Finalmente si sono riviste le vittorie a San Siro, anche divertenti, a tratti spettacolari, sebbene ottenute contro avversarie che si sono dimostrate più congeniali ad esaltare i nostri pregi che ad approfittare cinicamente dei nostri ben noti difetti. Due squadre cioè poco propense ad arroccarsi in area e colpirci in veloci ripartenze, come accaduto in occasione dell’unico contropiede concesso alla Lazio in seguito al solito innocuo angolo battuto da Seedorf (migliore in campo). Paradossalmente infatti i calci d’angolo per noi sono diventati una fonte più di pericoli che di occasioni da gol. Tanto è vero che spesso rinunciamo pure a batterli, preferendo gli scambi corti palla a terra, che rischiano di diventare micidiali e letali in caso di palla persa con squadra sbilanciata e non sempre veloce nei ripieghi difensivi. L’assenza forzata di Pirlo (coincisa con due convincenti vittorie) ha costretto l’ultra conservatore Ancelotti a rivedere l’assetto di centrocampo, finora abbondantemente deludente in campionato, proponendo un modulo molto più simile ad un compatto 4-4-2 che al classico rombo dai reparti sfilacciati e disuniti. Carlo in sostanza ha fatto di necessità virtù, più per costrizione che per propria libera scelta. La linea difensiva, soprattutto dalle fasce laterali, ha partecipato alla costruzione del gioco in modo molto più attivo di quanto faceva con la presenza di Pirlo, e ha mantenuto sempre alta sia la concentrazione che la posizione stessa in campo, tenendo uniti i reparti e collaborando più efficacemente con gli interditori di centrocampo, sia negli anticipi sulle punte che sulle sovrapposizioni o raddoppi di marcatura in loro appoggio. Restano tuttavia i soliti difetti irrisolti o irrisolvibili (la mancanza di un portiere all’altezza che non prenda costantemente gol sul proprio palo, e due centrali che ogni tanto respingano di testa i cross al centro avversari, senza sperare sempre nell’aiuto estemporaneo di Ambrosini o Borriello). La speranza è che i futuri rientri di Nesta e della novità Senderos risolveranno almeno in parte questi gravi handicap difensivi.
A parte le questioni tattiche, si è notata finalmente quella cattiveria agonistica, quell’odio sportivo verso gli avversari, che fino a domenica scorsa erano state caratteristiche tipiche non del Milan ma di chi ci affrontava, scendendo in campo sempre col coltello tra i denti e il sangue agli occhi, al contrario dei nostri, sempre contratti e timorosi. Il risultato è stato molto evidente: contrasti quasi sempre vinti dai nostri, anticipi ben fatti e pressing condotto con costanza e redditività per tutti i novanta minuti e da tutti i componenti della squadra (nota di merito a Borriello, davvero sorprendente in questo compito aggiuntivo). Dal canto suo anche Ancelotti è stato per così dire “maestro” nel coniugare il suo essere “aziendalista” col suo pragmatismo da grande tecnico. E’ riuscito nell’impresa di escludere ancora una volta dal campo buona parte degli acquisti dell’ultima campagna estiva (Flamini, Ronaldinho, Sheva), salvo poi inserirne due a risultato acquisito e secondo una logica difensivista a lui molto cara (dentro il terzo incontrista Flamini e un trequartista come Ronaldinho per la seconda punta). Si può dire che il buon Carletto abbia così trovato la soluzione per accontentare sia il proprio indiscusso buon senso tattico (un po’ troppo trapattoniano ad essere sinceri) che le fantasie del Presidente. Quel buon senso che gli è mancato sia a Genova che davanti ai microfoni quando ha fatto la dichiarazione pro Ronaldinho. Prestare il fianco all’incoerenza di chi non vuole ammettere una verità evidente e neppure tanto screditante come quella di aver fatto un mercato attento al bilancio e non ad assecondare i desideri dell’allenatore e le esigenze di rafforzamento e ringiovanimento della rosa, non è certo stato un episodio da applaudire. Sarebbe bastato glissare sull’argomento. Dopotutto l’obiettivo di un allenatore è quello di far rendere al meglio i giocatori che la società gli mette a disposizione. Non di sponsorizzare l’operato dirigenziale o la campagna mediatica che ha trionfalmente accompagnato gli arrivi in saldo dei due ex Palloni d’Oro. Ora ci attende una settimana purtroppo già decisiva per le sorti del campionato. I 6 punti persi contro Bologna e Genoa (che non mancheranno certo di omaggiare Inter e Juve di 12 punti, data la loro oggettiva mediocrità) ci costringono a non commettere più passi falsi in termini di risultato. E la trasferta di Reggio Calabria e il derby di domenica prossima saranno le cartine tornasole di questa ritrovata buona vena del Milan, che ci auguriamo non sia stata soltanto una piacevole ma breve e ingannevole illusione. |di Cristiano Cattaneo - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 121 volte