Un tiro, perché un tiro solo s’è visto. Mancino non sol perché sganciato col sinistro, e che sinistro, ma in senso lato è un vero e proprio cataclisma, almeno per Mandorlini ed i suoi uomini, più per Mandorlini che per i suoi uomini, il mondo che crolla addosso, la panchina che ondeggia ormai ebbra. Non tanto paura di vincere, ad avere la meglio è la voglia di pareggiare del Catania.
Dobbiamo nasconderci? Che utilità porterebbe? Due punti strappati al Siena, uno guadagnato, meritato, per averci creduto fino all’ultimo. Bicchiere riempito a mezza tacca, ma che disseta più d’una intera bottiglia. Perdi quando non meriti, vinci quando meriterebbero di più gli avversari, è la legge del calcio che prende, toglie e dà. Va bene al Catania. Stavolta va benissimo.
Biasimare Baldini, facile, decidiamo di non farlo. Anche se la formazione del primo tempo non starebbe in piedi né in cielo né in terra, né con le ali e nemmeno con le stampelle. Errori gravi in concorso di colpa, tecnico e giocatori. Fare remissivo, arroccati in un 4-4-2 inedito che alla gara chiede solo il punto. Snaturato il modulo collaudato, snaturato l’atteggiamento della squadra e dei singoli giocatori, spesati ed incalzati dagli avversari. Linea mediana come fosse un corpo inerte, abulica, semovente, scoordinata, perforata finanche irrisa quando Locatelli prende e va, entra in area, bussa: “dolcetto o scherzetto?”, rigore. Dolcetto. Lo scherzetto fortuna che a farlo è Polito, bravo ad intuire l’angolo di calcio di Maccarone, il resto lo fa il “passaggio” dell’attaccante senese.
Pochi giorni per scegliere gli uomini migliori. Una tegola come il forfait di Mascara. L’assenza di un baluardo difensivo come Terlizzi ed anche di un elemento valido sulla destra. Il Silvestri di oggi è ben lungi da quello acclamato in allenamento. Disastroso, dal primo all’ultimo minuto la fascia destra è pubblico dominio senese, si fa quel che si vuole, come e quando. De Ceglie entra in campo, capisce subito, segna da lì. Tutto facile.
In controtendenza. Perché a sbagliare si è umani. Ad ammettere d’aver sbagliato si è uomini. Il coraggio delle proprie azioni Baldini ce l’ha, recita il <>. Sette minuti dall’inizio del primo tempo ed i cambi sono già andati esauriti. Dentro Edusei, Tedesco, Morimoto, obiettivo irrobustire il centrocampo dando alternative e spessore in avanti, terra prima di nessuno, col solo Martinez a cavar fuori da cilindro chissà quale magia, e Spinesi col viso dell’ “orfanello” che veramente può poco quando nessuno lo cerca. Nemmeno per sbaglio.
Fotografia del momento: E’ il bomber l’unico a chiudere sullo scatenato Locatelli, e nel secondo tempo lo si vede sbalestrare un pallone in avanti dalla propria linea di fondo. Stovini invece si materializza improvvisamente sulla linea difensiva avversaria, non è crisi d’identità, era crisi di gioco.
Fuori Sabato, Biagianti, Izco. Criticare sarebbe ingeneroso, il loro momento no, ed è proprio no, è una somma di fattori non totalmente dipendenti da proprie colpe. Copertura e corsa zero, ma soluzioni offensive altrettanto nulle, la palla tra i piedi, passarla a chi se davanti c’è un solco di 40 metri dal proprio baluardo?
Più compatta, più esperta. Baldini si affida agli uomini della vecchia guardia, la mediana ne trae giovamento, ma è contromisura che non inverte il moto ormai inarrestabile della gara, lo rallenta, ma l’inesorabile ha da accadere. Accade. Ed è allora, solo allora che tutto acquista un senso. Il goal senese rimette al centro il pallone come l’equilibrio, bravo il Catania a far leva sul gruppo, sulle forze residue, sull’imponderabile che nel calcio aiuta più che chi merita chi sa come chiedere.
Vargas riscatta una partita mediocre, ai limiti della tollerabilità, bollino giallo che è quasi rosso, doppi sensi. Che caratterino Morimoto, in quei sei lunghissimi minuti che dividono il Catania da un punto cercato, ma ottenuto per vie tutt’altro che pianificate, anzi recondite. Pochi calcoli, si possono cambiare uomini, ma non lo spirito della squadra. Vorrà forse significar questo il pareggio di Siena.
Dicono, quel che non ammazza rende più forte. È Baldini che impara a conoscere non solo il suo Catania, ma anche i momenti che il suo Catania ha. Normale rodaggio e controindicazioni. Merita lui, come merita la squadra, oggi però merita anche una tiratina d’orecchi, affettuosa. Sesto riusltato utile consecutivo. Record. E’ andata bene, benone, benissimo|di Marco di Mauro - Fonte: www.mondocatania.com|. - articolo letto 113 volte