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2010-03-21

Lo strano caso del Genoa bifronte


Ringrazio la nostra lettrice Patrizia Anselmo per avermi ricordato un aforisma di Tacito: «La felicità rende l'uomo pigro». Forse in questa frase densa di saggezza del celebre autore romano si può intravedere una parte delle motivazioni della sconfitta del Genoa stasera a Firenze. Sembrava una squadra già paga dopo il 5-3 di domenica scorsa contro il Cagliari. Insomma, un Grifo che diventa Dottor Jeckill tra le mura amiche del “Luigi Ferraris”e un evanescente Mister Hyde quando gioca in trasferta, eccezion fatta per le rare occasioni in cui si è riuscito a far punti come contro l’Inter, il Napoli e il Palermo. Davvero non si riesce a dare altra spiegazione di una squadra dall’andamento altalenante per non dire addirittura schizofrenico: ma giocando in questo modo gli uomini di Gasperini commettono un peccato grave, quello di rischiare di perdere il treno delle competizioni europee. Le coppe sono a un passo, visto che c’è una vera e propria ammucchiata dal quarto posto in giù: sarebbe davvero da pazzi non riuscire a centrare una delle piazze utili. Riepilogando: la “schitarrata” di “Carlos” Santana, l’uomo di tacco della serata, ha riportato il Vecchio Balordo con i piedi per terra aprendo la strada al meritato successo viola. Al tecnico gigliato Cesare Prandelli va dato atto di aver scelto il modulo esatto per contrastare il Grifo: con il 4-4-2 ha spento le fonti di gioco rossoblù sulle fasce con in più Gobbi e Pasqual in serata di grazia che hanno surclassato Mesto e Criscito in serata “no” (e lo erano soltanto loro). Se ci aggiungiamo l’immarcabilità del funambolico Jovetic, la sofferenza di Papastathopoulos nel cercare di fermarlo, lo stato di forma da dimenticare di Bocchetti e la “nebbia” calata nel centrocampo rossoblù a corto di idee e di fisicità, ecco spiegata la batosta calata sui rossoblù. In avanti bisogna dare atto ai soli Sculli e “gambe di gomma” Palladino di aver tentato di dare un senso alla manovra offensiva: ma visto l’andazzo, era come predicare nel deserto.
Ultima testimonianza della debacle del Franchi la danno le statistiche di Panini Digital: il Genoa ha effettuato due soli tiri e nessuno di essi è terminato nello specchio della porta di Frey contro i 10 totali dei padroni di casa di cui la metà sono terminati dalle parti di Amelia (e tre sono entrati). Soltanto il colpo di testa di Bocchetti ha creato qualche piccola apprensione all’estremo difensore viola. La squadra di Gasperson ha avuto dalla sua parte una sterile supremazia territoriale: 8 minuti e 21 secondo contro i 7 minuti e 26 secondi dei padroni di casa, conquistati attraverso 520 palle giocate (462 avversarie) e il 58,1% di passaggi riusciti. L’inconsistenza del reparto offensivo è costituito dall’indice di pericolosità: gli attaccanti del Grifone hanno ottenuto uno scarso 17,6%. Sono numeri che rappresentano una formazione che non è neppure la lontana parente di quella trionfatrice a Marassi sei giorni fa.
Mercoledì arriva al Tempio il Palermo, rinfrancato dal pari interno contro l’Inter. Occorrerà che il Vecchio Balordo torni ad essere il Dottor Jeckill. Mancheranno di nuovo due pezzi importanti per squalifica, Papastathopoulos e Juric, ma rientrerà Marco Rossi la cui assenza si è fatta particolarmente sentire stasera a Firenze. Ci vuole quella che si definisce una partita da Genoa: altrimenti neppure la “Coppa del Nonno” sarà alla sua portata.
|di Marco Liguori - Fonte: www.pianetagenoa1893.net | - articolo letto 119 volte


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