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2010-04-07

Luca Pellegrini sul derby: "Samp deve giocare con il coltello tra i denti"


Il Capitano, 275 presenze in Campionato tra il 1980 e il 1991, 1 Scudetto, 1 Coppa delle Coppe, 3 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana, un Sampdoriano vero, un esempio di professionalità e attaccamento alla maglia. Mi sto ovviamente riferendo al nostro Luca Pellegrini, che Sampdorianews.net ha contattato in esclusiva per analizzare al meglio la vigilia della stracittadina:
Luca, da ex grande difensore come giudichi la metamorfosi della difesa blucerchiata: da bistrattata in estate a quella affidabile ammirata nel corso della stagione?

“Va sottolineato il passaggio da uno schema difensivo da 3 a 4, è cambiata completamente la metodologia di lavoro. Del Neri opta per un reparto molto alto, ad inizio campionato le difficoltà, peraltro previste, sono state ben camuffate dall’ottimo Castellazzi, autore di autentici miracoli, adesso invece il reparto ha trovato la giusta quadratura. Si sapeva che un periodo dai 4 ai 6 mesi sarebbe servito per affinare gli automatismi, ancora più facilitati dalla presenza dei medesimi titolari, giocano quasi sempre gli stessi, ciò ha facilitato il feeling tra i componenti del reparto. Apparentemente le difficoltà sono superate, la difesa si sta comportando piuttosto bene, poi sai benissimo che, nel calcio moderno, in fase di non possesso sono gli attaccanti i primi difensori”.

Passando da giocatore ad addetto ai lavori, come è cambiato il tuo modo di "vivere" il derby?

“Ora posso godermi lo spettacolo, il mio vantaggio, essendo più sportivo che tifoso, consiste nel vedere anche lo spettacolo con più serenità. Ovviamente sono blucerchiato dentro, ma non sono un tifoso inteso come estremista, è un atteggiamento che mi contraddistingue. Da giocatore non avevo il tempo di assaporare le coreografie, la bellezza del derby genovese, unico nel suo modo di essere. Ho vissuto anche quello di Torino, ma non si provano emozioni così tangibili”.

Quali sono i tuoi ricordi dei derby della lanterna?

“Il rammarico consiste nella perdita dell’imbattibilità nell’ultimo derby disputato, dopo 11 derby nei quali ho conosciuto soltanto vittorie, o pareggi. Col senno di poi ho barattato ben volentieri la sconfitta del derby con la conquista dello Scudetto, ne avrei scambiati tanti altri, vincere il Campionato equivale a vincerne 4 in un’altra piazza: eravamo soli contro tutti, la stampa era più di là che di qua, oltre alle considerazioni sullo scarso peso politico di Genova”.

Dopo le sconfitte subite nelle ultime tre stracittadine, con quale stato d’animo la Samp arriva al grande appuntamento?

“La frase che il derby sfugge ad ogni pronostico non è casuale. Penso ad esempio all’unico che ho perso: a quell’epoca il Genoa era allo sfascio, Bagnoli aveva contestato la Nord dopo una sconfitta rimediata in Coppa Italia contro la Roma soltanto quattro giorni prima, noi avevamo vinto a Cremona ed eravamo lanciatissimi. Di solito chi è favorito, difficilmente riesce a realizzare ciò che si augura sulla carta. Mi auguro che l’atteggiamento remissivo dell’ultimo derby consenta ai ragazzi blucerchiati, permettimi la considerazione, di giocare “da Genoa”, ovvero scendere in campo con il coltello tra i denti, abbandonando il fioretto, dando anima e sangue, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Il Genoa è quasi sempre stato dietro alla Samp, ma aveva la voglia di dimostrare di non essere inferiore”.

Anche in considerazione del difficile calendario che aspetta la Samp, l’eventuale vittoria del derby potrebbe lanciarla definitivamente come vera pretendente al quarto posto?

“Una vittoria nel derby incrementerebbe l’autostima, l’entusiasmo, la consapevolezza nei propri mezzi, ma la strada non sarebbe comunque in discesa. Tutte le prossime avversarie della Samp affronteranno l’impegno in modo molto agguerrito, bisogna compiere un passo per volta, vivere alla giornata, puntando al massimo risultato”.

I recenti torti arbitrali subiti, la consuetudine di parlare e sparlare male di Cassano, la scarsa considerazione verso Pazzini in ottica Mondiale. Che idea ti sei fatto della scarsa visibilità a tutela della Samp?

“Ci ho fatto il callo ormai, è una situazione che ho vissuto anche da calciatore. Genova, in senso lato, non ha nulla di superbo, non fa nulla per cambiare, fa di tutto per non essere considerata. Spesso il calcio è una realtà totalmente diversa dal mondo normale, ma fa comunque parte della mentalità conservatrice della città, abituata a non vedere oltre il proprio giardino, ad non espandersi, nonostante siano caratteristiche insite nel Dna di Genova”.

Spesso le stracittadine sono decise dai giocatori “meno pubblicizzati”. Su chi ti sentiresti di puntare come uomo derby blucerchiato?

“Per non voler essere scontato direi Palombo, o Gastaldello”.

Un saluto ai tuoi grandi estimatori e ai sempre più numerosi lettori di Sampdorianews.net.

“Tra me e i tifosi sampdoriani permane sempre un filo diretto. Ho la fortuna di seguire la Samp per lavoro su Dahlia Tv, sono spesso a bordo campo e vivo le emozioni trasmesse dal campo blucerchiato, sensazioni che altrove non si possono provare”.
|di Diego Anelli - Fonte: www.sampdorianews.net| - articolo letto 161 volte


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