando martedì scorso dichiarò in sala stampa:”Cristiano Doni è l’unico che ci mette le palle”. Al momento ho subito pensato che si fosse tirato la zappa sui piedi, una dichiarazione del genere era un accusa pubblica, al resto della truppa, di non avere gli attributi giusti per giocare nell’Atalanta in questa situazione. Pensandoci a lungo, ho ribaltato il mio punto di vista, sperando di non sbagliarmi Se Mutti avesse provato, con quella dichiarazione, il tutto e per tutto, o la va o la spacca?
Con una dichiarazione del genere, le conseguenze non potevano essere grigie, ma bianche o nere. Ia prima ipotesi è che il gruppo si frantumasse in mille fazioni, pro o contro Doni, pro o contro il mister, una torre di Babele dove ognuno cominciasse a parlare la propria lingua, mettendo davanti il proprio futuro personale, a quello del gruppo. Insomma la fine della stagione con 10 giornate d’anticipo.
La seconda ipotesi, è che proprio nel momento più delicato della stagione, Mutti abbia scelto di dare una strigliata decisa alla squadra colpendola nell’orgoglio. “Dimostratemi ora che avete le palle per giocare da gladiatori”, avrà pensato il mister, la mancanza di Doni non deve essere un’ alibi, ma una spinta feroce di dimostrare a tutti che anche senza il capitano la nave nerazzurra, non solo affonderà, ma riprenderà la retta via trovando i venti favorevoli.
Tutto questo lo sapremo solo domenica alle 16.45.
PRESIDENZA - La quiete prima della tempesta. Cominciano a circolare in rete, presunte forti contestazioni nei confronti di Ruggeri in caso di retrocessioni. Ci sarà una forte pressione alla famiglia Ruggeri per la vendita della società. Qualche rumors di possibili acquirenti ci sono all’orizzonte, ma non vediamo davvero il motivo per cui Alessandro e Francesca dovrebbero cedere la loro società. Non vogliamo ripetere per l’ennesima volta i meriti della famiglia Ruggeri durante la loro presidenza, è chiaro che sono stati commessi degli errori d’inesperienza e di gioventù, ma chi non li ha mai fatti? Se l’Atalanta retrocederà non sarà solo ed esclusivamente colpa dei Ruggeri, le colpe andranno distribuite equamente tra i vari componenti della società e in maggior misura agli attori protagonisti che sono i giocatori. Prestazioni senz’anima e orgoglio, non sono frutto della società ma esclusivamente dei singoli giocatori che non hanno compreso bene cosa sia l’Atalanta per Bergamo e i suoi tifosi.
Si ma chissenefrega, intanto 9/11 di questi il 16 maggio alle ore 16.45 avranno già lasciato Bergamo per qualche isola tropicale. Una cosa è certa, se l’Atalanta dovesse retrocedere non perderà 30 milioni come va dicendo, ma avrà un paracadute di 7 milioni circa, più la cessione di un paio di giocatori (Guarente-Padoin?) potrebbe mantenere le casse in salute, già in attivo grazie al risparmio di qualche milione di euro sul mercato di gennaio. Il problema sorgerà in caso di mancata risalita in serie A. Discorsi prematuri, ma che fanno pensare ad una presidenza targata Ruggeri per un altro anno.
LIVORNO - Arriva l’ennesima finale, non vogliamo aggiungere proclami o parole di cui i tifosi ne hanno piena l’anima. Il Livorno arriverà a Bergamo con due risultati utili a disposizione. L’Atalanta deve solo vincere, anche un pareggio potrebbe condannare anzitempo la squadra nerazzurra e far scoppiare una contestazione senza precedenti all’esterno dello stadio. L’importante è sostenere la squadra fino al 90’, non cominciare a fischiare o contestare a partita in corso qual ora il risultato rimanesse in parità. Ci sarà poi un appendice di campionato, mercoledì sera contro il Cagliari, altra partita da vincere e molto più difficile da affrontare per il livello tecnico degli avversari.
Affrontiamo una partita alla volta, perché una sconfitta, potrebbe rendere la partita con il Cagliari un campo di forte contestazione e protesta nei confronti della presidenza e dirigenza.
|di Luca Ronchi - Fonte: www.atalantanews.com| - articolo letto 129 volte


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