Serie A

Atalanta, Gomez: “Oggi nessuno vede quello che fai, contano solo i gol”

Le parole dell’attaccante argentino dell’Atalanta nel corso di una diretta Instagram Perform, Sport Medical Center.

BERGAMO – Alejandro Gomez, capitano e attaccante dell’Atalanta, è intervenuto in una diretta Instragram di Perform, Sport Medical Center. Queste le sue parole: “Quello che fa gol esce sui giornali, poi chi segna è importante al fantacalcio. Oggi nessuno vede quello che fai, nessuno vede se hai fatto 10 passaggi di cui 9 bene. Con questo fanno anche le pagelle dei giornali. È una cosa molto grave. Per me è importante anche se un difensore fa 5 lanci su 5. Tutte queste cose non vengono viste, la cosa è importante è soltanto il gol. Mi ricordo che criticavano Petagna, ma faceva un gioco di squadra pazzesco. A me mi lasciava sempre uno contro uno. Oggi il calcio è così, tanti vedono solo quello. A me non interessa: mi piace fare gol, ma so che faccio tante altre cose bene”.

Sull’eventuale ripresa: “Io faccio fatica a non essere fuori, a lavorare all’aria aperta. È incredibile, un virus ha fermato tutto nell’anno migliore dell’Atalanta. Ancora non si sa nulla, mi auguro almeno di iniziare ad allenarmi come si sta facendo in Germania. C’è molta gente a casa che sta soffrendo. Noi siamo un’industria di intrattenimento, sarebbe molto bello tornare a giocare anche senza pubblico, almeno portiamo un po’ di gioia”. Un aneddoto sui rigori: “Perché non li tiro mai? Perché ne ho sbagliati quattro di fila e non mi sembrava giusto calciarli. Non è perché sono il 10 e mi chiamo Papu devo fare male alla squadra. Io devo allenarmi, non sono bravo. So che Muriel è un fenomeno, sa spiazzare il portiere”.

Sull’arrivo a Bergamo: “Sì è stato un momento buio, io sono andato via dal Metalist per via della guerra civile. Mi sono allenato tre mesi da solo in Argentina. L’ultimo giorno di mercato mi ha comprato l’Atalanta. Da quando ho giocato con il 4-3-3 ho trovato maggiore continuità. All’inizio non avevo la costanza quando ero al Catania, facevo grandi partite contro grandi squadre. Al mio primo anno ho segnato a Roma, Napoli, Juve e Inter. Contro le big mi scattava qualcosa. Ora gioco ogni partita come se fosse una finale di Champions. I grandi campioni come Messi e Ronaldo, che segnano 50 gol, hanno qualcosa dentro. Non guardano mai le maglie contro cui giocano, tutti dovremmo essere così. Gasperini? Sicuramente per noi attaccanti il gioco del mister ci aiuta. Attacchiamo con sei-sette giocatori. Abbiamo più possibilità di segnare. A me non fa l’assist solo Ilicic, ma anche Toloi e Djimsiti. Il gioco di Gasperini fa esaltare gli attaccanti. Con Gasp tutti sono andati in doppia cifra. Io ho fatto 16 gol, non li avevo mai fatti nella mia carriera”.

Sull’ambiente di Bergamo: “Qui non è successo mai niente, abbiamo fatto diversi risultati negativi con Reja, ad esempio. Solo una volta i tifosi hanno voluto un confronto, qui è un’isola felice. Al termine del Bortolotti perso alla prima in panchina di Gasperini ero incazzato, bisognava cambiare mentalità. In Italia, quando ci si salva, tutto sembra diventare noioso. Gasperini ha cambiato la mentalità. L’Atalanta è stata in svantaggio tante volte, ma poi ha recuperato. Senza questo aspetto saremmo una squadra normalissima”.

E, infine, il sogno Champions: “L’Atalanta sorpresa in Champions? È difficile dirlo, soprattutto in questo momento in cui si è fermato tutto. L’Atalanta ha preso consapevolezza, dopo le prime tre partite avevamo dato il 100% ma non è bastato. Da quel momento abbiamo dato il 110% e ne abbiamo vinte quattro di fila. Molti dicevano che l’Atalanta col 3-4-1-2 non poteva giocare in Europa, io ora rido. Molti parlano della fisicità dell’Atalanta, ma una squadra che fa 67 gol non è soltanto intensità. C’è anche grande qualità visto che tutti fanno gol e assist”.

Foto di repertorio

Alessio Evangelista
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Alessio Evangelista

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