Maldini ha declinato l’invito. Ha risposto picche. Non giocherà le ultime partite di Campionato con il Milan come gli è stato chiesto espressamente dai plenipotenziari rossoneri. Galliani e Leonardo in primis. La “vendetta” è un piatto che si consuma freddo. Sarà Ambrosini a giocare centrale a Genova. Una vecchia idea di Galliani che va a concretizzarsi. La difesa è a pezzi. Maldini ha altro da fare. Tocca al Capitano caricarsi la squadra sulle spalle e darle coraggio. Sostegno. Spalle larghe. Spalle di chi sa cosa significa assumersi le proprie responsabilità ed è abituato a lottare. A soffrire. Nel rapporto tra Paolo Maldini e il Milan s’è incrinato qualcosa. Dispiace.
Il Milan dice addio ai sogni di gloria. Il pareggio interno contro il Catania è di quelli che lasciano il segno. Di quelli che non perdonano. Pesanti come macigni. La squadra ha sempre avuto dei limiti evidenti. Precisi. Limiti regolarmente palesati anche contro i siciliani. Il secondo posto sarebbe stato già un miracolo. Il terzo è un piazzamento buonissimo che va difeso con le unghie e con i denti. Il primo tempo contro il Catania è stato orrendo. Una sorta di film dell’orrore. Da dimenticare. Protagonista tra i protagonisti, Dida. Inguardabile. Insicuro e impacciato in ogni frangente. Basta che inquadrino lo specchio della porta e fanno gol. Incredibile. Più lo vediamo giocare, più ci risulta incomprensibile l’atteggiamento della Società e dell’allenatore di turno (ieri Ancelotti, oggi Leonardo) che si ostinano a farlo giocare sempre e comunque. Forse qualcuno l’avrà capito. Il miglior portiere del Milan gioca a Genova. Sponda blucerchiata. Si chiama Marco Storari. Per fortuna è in procinto di tornare.
Maxi Lopez ha fatto un figurone. E chi non lo farebbe con una difesa come la nostra? La media di due reti a partita è media da Borgorosso. Non da Milan. Ci stiamo convincendo che sia il centrocampo l’altra nota dolente di questa squadra. Una anomalia profonda, considerati i fuoriclasse che ne fanno parte. Pirlo, Seedorf, Ambrosini, lo stesso Flamini non si discutono. E’ il loro modo di giocare, la posizione amministrata in campo che ci lascia perplessi. Che non ci convince. Fossero dei ventenni obietteremmo meno. Ai giovani puoi chiedere corsa, pressing, impostazione della manovra. A gente di 30-34 anni suonati no. Da loro non puoi pretendere che cantino e portino la croce. Domenica dopo domenica. Partita dopo partita. Senza mai rifiatare. Senza mai riposare. Leonardo ha curato poco o nulla il turn over. Ora la squadra ne paga le conseguenze. Un dato di fatto: Ronaldinho è stanchissimo. Pirlo, Ambrosini e Seedorf pure.
Il progetto giovani stenta a decollare. In sede di calciomercato è stato fatto poco o nulla. Aver lanciato Abate, Thiago Silva, Borriello e Antonini non basta. Il ricorso ai senatori è stato eccessivo. Asfissiante. Nesta è stato sostituito da Favalli. Il che è quanto dire. Una scelta coraggiosa sarebbe stata la promozione di Michelangelo Albertazzi. Neanche a parlarne. A proposito di Favalli: sembra che la Società voglia prolungargli il contratto. Ancora un anno. Ove così fosse, anticipiamo sin da adesso il nostro dissenso. Il 4-2-4 è un modulo che può andare bene in certe partite e per certi avversari. Quando incontriamo squadre con un centrocampo ben organizzato e che si chiudono bene, facciamo fatica. La squadra si spacca in due tronconi e va in sofferenza. Le distanze tra i reparti non sono curate come sempre dovrebbe essere. Manca il miglior Rino Gattuso e si sente. Pressing, corsa e verticalizzazioni diventano lontani ricordi. Non è un bel vedere.
Leonardo è in bilico. Lui per primo non intende fugare i dubbi sul suo futuro. Le critiche continue di Berlusconi lo stanno spingendo a riflettere. Critiche pesanti. Critiche rivolte al modulo di gioco e all’intera filosofia calcistica dell’allenatore brasiliano. In Leo la voglia di andare via è tanta. Galliani temporeggia. Come al solito si trova tra due fuochi incrociati. Da un lato si affanna a confermare pubblicamente l’allenatore. Dall’altro sa bene che il parere della Proprietà è, da sempre, vincolante. Il nome di Marcello Lippi rimbalza giorno dopo giorno. Parecchio gettonato anche il duo tutto rossonero composto da Mauro Tassotti e da Filippo Galli. Amarcord. La verità è che tutto è tornato prepotentemente in discussione. Allenatore. Campagna acquisti. Programmi societari. Tutto. La volontà di puntare sui giovani trova riscontri isolati non soltanto nell’operato dell’allenatore, ma anche in quello dei dirigenti.
Mancini e Yepes non sono esattamente due ragazzini. Richiamare Astori magari per relegarlo in panchina alle spalle di Nesta, Bonera e chissà quanti altri, avrebbe poco senso. Quando la Società non prende posizioni repentine e ufficiali significa che le sorprese sono dietro l’angolo. Gli sforzi di Galliani, encomiabili, vengono quasi sempre superati dalle volontà complessive della Proprietà. Berlusconi dovrebbe dire cosa ne vuole fare di questa squadra. Se vuole potenziarla oppure no. Se vuole investire oppure no. Vincere senza spendere e senza acquistare campioni è impossibile. Il potenziamento del Vivaio ci trova d’accordo. Ma la prima squadra ha esigenze precise che non possono essere trascurate. Oggi come oggi non puoi competere con Inter, Barcellona, Real Madrid e le inglesi senza pianificare adeguatamente il futuro.
Però è anche vero che Berlusconi non ha proprio tutti i torti. Questo Milan avrebbe potuto fare molto ma molto di più. La sfortuna ha inciso. Gli infortuni di Nesta e Pato sono risultati determinanti. Decisivi. Il problema sta alle spalle dei titolari. Non abbiamo rincalzi validi. Affidabili. Sia in difesa che a centrocampo. In attacco va già meglio. Borriello è finalmente esploso. 13 reti e un lavoro eccezionale su tutto il fronte d’attacco. Huntelaar è forte e lo ha dimostrato. Va però impiegato nel suo ruolo. Non in quello di altri. Pato non si tocca. Navighiamo a vista. In attesa di conoscere il futuro di Leonardo e gli orientamenti societari. Però siamo terzi. Chi l’avrebbe mai detto? Terzi dopo una campagna estiva di indebolimento niente male. Terzi dopo aver venduto Kakà. Questo è merito dell’allenatore. Come è merito dell’allenatore la rinascita di Ronaldinho. Indiscutibile. Diamo a Leonardo quello che è di Leonardo. Il resto si vedrà. |di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 172 volte