MILANO - (ANSA) Zitti tutti, parla Mourinho. Ed è un diluvio di pronunciamenti, promesse, perentorie dichiarazioni d'intenti. 'The Special One' si affaccia alla sua nuova Champions League, per la prima volta in Italia e in maglia nerazzurra, e subito mette o rimette in chiaro molti concetti, a costo di aggiungere peso alla sua fama di scarsa simpatia. Vigilia di Panathinaikos-Inter, sulla carta l'impegno forse più difficile per l'Inter nel suo girone di Coppa. Davanti alla stampa italiana, greca e non solo, José Mourinho risponde a mille domande sfoderando la grinta e lo humor cartavetrato delle occasioni importanti. Basta domandargli se ritenga un complimento o una provocazione il giudizio di Ranieri secondo cui lui sta costruendo un'Inter a una punta, a immagine e somiglianza del suo ex Chelsea. "Se è una provocazione non rispondo - ribatte -. Se è un complimento ringrazio. Se è una valutazione tecnica corretta? Non so: io so che le mie squadre giocano sempre per vincere, che sabato col Catania abbiamo giocato in 11 con quattro attaccanti e con due terzini tra i più offensivi al mondo, e per 50 minuti in 10 con tre attaccanti".Nessuno osi dare del difensivista a Mourinho, o anche soltanto fargli credere che lo si pensi. L'Inter sta sbagliando troppo in attacco? "Si rischia di sbagliare tanto quando si prende il rischio di creare tante occasioni da gol - replica Mourinho -. Il giocatore che non tira mai rigori non ne sbaglia mai. La squadra che gioca sempre per difendere non sbaglia mai". Poi alza la voce: "Prima di venire in Italia (non so per quanto, spero per tutti i tre anni del contratto e anche di più) ho promesso a me stesso che il calcio italiano non mi cambierà. Vengo qui con le mie idee e me ne andrò con le mie idee. Non giocherò mai pensando solo a difendere. Mai. Potrà capitare in certe fasi, in certe partite se l'altra squadra esprime una piena supremazia, ma questo non sarà mai il mio pensiero". Domanda: si sente addosso la pressione di chi è stato chiamato a vincere finalmente la Champions per l'Inter, dopo un digiuno che dura dal 1965?. È come tirargli una sberla in faccia. "Chi l'ha detto? - ribatte secco. - A me Moratti non ha mai detto di avermi chiamato per vincere la Champions. Lui sa bene quanto sia difficile, lo sa che in Champions sono i dettagli a fare la differenza. Quello che conta è giocare ad alto livello, in Champions e in campionato. Io ho perso una semifinale di Champions ai rigori con Chelsea, e non penso di aver giocato peggio di quando l'ho vinta col Porto". Conclusione: "Io non accetto che si faccia una valutazione della qualità del mio lavoro, di un tecnico come me, sulla base del vincere o non vincere. Ma attenzione: le mie squadre vincono sempre qualcosa, e non parlo di Supercoppa". Secondo Mourinho, le titolate a vincere la Champions sono molte: le tre italiane ("la Fiorentina è forte ma le manca l'esperienza"), le spagnole e le inglesi. I bookmaker dicono solo Manchester, Chelsea e Inter? "Non conosco nessuno che è diventato milionario con i bookmaker e i casinò". Per vincere domani, contro "una squadra che gioca bene, piena di brasiliani che sanno come si tratta la palla, sorretta da un grande pubblico", occorre un'Inter "meglio che in campionato". Ma questo, sottolinea Mourinho, vale sempre per la Champions: "Tutti sono più motivati, tutto è più difficile, un dettaglio può cambiare tutto". E se in campionato una squadra "deve giocare bene", in Champions "deve giocare veramente bene". Allora via, col proposito di non ripetere le false partenze di due anni fa (Sporting) e un anno fa (Fenerbahce). Ma soprattutto di andare avanti fino in fondo. Cordoba, che domani torna dopo un lungo e doloroso stop di 7 mesi, ci conta: "Mi aspetto una partita in cui l'Inter sappia fare gara dal primo minuto, tenere la palla, gestirla e fare male appena possibile. E io mi fido di noi". (ANSA). |Ufficio Stampa Inter - Fonte: www.inter.it| - articolo letto 132 volte