L'Italia del calcio sta vivendo una situazione difficile e ormai stanno nascendo risvolti che accomunano tantissime realtà, dalla massima serie alla Lega Pro (ultimo, il fallimento della Pro Sesto). Il calcio è in crisi e ogni giorno una notizia che spiazza un po' tutti gli addetti ai lavori.
Nessun pesce d'aprile, purtroppo, perchè è tutto vero. Si va verso un deciso ridimensionamento. "Compro l'Atalanta e la porto in Europa con l'ausilio di una cordata d'imprenditori", con questa provocazione "scherzosa" uscita a Bergamo, cui fanno capo le fantasiose parole del leader orobico Cristiano Doni, è emerso un aspetto interessante.
Se le società sono in difficoltà e per salvarle servono forze nuove, è lecito aspettarsi che chi è in difficoltà o vuole dare una svolta ad una realtà che non ne ha le potenzialità, si affidi ad un gruppo di nuove figure che lavorino con nuove metodologie imprenditoriali e sportive a nuovi progetti.
Una società di calcio è un'azienda, e come tale soggetta ad inquadramenti finanziari ed economici importanti. Sognare e nello stesso tempo vivere nel sistema calcio non è più facile come una volta, urgono nuovi progetti manageriali e nuovi metodi di lavoro per stare a galla, per rifondarsi, per riprendersi la scena. Svariati esempi di realtà sportive in difficoltà sono solo l'anticamera della maschera che nasconde quanto il calcio ormai sia in crisi.
"Della Valle lascia", "Il Livorno in vendita" e tanti altri titoli shock. Nulla per cui stupirsi per motivazioni varie. Altre piazze stanno vivendo il rischio del fallimento, alcune già stanno per saltare. Ieri è stata la volta della Pro Sesto e tanti team, in crisi economica, come Gallipoli, Perugia, Legnano, Canavese, Sangiovannese stanno percorrendo problemi preoccupanti. Non ultimo il mancato pagamento degli stipendi ai giocatori del Mantova fermi a settembre.
Le soluzioni per non morire? Alcune società si stanno già muovendo, forse è tardi per alcune ma previdenziale per altre. Se certe gestioni societarie e manageriali non danno più nessun beneficio, allora forse significa che come il calcio si è modernizzato, anche l'assetto aziendale e gestionale di un club calcistico va rivisto.
I risultati sportivi non devono spaventare le società che stanno rischiando retrocessioni o il mancato raggiungimento di un obiettivo preposto, i segnali per conseguirli possono arrivare da scelte nuove, ma con profili più umili.
Anche in Spagna la situazione è drammatica, soffiano venti di crisi sul calcio, con il sindacato dei giocatori sul piede di guerra e pronti a proclamare lo sciopero e i bilanci di diversi club sempre più in rosso. Addirittura L'assocalciatori spagnola Afe minaccia di fermare il campionato con uno sciopero nel turno di Liga del 10-11 aprile, durante la quale è previsto lo scontro al vertice fra le capoliste Real Madrid e Barcellona. Secondo l'Afe solo il 15% dei club spagnoli è in regola con i pagamenti degli stipendi dei propri giocatori. I debiti dei club, solo fra Liga e seconda divisione, toccano i 3,3 miliardi. Almeno 12 società rischiano il fallimento, tra cui Xerez e Maiorca. |di Lorenzo Casalino - Fonte: www.atalantanews.com| - articolo letto 124 volte