Dopo 3-4’ di partita ho pensato tra me e me: ”Va beh, addio, qui finisce 3 a 0”. Non voleva essere una gufata, ma è stata un’analisi immediata di quello che avevo visto nei primi minuti di gara: Atalanta impaurita, un po’ lenta nelle ripartenze, arroccata in difesa ad aspettare una Roma ancora più lenta e poco incisiva.
L’APPROCCIO – In parole povere, come è già successo molte volte in questa stagione, l’Atalanta inizia le partite con il freno a mano (psicologico), tirato. Solo dopo aver subito un gol, sembra svegliarsi dal torpore e iniziare a giocare da Atalanta, ma ieri, non sono bastati nemmeno i 2 gol della Roma per vedere una parvenza della vera Atalanta tutta cuore e grinta.
ASFALTATI – É finita 3 a 0, ma il passivo poteva essere maggiore se Raimondi non fosse stato graziato dall’arbitro per due falli netti da rigore e nel finale, pure l’Atalanta ha reclamato un rigore a favore sacrosanto ma non sarebbe cambiato nulla. La Roma ha fatto ciò che voleva nella retroguardia nerazzurra e ha legittimato il passaggio del turno senza ombra di dubbio.
CONSIGLI E L’OLIMPICO – Vi ricordate l’anno della retrocessione? Anche in quell’anno, all’Olimpico, Consigli subì un gol sotto le gambe da “Paperissima” e così è successo ieri: ha subito due gol che se li avessi subiti Coppola o Taibi (due nomi a caso), oggi verrebbero crocifissi in pubblica piazza. Due errori che fortunatamente sono arrivati in Coppa Italia, dove francamente, poter pensare di arrivare in fondo era una missione impossibile.
COLANTUONO – Solo mister Colantuono sembrava crederci in questa qualificazione. Ha schierato la miglior formazione possibili, ha urlato, imprecato ripreso i giocatori fino a 10’ dal termine ma non è riuscito a tirar fuori nulla da giocatori apparsi piuttosto abulici e sfiduciati dopo il primo gol subito. E poi i signoli, giocatori che hanno una voglia di giocare sotto il minimo sindacale. Non voglio fare nomi, ma lo si capisce dai gesti del corpo chi ha voglia e chi è qui con l’orologio in mano ad attendere la riapertura del mercato invernale per andarsene via….
REGOLAMENTO COPPA ITALIA – Aldilà di tutto, il regolamento della Coppa Italia è ingiusto. Tutti hanno il diritto di poter partire ad armi pari in una competizione, poi alla fine arrivi pure la squadra più forte, ma se i club più forti, vengono pure favoriti dalla possibilità di giocare le partite ad eliminazione diretta in casa, siamo ai limiti di un’ingiustizia. É chiaro che il sistema è stato studiato ad arte per far arrivare in fondo le squadre più forti per poter aver introiti economici maggiori, ma a rimetterci sono i sogni di gloria delle piccole squadre che potrebbero accedere all’Europa attraverso una competizione in parte snobbata dai club di prima fascia anche se negli ultimi anni, pure Juve, Inter, Milan, Roma e Napoli, vogliono arrivare in fondo perché nell’Europa che conta (Champions ed Europa League), non arrivano più nemmeno tra le prime 8.
A CAMPI INVERTITI – Come sarebbe stata Roma-Atalanta a campi invertiti? Innanzitutto uno stadio quasi pieno a Bergamo e non quello semivuoto visto all’olimpico. Secondo, una partita decisamente più equilibrata e aperta ad ogni pronostico. Così è stato ieri sera, ma pensate a cosa sarà Milan-Reggina di giovedi: I tifosi della Curva Sud che non mancano mai e un San Siro deserto e desolante, mentre al Granillo ci sarebbe stato il delirio.
STENDARDO – Riflettendo a lungo sulla questione Stendardo, sono sempre più convinto che ci voglia il buon senso dalla parte della società. Stendardo non crea un precedenete, innanzitutto perché dubito ci saranno permessi in massa nel calcio per esami di stato per diventare dottori in legge, ma solitamente i permessi vengono presi per motivi famigliari e non certo per andare a giocare a Video Poker. Si usi il buon senso, si accolga l’avvocato Stendardo con una bella festa in caso di esito positivo, a meno che si voglia testare la bravura dell’avvocato Stendardo proprio in questo contenzioso futile e di facile risoluzione..
[Luca Ronchi – Fonte: www.bergamonerazzurra.com]
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