Difficile parlare di tattica al termine della semifinale di ritorno tra Barcellona e Inter, che ha consegnato ai nerazzurri il pass per la tanto agognata finale di Madrid. Più che di quell'aspetto verrebbero in mente termini come "cuore", "orgoglio" e "personalità", che però nessuno, anzalizzando oggettivamente una partita, utilizzerebbe. Beh, noi partiamo proprio dalla grande applicazione e sacrificio di tutti i nerazzurri, che hanno svolto il loro compito in maniera perfetta: solo con una squadra che si sacrifica, lo ha ricordato Josè Mourinho parlando degli attaccanti, si possono fare grandi cose, e l'Inter di quest'anno ha qualcosa in più di quelle passate anche da questo punto di vista.
Ecco, comunque, i soliti tre aspetti:
Ordine - Squadra perfettamente quadrata, anche in inferiorità numerica, disposta su due linee strette e compatte. Parola d'ordine: lasciare spazio al Barcellona sulle fasce, ma impedire, di fatto, le percussioni centrali e i famigerati "tagli" degli esterni blaugrana. Risultato? Manovra lenta ed imbottigliata: il pallone, per ricetta di Guardiola, deve passare per forza dai piedi di Xavi, ma se i compagni non lo aiutano a velocizzare con il loro movimento, il gioco diventa prevedibile e statico.
Messi - Il talento argentino è stato "ingabbiato": non nel senso di aver predisposto una marcatura "ad personam", quanto per avergli tolto spazio dalla trequarti in su. Il numero 10 blaugrana si è spesso scontrato contro un "muro" (Samuel), ma prima ancora del difensore argentino se l'è spesso vista col connazionale Cambiasso, autore della solita, incredibile partita: Messi si è quindi intestardito nel tentare le percussioni personali o adeguandosi al lento giropalla dei compagni, risultando pericoloso solo col tiro respinto da Julio Cesar e con la splendida imbeccata per Bojan, che si è divorato il possibile 1-0.
Milito&Eto'o - Trovateli voi, due giocatori così: difficile vedere attaccanti umili al punto di giocare in due ruoli contemporaneamente (Milito ha fatto l'esterno destro difensivo per poi andare a riposizionarsi al centro dell'attacco quando J.Cesar rinviava) o che mettono da parte il loro essere stati capocannonieri in Spagna (Eto'o, ormai esterno d'attacco al 100%) per il bene della squadra. E qui ritorniamo all'inizio del pezzo: solo col sacrificio, con il cuore e con la personalità si può costruire qualcosa di grande. L'Inter lo sta facendo. |di Damiano Reverberi - Fonte: www.fcinternews.it| - articolo letto 160 volte