Stavolta c'ha pensato il Presidente in persona a spronare il tifo azzurro, orfano del supporto delle due curve e della relativa energia che ne disarma ogni avversario. Saltellando dal suo posto di comando in tribuna, con nel cuore la tristezza per la recente perdita negli affetti più profondi, ha guidato il pubblico - virtuale - a ribadire un'appartenenza, una fede. Il resto l'ha fatto ancora lui, croce e delizia di Reja e degli equilibri tattici di questa squadra. La cronaca degli eventi è semplice: i bianconeri in vantaggio dopo un primo tempo tutto muscoli e fiato, Amauri scappa dalle unghie di Cannavaro e lascia la perla. Ma Lavezzi decide che è il momento di reagire: i compagni si affidano al suo istinto, due schiaffi e la Signora sprofonda nella crisi definitiva. La manovra è la solita, il Napoli produce tanto gioco, solita guardia alta a proteggere il volto, ma la capacità d'offesa resta legata alle follie dell'argentino. Tanto determinante da riuscire a resuscitare un Hamsik fino a quel momento avulso dal reale livello che gli appartiene, spettinato da un cross tanto perfetto da dover essere scaraventato dentro con stupefacente semplicità. Scheggia impazzita che scombussola con snervante facilità la difesa bianconera, determinando superiorità numerica e stravolgimento delle posizioni e dei tatticismi avversari, spesso impreparati a certi atteggiamenti cosi tanto atipici dell'argentino. Dal quale, bisogna dirlo, dipendono le sorti di questa squadra, che necessariamente dovrà imparare anche a fare a meno delle sue invenzioni se davvero vuole pensare in grande. Le assenze in casa Ranieri saranno l'alibi su cui si focalizzerà la critica nazionale, ridimensionando i reali meriti del Napoli. Ma i numeri non mentono mai: punti 14 e non c'è migliore verità, gli azzurri si accomodano ai piani alti. A questo punto toccherà mantenere la stessa tensione anche con le piccole, vero tallone d'Achille di questo gruppo di giovani rampanti, ormai uniti da un unico obiettivo, padroni delle proprie capacità e portatori di una mentalità societaria che in questo momento predica basso profilo e che arrossisce al cospetto della posizione in classifica. "In testa, ma non montiamoci la testa": De Laurentiis frena i prevedibili entusiasmi e rimanda tutti a febbraio, tempo di primi bilanci. Per adesso va bene cosi, la prudenza non è mai troppa. |di Marcello Mastice - Fonte: www.tuttonapoli.net| - articolo letto 139 volte