Quando un errore diventa micidiale, quando due minuti diventano fondamentali, decisivi, essenziali per la posta in palio, alta e importante per due “provinciali” in zona Uefa.
Si racchiude tra il dodicesimo e il quattordicesimo minuto del secondo tempo la storia di Catania – Atalanta: due distrazioni, due volte Langella, due goal subiti. Un numero negativo, almeno oggi, due anche i minuti tra la prima e la seconda rete, entrambe evitabili, entrambe provenienti dalla sinistra d’attacco avversaria, lì dove Baldini aveva appena inserito Gazzola al posto di un acciaccato Silvestri.
Sarà casualità, ma l’Atalanta ha trovato proprio sulle fasce il punto di forza, in fase difensiva così come in quella offensiva: Silvestri di corsa non ne ha tanta, Gazzola manca di esperienza, Vargas è bloccato, il mister non gli raccomanda altro di non spingere troppo, su di lui c’è Ferreira Pinto, velocissimo e abilissimo nell’uno contro uno.
E poi la difesa, Sottil non è Terlizzi, più che per le qualità manca di ritmo partita, difficile da trovare per uno che ha fatto della panchina il suo ruolo naturale quest’anno, vuoi la concorrenza, vuoi l’età che avanza inesorabile, rendendo faticosa la permanenza nel calcio che conta, quello della massima serie.
Il centrocampo gira solo in parte, l’assenza di Edusei pesa come un macigno sul bilancio della prestazione in linea mediana. Singolarmente i tre schierati dal mister non sono sicuramente da quattro in pagella, anzi, si disimpegnano bene e rendono apprezzabili alcune giocate, facendo però mancare quel “tappo” che chiude ogni strada agli avversari, compromettendo così l’impostazione, nonostante la fatica per supplire a quell’uomo in meno sia tanta e aumenti sempre più.
Arriviamo all’attacco, unica nota positiva. Spinesi torna a segnare, nel modo migliore, con uno splendido tiro imparabile per Coppola. Goal inutile alla squadra, utile per lui, umile come sempre, bravo a non esaltarsi e a guardare al bene collettivo: “Preferivo vincere e rinunciare alla mia rete” dichiarerà a fine partita. Nonostante si sia sbloccato, l’appoggio al numero 24 etneo continua a mancare, spesso complice i fraseggi sbagliati a centrocampo, i dribbling esagerati ed esasperati di Martinez e l’intesa non proprio perfetta, da acquisire nel tempo.
L’altro e penultimo elemento positivo è il ritorno di Colucci, in un ruolo sicuramente non suo tanto da far scattare il paragone con Pirlo a fine gara nella mix zone, non per le attitudini ma per la posizione tenuta. Lui sorride, sembra non essere contento della partita fatta, nonostante mostri soddisfazione per essere entrato, e commenta: “siamo pagati per seguire le indicazioni del mister”. Una risposta secca, giusta, tesa a placare ogni accenno di polemica, da gran signore.
Infine l’applauso più grande va a loro, i 16.000 del Massimino: unici, straordinari nell’applaudire sempre, anche quando i risultati sembrano non arrivare. Il colore che manca nelle curve diventa calore in un pomeriggio fresco, minacciante pioggia ad un certo punto del match, come da previsioni meteorologiche.
A Torino si dovrà ripartire, da verificare le condizioni degli acciaccati Silvestri e Tedesco e degli infortunati Sardo, Terlizzi ed Edusei. Assenze pesanti oggi, da non riproporre (si spera) all’Olimpico, confidando in un arbitro migliore, che riesca a fischiare bene e non solo a richiesta come fatto oggi da Pierpaoli|di Fabio Alibrio - Fonte: www.mondocatania.com|. - articolo letto 115 volte