Ne avrà ancora per un po’, ma sta guarendo. Andrea Pirlo, da uomo chiave a oggetto di discussioni paradossali. E’ la curiosa situazione del regista bresciano, fermo per infortunio muscolare alla coscia dalla seconda giornata di campionato. Due partite, due sconfitte: poi, senza di lui, cinque vittorie filate e il pareggio di Cagliari che è una parentesi a sé stante. Sarebbe superficiale leggere con malizia questa statistica, perché le chiacchiere da bar sport è meglio lasciarle dove stanno; però è anche interessante analizzare il fondamento di tale affermazione, e questo presupposto si chiama gioco, si chiama schemi, si chiama mentalità. Andrea è un fuoriclasse, e grazie alla sua regia il Milan ha vissuto grandi momenti di gloria; ma è anche vero che ultimamente il gioco rossonero sembrava lento, trito e ritrito, prevedibile: l’assenza di Pirlo ha portato dunque diverse conseguenze, prima tra tutte la presenza contemporanea in campo di Gattuso e Ambrosini. Con la grinta e i polmoni dei due azzurri, il gioco risulta più aggressivo e basato sulla corsa, mentre Pirlo prediligeva far correre il pallone. Inoltre, ultimamente sia Andrea che Seedorf erano sembrati un po’ appannati e fuori dal gioco: l’assenza di Pirlo può inconsciamente aver giovato sul morale di Clarence, responsabilizzato dal ruolo di unico direttore d’orchestra nel cuore del campo. Lo stesso Gattuso, quando è stato piazzato davanti alla difesa, ha sfoderato ottime prestazioni, cucendo e rilanciando con dinamismo. Per non parlare del proficuo utilizzo, quando c’è stato, di Mathieu Flamini: azzeccatissimo l’innesto del francese nel telaio rossonero. Insomma, i centrocampisti non hanno deluso. Lo conferma lo stesso Pirlo, in un’intervista riportata da Milan Channel e da ‘Gazzetta.it’: "il Milan a centrocampo senza di me ha fatto bene con Gattuso, Ambrosini e Seedorf". La mentalità tutta del team di Carletto Ancelotti sembra aver tratto vantaggio psicologico dal forfait del suo faro: la consapevolezza di dover correre di più, ragionare di più, dannarsi di più per sopperirne l’assenza ha portato ogni singolo giocatore a dare qualcosa oltre i limiti del possibile. Forse è un po’ fantasiosa come ipotesi, ma è bello pensare che la squadra abbia fatto quadrato e deciso che fosse ora di rimboccarsi le maniche e dimenticarsi delle medaglie già conquistate.
Tuttavia il quesito rimane, e ci si chiede cosa succederà col ritorno di Andrea in mezzo al campo. Tutti ci auguriamo di ritrovare un Pirlo tonico, riposato, brillante. Se la forma fisica lo sosterrà non ci saranno problemi, più che altro è l’interpretazione di gioco del collettivo che deve essere praticamente perfetta. I terzini devono spingere con più incisività di altre volte, e tutti devono cercare di arrivare in modo diretto nell’area avversaria: giocando in velocità, e non perdendosi in azioni lente e macchinose. Del resto anche col Bologna il Milan non aveva demeritato. In poche parole si può concludere che forse il Milan ha vissuto l’assenza di Pirlo traendone tutti i "vantaggi" (chiamiamoli così) possibili, ma il ritorno di Andrea non comporterà nessuna perdita. Non scherziamo, stiamo parlando di un fenomeno. I rossoneri non hanno subito cambiamenti di modulo durante l’assenza del playmaker, e questo fa capire che non è il 4-3-1-2 l’elemento che aveva azzoppato i diavoli a inizio torneo. Lo ribadisce lo stesso Pirlo: "Devo dire che tutti si sono comportati bene; i centrocampisti che sono scesi in campo hanno caratteristiche diverse dalle mie e fra loro, ma il modulo adottato è stato sempre lo stesso e anche questo è stato un particolare importante per la squadra nel suo complesso". Con l’umiltà e la sincerità che lo ha sempre contraddistinto. Nell’intervista Andrea ha anche definito "più equilibrato", quindi più bello, questo campionato, aggiungendo messaggi di ottimismo per Dinho ("sta crescendo").
Pirlo è sempre stato decisivo per le sorti del Milan: dall’arrivo come vice Rui Costa nel 2001 al nuovo ruolo di playmaker, da dove ha iniziato a dirigere i trionfi del Milan meraviglioso di Ancelotti nella stagione 2002/2003: Champions e Coppa Italia, scudetto e Supercoppa nella stagione successiva. Sempre con un rendimento altissimo, lanci riveriani e tecnica sublime. Letale goleador sui calci piazzati, fine dicitore di gioco e illuminato conduttore di ogni trama, Pirlo entra in quegli anni nell’Olimpo dei grandi campioni internazionali. E il mondiale 2006, vinto da protagonista, ne è l’incoronazione. Nella stagione 2006/2007 Andrea ha disputato un’altra grande annata, conclusa con la Champions di Atene; purtroppo l’anno scorso ha pagato un po’ di acciacchi ed un’annata difficile un po’ per tutti e non è riuscito sempre a mantenersi ai suoi standard, pur giocando anche partite importanti e segnando gol pesanti. E portando a casa il Mondiale per club e un’altra supercoppa, in ogni caso. Ora Andrea ha voglia di riprendersi quanto merita, che non sono le copertine dei giornali – che non gli interessano affatto – quanto un ruolo importante in un Milan vincente. |di Rino Gissi - Fonte: www.ilveromilanista.it| - articolo letto 155 volte