Dovevano essere tre punti, ne sono arrivati zero.
Prestazione a parte, parla la classifica: quartultimo posto e due incontri difficili. Bisognerà lottare ancora, senza mollare, fino all’ultimo minuto.
Ma facciamo un flashback, prima di proiettarci alle prossime gare andiamo ad analizzare quella appena trascorsa, traendone le considerazioni opportune, per sperare, ancora, per stare con la squadra.
Pronti – via ed il Catania mette cuore e gambe. Al 100%.
Tanti cross, diverse conclusioni, a mancare è soltanto la concretezza.
Strepitoso Vargas sulla fascia, parecchie le incursioni sulla sinistra del peruviano; Colucci sembra ispirato, più volte arriva alla conclusione dalla distanza, mettendo i brividi a Campagnolo da oltre trenta metri.
Dall’altro lato la Reggina, tanta difesa e poco attacco. Lo si vede già alla lettura delle formazioni, nel prepartita: dietro Orlandi gioca con quattro uomini passando il centrocampo a tre, in avanti confermato il trio Cozza – Brienza – Amoruso, con i primi due in appoggio all’ultimo. Ne esce una prima frazione dove i calabri pensano più a non prenderle; eppure il goal lo fanno nell’unica vera occasione: è il 40’, Cozza crossa dalla sinistra, Amoruso si ritrova, complice la disattenzione difensiva rossazzurra, solo davanti a Polito. E’ goal, il portiere etneo non può nulla. Si va al riposo sull’1-0, applaudendo i ragazzi in campo, fischiando l’arbitro.
Rocchi vede bene alla mezzora l’uscita avventata di Campagnolo su Mascara: guarda il quarto uomo, presumiamo riceva un “boh!”, lascia correre, il pubblico esplode. Palla o giocatore? Sembra più la prima. Un episodio decisivo che, sullo 0-0, avrebbe potuto cambiare la gara e non solo per il penalty: sarebbe stato fallo da ultimo uomo, Reggina in inferiorità numerica e con il portiere di riserva. Ed invece dobbiamo dire grazie all'arbitro per non aver ammonito Mascara.
Episodio questo che è solo il primo di una lunga serie: conclusioni sbagliate, passaggi e cross sballati, mai presi dai compagni.
A mancare sono state la concretezza, non c’è dubbio e, non spaventiamoci a dirlo, la fortuna: se il tiro di Sardo sarebbe entrato, se Morimoto fosse riuscito a dare la spinta in più a quel pallone salvato sulla linea, se non fosse stato commesso quell’ingenuo fallo di rigore che è costato il 2-0, se nell’occasione appena descritta il pallone fosse stato tornato alla difesa avversaria anziché al centrocampo, se il goal rossazzurro non fosse arrivato a tempo ormai scaduto, se Vargas avesse azzeccato l’ultima punizione.
Sarebbe, avrebbe, fosse, se... Come dicono i saggi “La storia non si fa né con i sé né con i ma”.
E allora guardiamo la realtà, affrontiamola. Non facciamo tanti calcoli, pensiamo a vincere perché, se proprio la matematica vogliamo chiamare in causa, dobbiamo essere consapevoli che facendo sei punti si è salvi, indipendentemente dagli altri. |di Fabio Alibrio - Fonte: www.mondocatania.com| - articolo letto 121 volte