La sconfitta in terra doriana brucia. Tantissimo. Non certamente per lo scudetto ormai perso, ci mancherebbe. A quello non abbiamo mai creduto. Che se lo vinca chi se lo deve vincere. Purchè non sia l’Inter. Ovviamente. Quello che rode è il modo con cui questa sconfitta è maturata. Non meritavamo di perdere. Il pareggio sarebbe stato già un risultato stretto. Striminzito. Se Mancini nel primo tempo non si fosse divorato quella ghiottissima occasione solo soletto davanti alla porta sguarnita, a quest’ora commenteremmo probabilmente una partita diversa. Quella ciabattata in curva ha inciso. Eccome. Come ha inciso l’errore di Borriello, anche lui da solo davanti a Storari dopo una “galoppata” imponente. L’unico errore di Marco. Autore di una partita sontuosa. Stratosferica. Monumentale. Borriello ha vinto il duello a distanza con Pazzini. Gol a parte, il quattordicesimo, Marco s’è contraddistinto per il solito fondamentale lavoro a servizio della squadra. Pazzini ha toccato un solo pallone. Purtroppo quello del gol vittoria a recupero pressochè scaduto. Bonera ha lasciato il segno. In negativo. Non solo per il rigore procurato e poi realizzato da Cassano, ma soprattutto per aver lasciato la squadra in 10 contro 11 per quasi tutto il secondo tempo. Leonardo si è dovuto arrangiare inserendo Oddo al centro della difesa accanto a Thiago Silva. Oddo in marcatura su Pazzini. Roba da non credersi. E infatti Pazzini ci ha castigati in pieno recupero con un gol, udite, udite, di testa. Che sfiga. Per un pelo Dida non ha vissuto uno dei suoi soliti momenti di notorietà. Poco c’è mancato che buttasse lui stesso la palla in rete dopo averla maldestramente persa a seguito di un contatto in area. Un miracolo che l’abbia poi recuperata a pochi centimetri dalla linea bianca. Horror. Il Milan s’è presentato a Genova senza spina dorsale.
Le assenze di Nesta, Pato, Flamini e Pirlo si sono fatte sentire. A questo dobbiamo pure aggiungere le condizioni di Gattuso, da tempo l’ombra di se stesso, l’infortunio di Ambrosini a secondo tempo appena iniziato e la non ottimale condizione fisica di Bonera, ancora convalescente dopo un lungo stop. Uscito di scena Capitan Ambrosini, più che i rossoneri, sembravamo i rottoneri. A Palermo mancheranno Borriello, Bonera e, per l’appunto, Ambrosini. I quali andranno ad aggiungersi a Kaladze, Favalli, Onyewu e via dicendo. Siamo praticamente senza difesa. In piena emergenza. Torniamo a Marassi. L’approccio alla partita non è stato dei migliori. La vicenda Leonardo ha tenuto banco. Da un lato Galliani che ha proclamato “urbi e orbi” il suo strenuo impegno per convincere l’allenatore ad abbandonare i suoi propositi di fuga in Brasile. Dall’altro Leonardo che continua a trincerarsi dietro frasi a effetto per nascondere una decisione ormai presa. Andrà via a Campionato concluso. Il solito gioco delle parti. I soliti segreti di Pulcinella. Galliani gradirebbe fosse Leonardo ad assumersi la responsabilità della decisione maturata. Davanti a stampa e tifosi. Film già visti. E’ stato così per Sheva, Kakà e Ancelotti. Sarà così anche per Leonardo. Questo, almeno, è quello che si scorge tra le righe. Nel mezzo c’è una squadra da costruire e una stagione, la prossima, da pianificare.
Sono attesi cenni importanti dalla Fininvest. Leonardo o non Leonardo la squadra va potenziata. Neppure Tassotti e Filippo Galli accetterebbero di buon grado una stagione imperniata sul basso profilo. Men che meno Allegri, appena esonerato da Cellino. Situazione fluida. Magari troppo. Qualcosa ci fa pensare che il nuovo allenatore sia stato già selezionato. Scelto. “Benedetto” da Silvio Berlusconi in persona. A fine torneo la proclamazione. Proviamo a indovinare: Lippi sarà il nuovo Direttore dell’Area Tecnica. Ad Allegri o all’accoppiata Tassotti - Filippo Galli verrà affidato il compito di allenare la prima squadra. Paolo Maldini dovrebbe essere promosso dirigente. A lui i ruoli e le competenze che furono di Leonardo. Un po’ di pazienza e presto sapremo. Quello che è certo è che si va verso una forte rimodulazione dei Quadri Dirigenti. Quanto alla squadra, Albertazzi sarà aggregato al gruppo dei titolari. E’ in grado di giocare sia al centro che sulla fascia sinistra. Completerà il reparto con Astori e Yepes. In porta Storari sarà il secondo di Abbiati. Le novità sono attese a centrocampo e in attacco. Dalla squadra Primavera dovrebbe essere promosso anche il giovane Strasser. Un centrocampista incontrista niente male anche in fase d’appoggio. Poi servirebbe il brasiliano Hernanes. Un Pirlo con una vocazione più accentuata alla corsa. In attacco tutto dipende dalla conferma o meno di Pippo Inzaghi. Zigoni è pronto a prenderne il posto. Dispiace. Parecchio. Pippo è una bandiera. Un Totem. Il rinnovamento ha le sue regole. Ferree e crudeli.
La storiella di Leonardo diretto in Brasile per stare coi figli sembra soltanto uno specchietto per le allodole. La verità è che Leonardo va via non solo perché non regge più le critiche “presidenziali” ma anche perchè teme seriamente che la squadra non venga rafforzata come lui invece vorrebbe e auspicherebbe. Per lui sembra già pronto un posto di grande responsabilità in Brasile nell’ambito della organizzazione dei mondiali 2014. Quest’anno non gli hanno comprato nessuno. Anzi. Gli hanno tolto Gourcuff e Kakà e consegnato un Ronaldinho dato per bollito. Dinho, Dida, Oddo, Borriello, Abate, Antonini. Tutti recuperati. Tutti o quasi tutti rilanciati alla grande. Eppure a Leonardo sono piovute addosso critiche importanti. Come se gli avessero comprato 11 marziani e si fosse permesso di non vincere lo Scudetto o la Champions League. Siamo terzi. Miracoli d’altri tempi. Nel calcio la riconoscenza è merce rara. Come nella vita. |di Claudio D'Aleo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 189 volte