Lampadina Edy. Come l’assistente Disney di Archimede Pitagorico (che però si chiama Edi con la “i”), Reja si inventa la mossa tattica decisiva dopo un’attenta osservazione dei fatti. Dopo il 2-0 del Bologna sembra non reagire, appare come impassibile. Ci si chiede dove sia finita la sua proverbiale grinta. Invece tira fuori dal tortiglione la scintilla giusta. Che però non è effimera, non brucia in fretta, perché dura per tutto l’arco dell’incontro. Dopo 38 minuti giocati sotto terra e senza idee, la Lazio vede la luce con l’ingresso di Tommaso Rocchi e il nuovo 4-3-3 e rimonta in maniera del tutto eroica una partita che già dopo 16 minuti sembrava ampiamente compromessa.
LA CHIAVE – L’ingresso in corsa di Tommaso Rocchi con conseguente ritocco del modulo, è il fattore che decide l’inerzia della partita a favore della Lazio. Coraggio, grinta ed ardore si accendono nel momento in cui la gara sembra segnata e la rimonta appare improbabile. La Lazio arriva così a giocarsi il derby contro la nuova capolista con una serenità ritrovata, con il pericolo Serie B che si allontana a 6 punti.
IL BOLOGNA – Nonostante le dichiarazioni della vigilia, Franco Colomba alla fine è costretto a mandare in campo un difensore in più. Zalayeta si ferma durante il riscaldamento, il tecnico rossoblu decide di optare per Santos (all’esordio in A) al centro della difesa e il modulo diventa il 4-4-1-1. E sarà proprio questa la benedizione iniziale della squadra emiliana che non deve stravolgere più di tanto strategie ed interpeti. Dopo il 2-0 confezionato in pochi minuti, il Bologna sfiora il tris con Santos, ma si siede dopo l’ingresso in campo di Rocchi. Reja cambia modulo e il Bologna rimane stregato. L’occasione del 3-3 capita sui piedi di Buscé all’80’, ma il giocatore rossoblu spara alto e non vede tre compagni liberi alle sue spalle.
LA LAZIO – Per la Lazio i tre difensori che avrebbe voluto schierare Colomba, sono ormai una prassi più che consolidata da quando è arrivato Reja (ma cambierà modulo due volte nel corso della gara). E a centrocampo, contrariamente a quanto si pensava alla vigilia, Brocchi va al centro al fianco di Ledesma e a destra gioca Biava (sacrificato Firmani). Con le novità dell’ultima ora è difficile per chiunque fare previsioni. Squadre corte, tabellino miseramente vuoto, la Roma va in vantaggio: gli elementi per il pareggio finale ci sono tutti sin da subito. Non la pensa così Guana che al 12’ scarica all’incrocio un grandissimo tiro da fuori area (secondo gol in 202 partite in A). L’errore però lo commette Biava che non riesce ad allontanare un pallone innocuo dall’area di rigore, favorendo così Modesto che serve l’accorrente numero 14 bolognese. Neanche Daniele Portanova (laziale doc, tanto che non esulta) è d’accordo con le agenzie di scommesse e segna di testa da calcio d’angolo il gol del 2-0 dopo soli 4 minuti (la difesa se lo dimentica all’idroscalo). Le iniziative più pericolose della Lazio si limitano ai tiri da fuori di Ledesma (pericoloso al 32’) e Zarate: negli ultimi 20 metri la squadra di Reja appare una creatura monca. Così al 38’ Reja decide di giocarsi la carta (diffidata ma necessaria) Rocchi e la squadra si dispone secondo un nuovo 4-3-3 (mai utilizzato finora dal tecnico friulano). Tre minuti dopo, il nuovo assetto dà quasi i suoi frutti quando Zarate si incunea nella difesa avversaria e colpisce il palo. È il preludio al gol di Mauri (3 in 31 gare) che, indisturbato, riaccende le speranze della Lazio: cross di Kolarov e per il centrocampista brianzolo si tratta di un rigore in movimento da piazzare all’incrocio.
La Lazio parte a mille nel secondo tempo, riprendendo da dove aveva chiuso i primi 45'. Nello spazio di 7 minuti, sia Zarate che Rocchi provano due volte a testa la conclusione verso la porta difesa da Viviano. Al 61’ l’ex portiere del Brescia si supera in tuffo su una pericolosa conclusione di Rocchi: è un assedio che porta i suoi frutti due minuti più tardi. Calcio di punizione battuto da Ledesma, Dias colpisce di testa, la palla incoccia sulla traversa, quindi Stendardo va in tap-in di testa e Floccari sporca la traiettoria a favore dello stesso Dias che a porta vuota pareggia i conti. Il brasiliano bacia lo stemma e segna il primo gol da quando è arrivato in Italia. Alla Lazio però non basta e cinque minuti dopo passa in vantaggio con Rocchi: Zarate buca la difesa bolognese, mette in mezzo, tacco di Brocchi ad eludere l’intervento degli avversari e Rocchi, pur colpendo male il pallone, lo deposita in rete (4° gol in 28 gare). Firmani ne fa…le spese e viene ammonito per eccesso di esultanza. Nel finale la Lazio si chiude e si affida alle ripartenze in contropiede dei suoi attaccanti (entra Cruz al posto di Floccari): Zarate si divora un’occasione clamorosa all’80’ per chiudere la partita (appoggiando per Mauri, forse ci sarebbe stata qualche possibilità in più). Negli ultimi due minuti, Reja richiama Rocchi ed inserisce Firmani, cambiando ancora una volta la disposizione tattica. È la seconda che azzecca in 50 minuti, anche se Firmani al 92’ non serve nessuno dei compagni liberi (ben 4) in contropiede. Finisce in trionfo, con il derby già negli occhi.
SETTORE OSPITI – I tifosi della Lazio, annunciati in 3.500 unità, sconfinano nella Curva adiacente e si fanno sentire nei primi dieci minuti. Quando il Bologna va sopra di due, lo sconforto si impossessa dei supporters biancazzurri che però riprendono vigore nel secondo tempo, prima e dopo il clamoroso sorpasso della squadra. La sensazione è che la partita si giochi più a Roma: se infatti la sconfitta dell’Atalanta è cosa buona per la classifica, la vittoria dei cugini no. Per fortuna che arriva il derby. |di Federico Farcomeni - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 136 volte