Gilardino ''Devo tanto a Prandelli, qui sono rinato''
Era la prima in casa, era la Partita, era messa male ed il Franchi stava già cominciando a non crederci più. Ci voleva la zampata, il colpo del giocatore più di tutti abituato a calcare palcoscenici importanti, a confrontarsi con le grandi del calcio italiano ed europeo.
Alberto Gilardino non ha tradito, ha salvato una partita che stava scivolando via quasi per inerzia e che avrebbe costretto la Fiorentina a due settimane difficili. Ci ha messo 88 minuti a far esplodere il Franchi ma quando ha superato Buffon con un tiro tanto preciso quanto micidiale ha siglato il suo patto con Firenze: insieme per grandi traguardi.
Lo capirà, il Gila, quanto conta segnare alla Juventus (in questo modo poi), lo ha già visto uscendo dal campo perché gli applausi erano tutti per lui. Si è preso la scena come solo i grandi di questo sport sanno fare. Nel momento più difficile è l'istinto a regalare qualcosa in più. Quello che sembrava aver smarrito, come se si potesse cancellare dal Dna. In maglia viola era arrivato per ritrovarsi e il gol segnato alla Juventus è di quelli che aiutano, da subito, ad imboccare la giusta strada. Anche perché, poco prima, aveva avuto la grande occasione, era riuscito anche a saltare il suo compagno di Nazionale Buffon, ma non aveva trovato il tempo per battere a rete.
E allora rieccoli i fantasmi di Milano che saranno tornati in mente al Gila, mentre continuava a battersi su tutti i palloni. Poi la zampata per scacciarli definitivamente (quei maledetti fantasmi) ed una volta per tutte. Un gol lo aveva già segnato contro lo Slavia, aveva regalato una trasferta tranquilla in terra ceca. Ma ieri sera è stata tutta un'altra cosa. È nel campionato italiano che l'attaccante di Biella era diventato grande, sotto la regia di Cesare Prandelli. Ed era nel campionato italiano che si era smarrito, insieme ad un Milan in caduta libera. Sono bastati due mesi di lavoro con il suo mentore per tornare a sorridere. Prandelli lo aveva bacchettato nelle prime uscite amichevoli. Non lo riconosceva più, così lontano dal gioco e dai suoi colpi vincenti. Il tecnico ha così deciso di costruirgli la squadra intorno, come quando ha capito di dovergli regalare un appoggio, inserendo prima Jovetic e poi Pazzini. E proprio con il Pazzo ha cominciato a dialogare da subito. E nelle prime parole del dopo partita c'è stato anche spazio per il compagno di reparto: «Sto bene fisicamente e psicologicamente. Sento la fiducia da parte di tutti, quella del pubblico e del gruppo. Per me questo è importantissimo. Peccato soltanto per le occasioni perse. Se nel primo tempo avessimo insistito di più avremmo anche vinto la partita. Prandelli per me è importantissimo, mi ha cresciuto ai tempi di Parma e ora l'ho ritrovato. Abbiamo un attacco con elementi intercambiabili, con diverse qualità. Quando è entrato Pazzini abbiamo dimostrato di poter giocare insieme, pur avendo qualità differenti. Lui ha fatto benissimo e mi ha dato la palla del gol. Ho tanta voglia di esultare, sotto la Fiesole è ancora più bello».
Adesso per il Gila ci sarà la Nazionale. Lippi non lo ha mai dimenticato, alla prima sulla panchina della Nazionale lo aveva voluto come punto di riferimento offensivo. Di colpo, in pochi mesi, la punta viola ha ritrovato tutto quello che temeva di aver perduto. Con i gol, con il lavoro, con una maglia (viola) che sembra già la sua. Dopo la rete alla Juventus, sarà tutto ancora più facile. |Rassegna Stampa - Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino| - articolo letto 126 volte