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2010-04-12

Siena come Livorno, ancora un Bari a metà: i tifosi non ci stanno


Quarantacinque minuti sull’altare, quarantacinque minuti nella polvere. Era successo a Livorno, quindici giorni orsono, è successo nuovamente in quel di Siena, sempre in Toscana. L’epilogo è stato differente, semplicemente perché a Livorno Ciccio Tavano, in pieno recupero, ci ha graziato spedendo sulla traversa il pallone della vittoria, a due passi da Gillet. Nel mezzo, c’è stata la gara al San Nicola contro la Roma. Per carità, nulla da rimproverare in quella gara ai ragazzi. E tra l’altro per una neopromossa, tabelle alla mano, un zero punti contro la Roma tra andata e ritorno, ci poteva tranquillamente stare. Nelle due gare disputate in Etruria, però, fanno rabbia, più che i punti persi, il modo ed il contesto in cui si sono lasciati per strada. Prendiamo ieri, ad esempio: dopo i primi tempi, la classifica di Serie A recitava: Napoli 48, Parma, Fiorentina e Bari 46, Genoa 45. Ovvero, tre punti di distacco dalla prossima avversaria di scena al San Nicola, un punto in più dei rossoblu che faranno visita ai galletti tra tre partite e pari punti con la squadra che chiuderà la stagione del Bari in casa. Tre scontri diretti, tutti col favore del pubblico, con la concreta possibilità di coronare, con un risultato incredibile, una stagione fantastica. Nonostante le assenze per infortunio (tante), il Bari, 45 minuti calcistici fa, era a pieno titolo in corsa per l’Europa League che nessuno vuol pronunciare, ma che il sottoscritto spudoratamente ha l’ardire addirittura di scrivere. E cosa succede? Succede che, come a Livorno (se non peggio), la ripresa biancorossa è irritante per il nulla prodotto. Se ci fosse un ipotetico Brunetta dei calciatori, i tredici protagonisti biancorossi che hanno calpestato l’erba del Montepaschi Arena nel secondo tempo, sarebbero bollati come “fannulloni” e forse più di uno rischierebbe il posto. Ci piacerebbe chiedere a Ventura come può, una squadra che si è sempre distinta per la grande applicazione, subire una tale involuzione nel breve volgere di un cambio di maglia e una bevuta di te caldo (o si trattava di camomilla?), in due gare pressoché consecutive, contro squadre che, con tutto il rispetto, non erano l’Inter e la Roma. E se lo chiedono i tanti tifosi sui forum, soprattutto coloro che, da inguaribili malati del tifo biancorosso, avevano in queste ultime settimane cavalcato il sogno europeo. C’è chi sfoga la sua ira sulla società, rea di non incentivare a dovere i calciatori, paga della salvezza acquisita con largo anticipo; altri, in maniera esagerata, parlano addirittura di complotto e di combine; qualcuno, rassegnatamente, ricorda che, da sempre, le motivazioni forti fanno la differenza; addirittura, qualche altro rievoca il fantasma di Tuta, la meteora brasiliana che condannò il Bari 1998-99, lanciato verso la zona UEFA, ad una inopinata sconfitta a Venezia. Alla fine, però, un filo logico unisce tutte le correnti di pensiero: anche ad obiettivi acquisiti, le partite vanno giocate dal primo al novantesimo. E l’atteggiamento dei giocatori in campo, nei secondi tempi delle due partite prese in esame, non è piaciuto alla quasi totalità dei tifosi. Adesso arriva il Napoli, storicamente rivale acerrima, che da sempre accende la fantasia dei tifosi baresi. I ragazzi di Ventura dovranno lasciarsi rapidamente alle spalle le ultime tre partite, ritrovando lo smalto della gara contro la Samp. Una vittoria contro Lavezzi e soci, riporterebbe il sorriso sui volti dei supporters biancorossi e farebbe dimenticare in fretta la delusione per le poco prolifiche trasferte toscane.
|di Mauro Solazzo - Fonte: www.tuttobari.com| - articolo letto 126 volte


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