2010-03-26Bologna, il punto con Stefano Biondi Dopo un inizio girone di ritorno ad alti livelli, il Bologna è incorso in una doppia battuta d'arresto. Il grande sforzo profuso precedentemente ha tolto energie e lucidità o sono solo incidenti di percorso?
Agli incidenti di percorso, al destino e alla sfortuna non credo. Il calo c'è stato, probabilmente dovuto alla necessità, soprattutto mentale, di alleggerire un po' il peso della tensione. Il Bologna era una squadra arrabbiata e adesso è una squadra bellina. Non è facile sfuggire alle tentazione di esserlo quando il problema della salvezza pare risolto. Sono arrivate due sconfitte difficili da catalogare, senza un perché preciso. Ma 180' senza gol sono un dato allarmante e Colomba deve trovare il modo per suonare la campanella di fine ricreazione.
Questa doppia sconfitta può essere dovuta anche alla querelle Colomba-Baraldi, per la quale non si è ancora giunti ad una conclusione? Può aver creato turbativa in ambiente e squadra?
Il visto di Menarini al piano Baraldi, che tra l'altro prevede una parte di stipendio fissa e una , immagino che per la squadra sia l'ultimo dei problemi. Differente il discorso sul contratto di Colomba: fino a due settimane fa c'era euforia e la conferma dell'allenatore avrebbe potuto alimentarla. Il momento era quello. Adesso è passato e la priorità è di nuovo la salvezza, il presente, non il futuro.
Il DG Luca Baraldi ultimamente si sente molto poco rispetto tempo fa, sintomo che qualcosa non va come dovrebbe?
Baraldi ha illustrato il frutto del suo lavoro e ora, in attesa che il Geometra si pronunci, ha scelto di stare un po' sotto traccia. Non vuole apparire ingombrante, non vuole essere protagonista. Più si parla e più si sbaglia e a lui, in questo particolare momento, un errore potrebbe costare caro.
Per Colomba è una questione di mancato accordo su stipendio e anni di contratto o c'è dell'altro?
Il piano Baraldi dura due anni e per coerenza il dg ha chiesto che al tecnico fosse proposto un biennale. Siamo nel campo delle idiscrezioni, comunque pare che la coperta sia corta. O una bella cifra per un anno o una cifra più bassa per due anni. Colomba perplesso. A questo punto immagino che ne riparleranno quando la squadra sarà in salvo.
Si è ventilato un interesse da parte di un gruppo russo per l'acquisto del Bologna. Dopo Tacopina, Taci e la Meleam, la tifoseria è sempre molto diffidente. In questo caso si può sperare in una chiusura della trattativa o sono solo voci?
La tifoseria fa benissimo a essere scettica. Lo dovremmo essere anche noi che rilanciamo le indiscrezioni su eventuali acquirenti. Ma le voci si susseguono e quando si captano è dura ignorarle. E' il problema di un club perennemente in vendita: attira cacciatori di pubblicità e speculatori e induce al chiacchiericcio costante. Per noi non è facile distinguere, almeno non all'inizio. Per quanto mi riguarda, dopo questa clamorosa di trattative fasulle, ho deciso di andarci con i piedi di piombo.
L'Atalanta ora ha sette punti di svantaggio, che sono comunque tanti, ma non più undici come fino un paio di settimane fa. Nella testa dei giocatori del Bologna può scattare qualche affanno o è ancora presto per pensare questo?
Se non ci fosse nessun affanno o nessuna preoccupazione ci sarebbe di che preoccuparsi. Diventando bellino, il Bologna ha perso efficacia. E sarà meglio che la ritrovi in fretta.
Guardando i calendari, Atalanta e Lazio avranno partite difficilissime. Realisticamente la quota salvezza a che punto è?
Fin qui, la terz'ultima ha viaggiato sotto la media di un punto a partita. Trenta giornate, Atalanta a quota 28. Ma nelle ultime partite, se prende corpo la speranza di salvezza, il ritmo aumenterà e di punti potrebbero servirne 41.
Ci sono analogie con la stagione della retrocessione in B con Mazzone, oppure è solo la tifoseria ad essere rimasta scottata e quindi teme di riviverla?
Nel 2005 il Bologna si piantò quando era a ridosso della zona Uefa. Quella era squadra povera, che mai si trovò invischiata nella lotta per non andare giù e quindi era psicologicamente impreparata. Questa, fatta salva la breve parentesi di questi giorni, lotta per non retrocedere da un anno e mezzo consecutivo. Un'abitudine che dovrebbe aiutarla a ricompattarsi.
Il bolognese Davide Succi non sta trovando spazio, c'è il rischio che possa tornare a Palermo senza aver avuto la possibilità di mostrare le proprie qualità, o in questo ultimo spezzone di campionato avrà le sue chances?
Il rischio che Succi rimanga una meteora c'è. Colomba non gli ha concesso neppure un minuto nelle due partite in cui il Bologna è andato in bianco, il che dice qualcosa sulla condizione psicofisica di Davide. Ma non si sa mai: con Zamparini il Bologna ha in piedi anche le questioni Raggi e Guana e il Palermo non può decidere nulla finchè non saprà se va in Champions o meno. Succi, però, da qui alla fine deve riuscire a combinare qualcosa che giustifichi il di tenerselo stretto.
Stefano, tu scrivi da tanti anni per il Resto del Carlino, quotidiano e colonna portante della città di Bologna: c'è una intervista che hai fatto che ricordi più intensamente? E se si, ce la racconti?
Due pagine di intervista esclusiva a Baggio, alla viglia del suo ritorno a Bologna da avversario in maglia Inter. Trovai un campione consapevole di aver appena giocato per l'ultima volta in Nazionale (i mondiali di Francia '98), quindi di aver perso l'unica maglia nella quale era riuscito a identificarsi. Mi disse che il suo grande rammarico era proprio quello di non aver mai convinto nessuna grande squadra a fare di lui una bandiera. Era un campione senza una storia d'amore da raccontare e questo gli mancava molto. Invidiava le vite dei Bulgarelli, dei Mazzola e dei Rivera. Lo trovai maliconico. Mi parve il più ricco del mondo.
Un sogno sportivo e personale nel cassetto?
Questa è facile. Da vent'anni seguo regolarmente il Bologna e nei dieci anni precedenti, quando ero a Stadio, l'ho seguito per cinque campionati come seconda o terza firma. In tutto sono venticinque stagioni e il meglio che ho visto è stata la semifinale Uefa. Prima di congedarmi, mi piacerebbe raccontare un'impresa rossoblù. Mi accontenterei, che ne so, di una qualificazione Champions e di un'impresa in un grande stadio inglese o spagnolo. Ma temo che anche questo sia chiedere troppo. |Mario Sacchi - Fonte: www.zerocinquantuno.it| - articolo letto 133 volte