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2010-04-08

Barcellona: il metro ideale per misurare la reale forza dell'Inter


Martedì 25 novembre 2009, Camp Nou, quinta giornata del Gruppo F, si gioca Barcellona-Inter, crocevia fondamentale di un girone equilibrato e pazzesco; per farsi un'idea di quanto questo gruppo sia stato pazzo e soggetto a variabili, basta guardare Dinamo Kiev-Inter; i nerazzurri con un piede e mezzo fuori dalla competizione sino al minuto 85, capovolgono la situazione con i gol di Milito e Sneijder e balzano, dall'ultimo posto, al primo della classifica, grazie al contemporaneo pareggio del Barça sul campo del Rubin Kazan. L'Inter dunque giunge in Catalogna con la possibilità di chiudere il discorso qualificazione e mettere in difficoltà quella degli azulgrana, che in quel periodo, stavano forse incontrando la fase calante della loro magnifica cavalcata. L'Inter ha tutto per fare bene ma si va a scontrare contro un muro, che seppur privo di Messi e dell'ex Ibrahimovic, annienta i sogni e le speranze nerazzurre. L'Inter di Mourinho appare sperduta, come mai la si era vista, nell'arco di quattro anni di dominio incontrastato e alla fine, lo 0-2 con le firme di Piqué e Pedro Rodriguez grazia in un certo senso un Inter troppo brutta per essere vera. Massimo Moratti, presidente nerazzurro con l'ombra scomoda di un padre trionfatore d'Europa, non ci sta. Sa infatti che il Barcellona è stato troppo anche per questa Inter che proprio in Europa non accenna a decollare; il patron si fa sentire striglia la squadra che si qualifica bene nella gara successiva a Milano con il Rubin Kazan, con un 2-0 firmato Eto'o e Balotelli.
La pausa di due mesi ha fatto riflettere l'Inter che nel frattempo in Italia comincia a girare forte con un mese di gennaio incredibile, arricchito da un derby vinto con forza, carattere e in nove uomini. I nerazzurri sanno che con il Chelsea è la gara della storia, la gara del cambiamento, la gara della svolta. Al termine di due grandi prestazioni a Milano e a Londra, con 3 gol segnati contro una squadra che ne aveva presi appena 4 in 6 partite, e con un solo gol al passivo contro una squadra, quella di Ancelotti, che ne aveva messi a segno la bellezza di 11 in 6 gare. L'Inter ha acquisito lo spirito e la mentalità europea che una squadra di livello alto deve avere. Una formalità dunque i Quarti; assistiti per un attimo dalla fortuna i nerazzurri pescano l'avversario meno quotato, il Cska di Mosca, che viene eliminato al termine di un'andata incredibile, nella quale il risultato è stato bugiardo e doveva essere più rotondo, e una gara di ritorno di assoluta gestione delle risorse.
Eccoci giunti così in semifinale, obiettivo minimo della stagione nerazzurra europea, ed il tabellone propone lo scontro tra coloro che sono state definite le migliori in Europa, il Barcellona, squadra immensa presa per mano da un fenomeno, Leo Messi, per il quale basta dire il nome e non aggiungere altro e l'Inter, squadra tosta in difesa e tremendamente concreta in avanti. Un'Inter che vuole essere come quel bel Barcellona che ammiriamo, nel gioco, nelle vittorie e nella gestione anche del club e delle risorse. Non c'è che dire, è una sfida affascinante, una finale anticipata in semifinale per motivi di tabellone, la semifinale più dura che, con grande probabilità, regalerà all'Europa la sua prossima regina. Il Barça ormai lo conosciamo tutti, squadra stellare, nella quale tutti i suoi interpreti sono gli imperatori della loro porzione di campo. Basti pensare ai vari Dani Alves, Puyol, Xavi ed Iniesta fino ad Ibra e Messi; un autentico carro armato pronto alla guerra che dall'altra parte troverà l'opposizione dell'armata nerazzurra. Le truppe agli ordini del generale Mourinho (uno dei migliori a detta di Pep Guardiola) sono pronte alla battaglia dell'anno, allo scontro massimo, memori di quel 25 novembre che aleggia nelle menti nerazzurre come un incubo. In ogni caso, vinca il migliore.
|di Alberto Casavecchia - Fonte: www.fcinternews.it| - articolo letto 144 volte


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