Atalanta, il punto: 15 giorni per ritrovare le motivazioni della scorsa stagione

253 0

I RIGORI – Nella seconda analisi della rubrica del “non tifoso”, parto subito dai due episodi da rigore. I tifosi dicono che su due, ce ne stava mezzo, io dico uno e trequarti. Il primo di Manfredini, volontario o meno, ha, con  la mano lontano dal corpo,  bloccato un tiro indirizzato verso la porta. Sul secondo, Peluso frana sul giocatore avversario, rigore sacrosanto. Detto ciò, passiamo al calcio giocato. Gli episodi per cui scandalizzarsi sono l’espulsione diretta del portiere dell’Udinese per fallo inesistente su Giovinco, non quellei di Cagliari.

UN PARI SU CUI LAVORARE – Parliamoci chiaro, a parti invertite, un pareggio del genere, farebbe imprecare chiunque per giorni e giorni. I due episodi dei rigori sbagliati, hanno decisamente pesato come macigni sul risultato finale. Consigli è stato bravissimo nell’occasione del primo rigore, mentre il secondo, con un minimo di ragionamento psicologico, era quasi scontato che lo battesse in quella direzione. Andrea è stato bravo e ha salvato letteralmente l’Atalanta da un naufragio.

PRIMO TEMPO INGUARDABILE – Il primo tempo dell’Atalanta, è stato irritante, giocatori che vagavano in campo come zombie nella penombra delle luci in uno stadio costruito con i Lego. Squadra demotivata, abulica, svogliata, con un centrocampo inesistente in cui ha pagato il conto pure Denis, poco servito e visibilmente innervosito per la carenza di palloni dalle sue parti.

Su tutti,  Cigarini, lento, impreciso e con la voglia di uno studente di ritornare a scuola dopo tre mesi di mare. In questi 15 giorni, non ritrova ritmo e voglia, si fa dura per l’Atalanta. Cigarini è la luce nerazzurra, spento lui, è buio pesto.

DENIS– Ovviamente, l’analisi più semplicistica è dare le colpe a Denis. Premetto che a mio avviso la stagione scorsa di Denis è stata un eccezione irripetibile. Denis è il giocatore visto per 10 anni in Italia, non quello dell’anno scorso. Un buon giocatore se si sente al centro del progetto e con i galloni da titolare, sennò va in depressione calcistica. Il gol è medicina di ogni male, ma è chiaro che il Tanque ha bisogno di lavorare ancora molto e soprattutto ritornare a dare una mano alla squadra come l’anno passato, quando rientrava spesso sulla linea della trequarti a recuperare palloni.

PELUSO DA SOSTENERE – Ecco la nota dolente della serata. Che il giocatore non stia bene psicologicamente è evidente. Passare tre mesi sognando Juve, Manchester, Milan o Barcellona e ritrovarsi poi il primo settembre ancora con la maglia dell’Atalanta in uno stadio di terza categoria, deve essere davvero una botta morale psicologica non indifferente.
Metterlo in panchina dalle prossime gare, significherebbe dargli la mazzata finale sul morale, vorrebbe dire perdere un giocatore e un potenziale tesoretto per gennaio, però lo stesso Peluso deve rendersi immediatamente conto che finché il contratto a tinte bianconere non verrà firmato, lui è un giocatore dell’Atalanta e rischia di gettare al vento in 4 mesi, gli ultimi 3 anni giocati alla grande. Sosteniamo Federico perché se lo merita e il mister gli dia la fiducia che gli ha sempre dimostrato, per Brivio ci sarà tempo più avanti per giocare.

BONAVENTURA – Non voglio fucilarlo con la critica, ma mi piacerebbe farlo vista la giovane età, alla faccia di chi vuole vedere i giovani in campo e dava la colpa a Colantuono di non utilizzarlo. In due partite, è stato uno spettatore in campo non pagante. Zero assoluto, spento, abulico e spaesato. Bonaventura non è questo, ma se ha intenzione di continuare su questa strada, è bene farlo accomodare in panchina a rinfrescarsi un po’ le idee. Qui di fenomeni non ce ne sono, nemmeno uno. Buoni e discreti giocatori si, ma che diventano nulli se non mettono in campo tutto ciò che hanno. Senza Bonaventura e Schelotto è come un aereo senza ali, sapete già la fine che fa….

TIFOSI – Tornando agli aspetti della partita, sono certo che con i tifosi, molto probabilmente il Cagliari avrebbe vinto la partita in scioltezza. Il rigore battuto a porte chiuse, non ha la stessa adrenalina di uno battuto con un’intera curva alle spalle della porta. Con un’Atalanta in 10, ci sarebbe stata una spinta del pubblico a trascinare il Cagliari alla vittoria, invece, dell’inferiorità numerica, non se ne reso conto nessuno.

LE MOTIVAZIONI IN 15 GIORNI DI MINI RITIROAll’Atalanta è andata di lusso, non tanto per quello visto sul campo, dove se al posto del Cagliari c’era un’altra squadra, la partita sarebbe finita nel primo tempo, ma perchè nonostante un primo tempo squallido sotto tutti i punti di vista, è riuscita ad andare al riposo sullo 0 a 0, aspetto fondamentale a livello psicologico.

E chiaro che nerazzurri, devono velocemente ritrovare quelle motivazioni feroci che l’hanno contraddistinta per l’intero campionato scorso. Se vengono meno, rabbia, furore agonistico, ferocia, intensità e voglia di vincere, per l’Atalanta sarà un campionato in salita con pendenze da Mortirolo. In questi 15 giorni, l’Atalanta ritorni in un mini ritiro fisico-psicologico. Si ritrovino presto gamba e motivazioni, non c’è bisogno di soste o giorni di riposo.

LE DIRETTE CONCORRENTI– Alcune avversarie hanno già cominciato a far punti. Torino e Samp hanno iniziato il campionato con l’approccio giusto. Finora, Pescara, Siena, Palermo e Bolgona sembrano quelle meno attrezzate anche se i rossoblu con Diamanti e Gialrdino, sapranno presto risollevarsi.
Ora è presto per far confronti, l’Atalanta pensi al proprio cammino e ad uscire rapidamente dalla fossa del meno in calssifica. Dopo la sosta i nerazzurri andranno a Milano contro un Milan rinfrancato da una netta vittoria sul campo del Bolgona con un Pazzini indemoniato, poi ospiteranno un Palermo ferito che proprio con i nerazzurri, in caso di sconfitta, potrebbero dare la stura al primo esonero dell’anno di un allenatore, ma pensiamo ad una partita per volta e soprattutto a ritrovare lo spirito combattivo “da Atalanta”.

COLANTUONO DIETRO LE QUINTE– Se c’è una cosa che mi fa perdere la lucidità mentale, sono le critiche a Colantuono dopo 10’ di partita. Si da il caso che in campo ci siano i giocatori e non Colantuono, ma detto ciò, il mister di Anzio, è l’unico, insieme a Percassi, a non aver perso la ferocia e il furore agonistico della passata stagione. In panchina è una furia e ieri, se avete visto un’Atalanta trasformata nella ripresa, non è perché i giocatori si sono ingoiati una scatola di Viagra,, ma perché qualcuno, gli ha dato sicuramente una girata di testa a 360°. Colantuono è anche e soprattutto questo: un gran trascinatore  motivatore, se i giocatori non lo seguono, sono loro da mettere in croce non il mister.

TIFOSI ATALANTA- Forse qualcuno, di ultima generazione, non ha ben chiaro la storia dell’Atalanta. Qualcuno ha perso di vista la realtà atalantina. Come l’Udinese o il Borussia Dortmund, non si arriva con le parole o il solo entusiasmo. Ci vogliono anni di investimenti nell’area scouting, fortuna, bravura di progettare obiettivi a lungo termine e tanta pazienza. Chi oggi vorrebbe subito mangiare caviale e champagne, è meglio che non si sieda nemmeno al tavolo nerazzurro, ripassi tra qualche anno, sempre che gli verrà riservato un posto.

P.S– Piano piano in questi giorni, saltano fuori i retroscena di mercato. Avete visto la prestazione del giovanissimo Florenzi alla scala del calcio? Bene, poteva essere nerazzurro….

[Luca Ronchi – Fonte: www.bergamonerazzurra.com]