Mou, maestro del silenzio: perché nel calcio si vince sul campo
La più bella sconfitta di sempre. Una frase basta a spiegare in sintesi l'epilogo di una serata per cuori forti, in cui l'Inter ha dimostrato all'Europa intera che nel calcio, come nella vita, non si vince con le parole e gli stratagemmi, ma con il coraggio e l'impegno. Da veri uomini, prima che giocatori. E' stata un'Inter fantastica, quella che si è praticamente difesa dall'inizio alla fine contro un Barcellona estremamente fumoso, che non ha dato concretezza alla mole di proclami e minacce sparate attraverso tutti i canali possibili prima del match di ritorno. Spot tv, magliette, dichiarazioni di guerra, assedi da parte dei tifosi, infantili tentativi di disturbare la banda nerazzurra sin dal suo arrivo in Spagna. Tutto inutile, non basta questo per sfondare un muro di cuore e intensità, dove ogni mattone è votato al sacrificio, dove la vera gloria non è quella che ti ha portato lì e su cui è fin troppo facile cullarsi, ma è quella che ti aspetta più avanti. E' stata un'Inter encomiabile, eroica. In molti definiranno il suo gioco catenacciaro, Mou la chiama intensità difensiva.
La sostanza non cambia, in qualunque modo la si definisca: al Camp Nou serviva una prova di forza difensiva già dal fischio di inizio, poi con l'espulsone di Thiago Motta ogni velleità offensiva è andata inevitabilmente a farsi benedire. Sponda catalana si punta il dito contro il non gioco nerazzurro, ma chi lo dice ha la memoria corta. Solo 8 giorni prima quello che loro hanno definito 'non gioco' avrebbe potuto rispedirli a casa da Milano con una batosta ancora più storica di uno striminzito 3-1. Prima di parlare, bisognerebbe farsi un esame di coscienza, con la consapevolezza di non essere riusciti a portare a casa una vittoria che sembrava a dir poco scontata alla luce della superiorità numerica. Messi e compagni si sono limitati a tenere il pallone, quel 'tichitacatichitaca' come lo ha definito Mourinho, ma nulla più. Alzi la mano chi riesce a superare le dita della propria mano contando le occasioni da gol nitide dei catalani. Per una squadra che doveva farne almeno quattro ai nerazzurri, in base ai proclami della settimana precedente, sembra un po' pochino.
Nella ripresa, poi, la monotonia imposta dall'Inter alla partita è stata spezzata solo da un episodio frutto del nulla, o meglio di una svista del guardalinee. Solo allora sono arrivati i primi attacchi cardiaci ai tifosi sul posto e a casa, davanti alla tv. Niente remontada, dunque, nessuna pelle è stata venduta a caro prezzo. In Catalogna è arrivato il momento delle riflessioni, forse in campo i giocatori avevano poche energie, alla luce di quelle spese caricando l'ambiente. Il silenzio assordante proveninte da Milano, interrotto solo dalla conferenza stampa pre-gara, è risultato la tattica vincente. E anche questo è merito di Mourinho, maestro nel cosruire una squadra unita, un gruppo inscalfibile neanche dall'interno, figuriamoci dall'esterno. La fame ha prevalso sulla boria e la presunzione, Madrid aspetta le due squadre che più hanno dimostrato di meritarsi questa definizione. Ed è giusto così, alla faccia di chi non è contento. |di Fabio Costantino - Fonte: www.fcinternews.it| - articolo letto 170 volte