Derby: basta questa semplice parola di cinque lettere per suscitare forti emozioni ad ogni tifoso rossonero. Di stracittadine importanti in questi anni ne abbiamo giocate molte (dal pareggio valevole il pass per Manchester alla rimonta che ci proiettò verso il diciassettesimo scudetto), ma ogni volta questa partita provoca sensazioni uniche. Gli arrivi di Ronaldinho e Mourinho rendono questo Milan-Inter un match di interesse tecnico e mediatico probabilmente superiore a quello degli anni scorsi. Dopo le difficoltà incontrate nel primo scorcio di stagione, gli uomini di Carlo Ancelotti sembrano aver superato il momento nero, ma la partita di domenica sarà un banco di prova decisivo per capire realmente ciò a cui potremo ambire. Che squadra si troveranno di fronte domenica sera? Quella lenta e macchinosa dell'ultima uscita con il Lecce o quella pratica e travolgente che in mezz'ora ha schiantato il Torino domenica scorsa? Premesso che molto dipenderà anche dall'atteggiamento e dalle condizioni dei rossoneri, cerchiamo di vedere con la lente di ingrandimento pregi e difetti di quella che secondo gran parte della stampa italiana è "la più autorevole candidata al titolo".
RIVOLUZIONE - Quando, a campionato concluso, Massimo Moratti ha deciso di dare il benservito a Mancini per ingaggiare José Mourinho, molti si sono chiesti perché. Serviva davvero mandare via l'allenatore che ha dato un'identità e un gioco all'Inter, portandola a trionfare dopo anni e anni di astinenza? La risposta la darà il campo a maggio, quando sapremo se lo "Special One" avrà saziato la fame di Champions che ossessiona Moratti, ma intanto è lampante il motivo per cui il presidente ha voluto optare per questa scelta: più che un miglioramento sul piano del gioco (l'Inter di Mourinho è più solida ma diverte meno che quella di Mancini), si è voluto trasferire alla squadra una mentalità internazionale vincente, per evitare magre figure come nell'ultimo lustro. Mourinho, abilissimo comunicatore, gode di ottima stampa e possiede la dote di saper cementare il gruppo, isolandolo dalla pressione esterne. Dopo aver raggiunto questo obbiettivo con impressionante velocità , ora tocca alla seconda sfida, quella più complicata, quella tecnica. |di Gabriele Pipia - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 148 volte