Delusione incontrollabile: il sentimento comune dei tifosi milanisti non può che essere questo, all'indomani della qualificazione alla prima finale degli ultimi 38 anni di storia del Calcio, dei loro dirimpettai nerazzurri. Uno di quegli eventi che la maggioranza dei milanisti pensavano di non dover affrontare mai, si è invece materializzato ed il destino ha voluto che ciò accadesse in un momento piuttosto delicato, per usare un eufemismo, per il futuro rossonero: chissà però che un eventuale trionfo dell'Inter (a cui faccio gli auguri, in vista del 22) non vada a toccare in maniera violenta l'amor proprio di un Presidente di cui oggi il Milan necessita indispensaibilmente. Pur sposando a pieno la filosofia by Marina Berlusconi, ovvero quella di non investire più in un carrozzone a perdere come il calcio, non posso fare a meno di sottolineare una contraddizione forte nella gestione da parte dell'azionista di maggioranza Fininvest: la volontà di dare un taglio "aziendale" al Milan, mettendola in condizione di bastare a sé stesso per intenderci, non può essere applicato in maniera parziale ed inefficace. C'è una società con gravi perdite da razionalizzare, dovute ai mancati introiti sportivi (leggi fallimenti) e soprattutto all'esagerate spese? Che qualcuno ne risponda in prima persona, in maniera gerarchica, dall'alto verso il basso. I sette nomi per tornare grandi allora non sono sette acquisti impensabili, né sette consigli dai mercati di tutto il mondo: sono riflessioni misurate su una situazione che da troppo a lungo va trascinandosi. Il primo nome è quello di un direttore sportivo: se fosse quello di Ariedo Braida meglio ancora per una questione di continuità, ma a patto che sia il Braida di una volta, dirigente brillante e competente, non quello immobile degli ultimi tempi. E' impensabile che a scegliere i giocatori ci sia, in grande percentuale decisionale, Adriano Galliani, a mio parere il dirigente numero 1 d'Europa per quanto riguarda il lato manageriale di una società di calcio, ma che non può sdoppiarsi anche nella funzione di ds: se Galliani è il Giraudo del Milan, dov'è il Moggi? I cinque nomi fondamentali per un mercato felice invece, sono in uscita: il bilancio del Milan ha bisogno, per tornare accettabile, di liberarsi di zavorre contrattuali importanti, specie se abbinati al loro relativo apporto in campo. Abbiati, Dida, Oddo, Zambrotta, Jankulovski, Kaladze, Gattuso, Ambrosini, Flamini, Inzaghi hanno, chi per motivi puramente di ingaggio (come il francese, che guadagna quasi quanto Essien), chi per cause anagrafiche o semplicemente di inadeguatezza tecnica, un posto difficile in una società che necessita di rifondare e rinforzarsi: chiaramente inattuabile un ricambio totale dei dieci suddetti, forse basterebbe ripartire dalla cessione di un 50% di questi. Con il risparmio lordo sugli ingaggi, si può avere maggior margine in questo e soprattutto nel prossimo mercato, specie considerando che alcuni di questi sono giocatori ormai finiti ai margini della rosa e rimpiazzabili con giovani primavera o scommesse di secondo piano. Infine il settimo colpo, è quello più sensazionale: recuperare un fuoriclasse ormai perduto, l'unico insostituibile fino a prova contraria. Il Presidente, che non può limitarsi a bacchettate spesso sconnesse e fuoriluogo, ma deve riprendere possesso di una sua creatura che, oggi come mai in 24 anni forse, ha bisogno di lui: se l'amore c'è ancora, come garantiscono in molti, allora adesso è veramente il momento di dimostrarlo. |di Francesco Letizia - Fonte: www.tuttomercatoweb.com| - articolo letto 227 volte