Per la leggenda bisognerà attendere ancora l’esito dell’ultimo atto, ma di certo l’Inter di Mourinho (paternità più che mai opportuna da attribuirle) ha già tracciato un solco lunga la centenaria storia, che in breve potrà essere rinverdita. Prima però torniamo al presente, ovvero sulla roboante ed epocale impresa dei nerazzurri, in grado in 10 contro 11 di resistere nel tempio del calcio (Camp Nou) all’assalto (seppur timido, in verità) dei campioni del Mondo del Barcellona, soffrendo solo nel finale a causa di un gol irregolare di Keita, inficiato da fuorigioco. Un’Inter che ha scelto una tattica discutibile ma per certi versi essenziale per uscire indenne dalla sfida, complicatasi maledettamente sin dalla prima mezz’ora di gioco a causa della discutibile espulsione comminata a Thiago Motta. Da quel momento il canovaccio già a senso unico in favore degli iberici sarebbe risultato esasperato per l’intera partita. Tuttavia, pur senza mai tirare in porta, rimanendo rintanati nella propria area (ricordando la resistenza del Piave durante la Grande Guerra), gli uomini di “Mou” sono riusciti a limitare i danni, portando a casa la storica qualificazione alla finale di Champions League che mancava in casa Inter dal lontanissimo 1972, quando ci si arrese all’Ajax di Crujff. Va dunque reso merito al grande Mourinho, capace di riconvertire una compagine da tempo avulsa dalla grande Europa. Ma allo stesso tempo non si possono dimenticare giocatori che rispondono ai nomi di Julio Cesar (il miglior portiere della storia della Benemata), Maicon (cursore da leggenda), capitan Zanetti (inossidabile!), Lucio, Samuel (the wall, il muro), Stankovic, Cambiasso, Eto’o, Milito & c. Il 22 maggio, in uno stadio che si presta a scenari idilliaci, al Bernabeu di Madrid, la storia potrà trasfiguare in leggenda, Bayern Monaco permettendo.
Ecco il commento a fine gara di Mourinho: "Una squadra di eroi, una squadra dove tutti hanno lasciato il sangue. Gli altri parlavano di lasciare la pelle, noi abbiamo lasciato il sangue - prima di aggiungere - è stata la sconfitta più bella della mia vita". Mou aggiunge: “Pensavo di aver toccato il massimo dell'empatia con i tifosi del Chelsea, ma con quelli dell'Inter è ancora di più. Sono innamorato dell'Inter e di questi tifosi, non del calcio italiano: lo rispetto, ma non lo amo". |di Albertosig - Fonte: www.calciomagazine.net| - articolo letto 163 volte