Un punto. Tanto basta al Catania e ai suoi tifosi per essere contenti.
Un pari. Sperato quanto voluto, da tutti, uomini in campo in primis: saper soffrire, l’emblema di un match chiaramente giocato per ottenere il risultato ottenuto, per migliorarsi, pian piano, gradualmente, a piccoli passi.
Nel risultato così come nel gioco, espresso a tratti, sia nel bene che nel male, nelle conclusioni pericolose rossazzurre e avversarie, in alternanza, così come le prestazioni dei singoli, non continue.
Si parte in difficoltà, Stefanini ci mette del suo, assegna un rigore ai padroni di casa che solo lui, anzi l’arbitro no, ma il suo assistente vede; già, perché fischiato dopo almeno dieci secondi per un presunto fallo di mano di Stovini. Il tocco c’è, non lo si può negare, la volontarietà no, senza dubbio, senza poter attribuire la scelta all’interpretazione del direttore di gara.
Doni tira, Polito para. La giustizia trionfa.
Di rigori Stefanini ne negherà uno ai rossazzurri, su Pià. Passi questo, passi anche il fatto che il Catania i problemi ama crearseli: palla lunga alla ricerca del colpo di testa in avanti, per chi?Spinesi non c’è, Mascara è sovrastato dagli avversari, il primo tempo scivola così, creando poco, quasi nulla.
Al contrario dell’Atalanta che di brividi al Catania ne fa correre diversi, almeno tre: penalty a parte, è Floccari il più pericoloso tra i nerazzurri, prima con un tiro dalla distanza finito di poco sul fondo, poi, con un gran bel gesto tecnico, costringe Polito ad una parata complessa, anche d’istinto, su una mezza rovesciata.
Finisce 0-0 il primo tempo, risultato identico si vedrà a fine gara, il gioco cambia però, in meglio, così come le conclusioni, in aumento.
A provarci è Colucci, tiro dalla distanza parato dal portiere avversario; intervento non facile, all’incrocio, efficace, che dà morale ai rossazzurri. Andrà vicino alla rete Spinesi (subentrato a Pià nel corso della ripresa, ndr), palla fuori di poco, alta sopra la traversa.
Sembrerebbe un secondo tempo perfetto, esemplare. Così non è, il Catania è ordinato sì, ma disattento, Vargas su tutti: troppi errori per il peruviano, uno quasi decisivo, non fosse che Ferreira Pinto il piede sembra averlo storto, calciando fuori da due passi. Una prova quella del numero 7 rossazzurro da definire sotto la sufficienza, ma generosa: il fisico non è al massimo, la voglia di fare sì, due cose che vanno spesso e volentieri in contrapposizione, quandole gambe non seguono ciò che la testa vuol fare, in virtù di tre partite in appena sei giorni e della botta presa contro il Siena, tanto da mettere in discussione la partecipazione alla gara odierna.
Nove sconfitte consecutive in trasferta erano troppe, bisognava reagire; i rossazzurri l’hanno fatto, si dovrà dare continuità, a partire già domenica prossima, col Torino, in un match essenziale per la lotta salvezza con la quale, senza sognare e restando con i piedi per terra, si dovrà convivere fino in fondo, soffrendo e sostenendo allo stesso tempo. Lo sanno i giocatori, se ne convincano i tifosi|di Fabio Alibrio - Fonte: www.mondocatania.com|. - articolo letto 174 volte