Su e giù, giù e su. La carriera di Reja è stato un perenne yo-yo tra le Serie, un continuo peregrinare per l’Italia. Da Monselice a Cosenza passando per Napoli e Lecce.
Ma c’è stato un periodo della vita in cui il tecnico di Lucinico non ha smesso di salire, di arrampicarsi e di crescere. È stato tra il 2005 e il 2008, quando De Laurentiis ha deciso di affidargli il suo Napoli Soccer, ancora giovane e inesperto. Reja l’ha fatto crescere, l’ha plasmato a seconda delle sue esigenze e l’ha portato in poco tempo dalla terza serie del calcio italiano fino all’Europa. Come scrive Beppe Di Corrado nel suo libro (“Sopra la panca”), il punto di riferimento di Edy è lo Zoncolan, una delle più alte vette della Carnia. “Quella montagna l’ho fatta tutta in bici da ragazzo: è durissima, la più dura di tutte. E c’è sempre qualcuno alle spalle che non molla, diamine: sembra il campionato”. Una salita, la più dura di tutte. Come la missione che deve compiere il comandante Edy adesso che è alla Lazio. “Chi vive vicino alle Alpi non può sfidare una pendenza. Le sue squadre faticano, hanno alti e bassi, si riprendono, scattano […] Dicono che si impari da Edy. Che cosa? Il rispetto, il sapersi gestire, l’idea di non mollare. Se c’è un teorico della vittoria all’ultimo minuto adesso è lui, che vinse una decina di partite nel finale”. Adesso serve di salvare una stagione nel finale. Quattro finali per lasciarsi alle spalle quel qualcuno alle spalle che non molla. Quattro finali per conquistare la vetta e tornare a guardare tutti dall’alto. |di Federico Farcomeni - Fonte: www.lalaziosiamonoi.it| - articolo letto 171 volte