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2010-04-04

Al Friuli una Juve ridicola


Altro che Champions! Qui si tratta di vedere se si riuscirà ad acciuffare per il rotto della cuffia un posto in EuroLeague per la prossima stagione piuttosto che fantasticare ancora l'ingresso nell'Europa deluxe. La Juventus attuale è irriconoscibile, non accenna il benchè minimo miglioramento e se ne torna da Udine tra gli scherni e le risate della gente friulana che mai avrebbe pensato, in una stagione pessima pure per l'Udinese, di umiliare e ridicolizzare a tal punto la Vecchia Signora. La legge di Murphy, secondo la quale quando pensi di aver toccato il fondo scopri che puoi andare ancora più giù, ha trovato il proprio esempio da manuale nella Juventus: neppure la partita a ciapanò che giocano le rivali per il 4º posto, con il Palermo che ha perso e il Napoli che ha pareggiato, ha spinto i bianconeri a una prestazione decente. La conseguenza è che, invece di acchiappare chi le stava davanti, la Juve è 7ª con buone possibilità di non piazzarsi neppure per la Europa League, che del resto non merita. Le sconfitte ora sono 12, quasi record (15). Ogni volta sentiamo dire che la batosta sarà l’ultima e che si rimedierà con il lavoro: evidentemente i buoni propositi li raccontano a noi ma non se li passano tra di loro perché la sconfitta per 3-0 contro l’Udinese che non aveva mai vinto con tanta larghezza è solo la tappa più recente di un cammino indecoroso. Anche qui, in un posto di piccole soddisfazioni e di grandi paure per la salvezza, i bianconeri sono usciti tra le risate e i cori di scherno, assolutamente annichiliti e ridicoli, e a chi chiede cosa non stia funzionando l’unica risposta seria è: tutto. Sarà per questo che hanno deciso il silenzio stampa. Non hanno più spiegazioni da dare.
E’ una vergogna cominciata dalla rete del cileno Sanchez che ha infoltito i record negativi battuti nella stagione perché non era mai successo che la Juve subisse gol in 19 partite di campionato. Eppure era cominciata benino con Camoranesi e Del Piero che ripescavano brandelli di giocate vecchio stile: nello stadio dove rimediò l’incidente che poteva chiuderne la carriera, Alex si sistemava in una posizione ibrida, virtualmente da seconda punta con Amauri, in realtà alla ricerca di uno spazio vitale e creativo. Al 5’ inventava una mezza rovesciata che picchiava sulla mano di Ferronetti: Rocchi non vedeva o comunque non fischiava il rigore. A parte una punizione, ancora di Del Piero al 24’, respinta da Handanovic con un volo cinematografico, sarebbe rimasta l’unica conclusione pericolosa del primo tempo con gli juventini che presto dovevano rincorrere il pareggio. Al 9’ Di Natale calciava con forza contro il palo e, sulla ribattuta, Sanchez arrivava a battere in porta, più rapido di De Ceglie: impresa non impossibile dal momento che il giovane bianconero restava fermo e impacciato, quasi non sapesse cosa fare.
L’impressione era di una difesa complessivamente sorpresa dall’azione. Un "déjà vu". Il gioco dell’Udinese era più pratico, poteva raggrumarsi, rubare palla e ripartire con traversoni che finivano dietro agli ultimi difensori juventini, in zone vuote dove i friulani potevano lanciarsi in velocità. Un paio di volte il contropiede sfiorava il successo: Zebina fermava quello di Isla e Di Natale che stavano per volare in porta. La Juve era più macchinosa e non solo perché aveva meno spazio in avanti. C’è la tendenza al tocco in eccesso, all’imbottigliamento, alla soluzione cercata nel lancio lungo verso chi è già marcato. Un gioco da paese, facile da contrastare. Mentre si afflosciavano anche Camoranesi e Del Piero (sostituito nella ripresa da Iaquinta tra i fischi del pubblico), mancavano le incursioni dall’esterno, latitava il palleggio.
Il più inguardabile era Sissoko la cui percentuale di passaggi sbagliati era impressionante, per non dire degli interventi fuori tempo o fuori posizione. Uno di questi favoriva l’azione del raddoppio nella ripresa: l’errore di Sissoko a centrocampo permetteva all’Udinese di lanciare Sanchez nel corridoio giusto con la difesa sbilanciata. Manninger riusciva a respingere il tocco del cileno ma restava a terra e Pepe aveva il tempo di controllare e calciare nella porta vuota. Mancava quasi mezz’ora ma se pure si fosse giocato una vita intera la Juve non avrebbe mai rimontato, mettendola in "caciara", tra mischie disperanti e rimbalzi non sfruttati. Con più nitore l’Udinese portava Di Natale al tiro per il 22° gol della stagione. E, per fortuna dei bianconeri, non c’era la voglia di infierire.
|di Marco Ansaldo - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 205 volte


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