In casa Juve è tempo di addii. Che si tratti di commiati, allontanamenti o separazioni poco cambia. Dopo l’1-1 al Massimino contro gli etnei, di fatto in Corso Galfer tira aria di saluti e partenze.
In primis, addio alla Champions: la matematica esclusione dall'Europa che conta è ora realtà. A due giornate dal termine di un infaustocampionato, l’adusta quanto permutabile formazione bianconera (vertici inclusi) non centra l’obiettivo ”minimo” stagionale, salutandoinoltre il lauto totale riservato ai team che aspirano alle grandi orecchie d’Europa.
Il fallimento dell’obiettivo -quarto posto- corrisponde anche alla scontata partenza di mister Zac. Il traghettatore dichiarato post Ferrara non è riuscito a mettere in difficoltà eventuale coloro che della Signora tirano i fili, che di idee confuse di certo non palesano scarsità.
Il campionato italiano è in dirittura di arrivo e all’ombra della Mole sono lustri che non si assiste ad un simile triste spettacolo. Per cercare qualche similitudine bisogna scomodare il popolare quanto deprezzato mister Maifredi e la rimembrata gestione Montezemolo del 1990/91 che portò la Juventus al settimo posto, piazzamento che valse l’esclusione dall’allora Coppa Uefa, ora chiamata Europa League.
Altro nome, altro blasone ma anche altra formula: ad oggi, i 55 punti che i bianconeri hanno guadagnato nel corso della stagione valgono il settimo posto. Tradotto nel volgo calcistico contemporaneo significa preliminari dell’Europa ”più piccina”.
Più partite, preparazione anticipata (a Pinzolo già il primo luglio, in pieno Mondiale) e vacanze a rischio, altro possibile congedo per i restanti agli ordini del neo-presidente Agnelli.
Infatti la penuria di soddisfazioni di questa stagione lascia presagire una radicale rifondazione, pressocchè totale, promessa dal rampollo Andrea dalle nobili generalità. Indi per cui, addii inevitabili per molti giocatori, da quelli datati alle grandi promesse estive fallite.
In attesa di conoscere chi guiderà, ma soprattutto ”cosa” verrà guidato la prossima stagione, c’è chi fa il mea culpa e chi tira i bilanci di fine annata, con un occhio sulla Manica, un pensiero al nuovo stadio ed il cuore verso il cielo. Dopotutto la speranza, si sa, è sempre l’ultima a morire. Soprattutto per una ”nobile” Signora. |di Marco Spadavecchia - Fonte: www.nerosubiancoweb.com| - articolo letto 136 volte