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2010-03-25

Altro successo tondo: la Lazio stacca le sabbie mobili


ROMA - Finalmente Lazio. Finalmente all’Olimpico. Dopo una partita del genere, giocata ad alta intensità, ritmo e concentrazione, Bortolo Mutti non potrà proprio avere più nulla da recriminare. “Il Siena non è il Cagliari” aveva avvertito Massimo Mezzaroma. Parole a cui non hanno fatto seguito i fatti. Ma proprio per questo la Lazio ha fiutato ancor di più l’importanza dell’evento. Proprio per questo non ha lasciato che la preda le scappasse dagli artigli anche stavolta. No, non ora. Non più. Contro le squadre di bassa fascia, la squadra di Reja (prima vittoria all’Olimpico per il tecnico goriziano) ha totalizzato 12 punti complessivi in 8 gare. Con una classifica avulsa insomma, almeno sulla carta sarebbe salva. Ma altre 8 battaglie attendono le Aquile romane da qui alla fine. Non c’è tempo per rilassarsi sugli allori. Anche se per una sera è giusto festeggiare. La gente (che anche stavolta ha risposto alla grande) lo merita: cori incessanti, sciarpate e sbandierate che a tratti coinvolgono tutto lo stadio. C’è entusiasmo, si respira aria nuova.
FORMAZIONI – Nessuna novità per quello che riguarda la formazione annunciata da Reja alla vigilia. Malesani invece gioca a scacchi: dopo l’incertezza tra il 4-1-4-1 e il 4-2-3-1, il tecnico senese sceglie un inedito 3-4-1-2 con Ghezzal dietro Larrondo e Maccarone. Il grande escluso è Codrea.
LA CHIAVE – La Lazio parte a spron battuto ed impone subito il suo ritmo alla partita. L’incapacità del Siena di ribaltare l’azione sulle fasce è decisiva, così come i confronti tra Lichtsteiner e Del Grosso e tra Kolarov e Rosi. Mentre i due laziali sono più abituati ad avere campo libero, i senesi invece appaiono più timorosi. La Lazio si distende meglio e più rapidamente; il Siena invece fa più fatica a ripartire. Merito anche dei “tamponi” di Reja che recuperano sempre subito la posizione.
LA LAZIO – I primi 45 minuti sono giocati con un’intensità mai vista prima in questa stagione. Segno che a livello fisico (e mentale) la Lazio si sta riprendendo alla grande. Sugli scudi le prestazioni di Brocchi e Mauri. Il ragazzo “Baci & Abbracci” è l’uomo-ovunque con le sue accelerazioni e i suoi recuperi. Stefano Mauri finalmente sfodera una grande prestazione: in appoggio, in contrasto, in fase di conclusione e di assist (suo quello del gol del vantaggio). Sfiora anche il gol al 75’ quando con uno splendido pallonetto colpisce la parte alta della traversa. Preziosissimo il suo contributo. La Lazio sciupa quattro nitide palle gol nel primo tempo proprio con Mauri, Zarate (new-look con il crestino) e Rocchi (due volte) per merito anche e soprattutto di Curci in tre occasioni. Dopo i primi 45 minuti giocati ad altissima intensità, la squadra di Reja si siede e produce meno gioco. Fa quanto basta per mantenere il risultato e vive di fiammate. Come quella di Julio Cruz che, entrato da pochi secondi, al 72’ chiude i conti con una rovesciata sotto misura (azione di calcio d’angolo). C’è gloria e spazio anche per Pasquale Foggia che torna in campo dopo oltre due mesi di assenza.
IL SIENA – Tiene di più il pallone e vince anche più contrasti, ma non basta. Primo tempo praticamente inesistente. La squadra toscana paga lo schieramento in un modulo inconsueto che Malesani poi ritocca in corsa: alla fine del primo tempo entra Reginaldo e poco dopo l’ex tecnico del Parma getta nella mischia pure Calaiò (Ghezzal arretra in posizione di terzino sinistro). Ne esce fuori un melting-pot di attaccanti e il Siena in alcuni frangenti attacca in sei in stile Barcellona. I brividi per Muslera però si limitano ad un disimpegno sbagliato di Stendardo su Larrondo (ma rimedia subito), ad un colpo di testa di Calaiò (ben neutralizzato dall’uruguayano) e ad un altro di Vergassola (di poco al lato).
|di Federico Farcomeni - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 139 volte


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