Giovanni Sartori, il mercato è finito: quanto è soddisfatto?
Sono contento, la speranza è ovviamente di arrivare a fine campionato, guardare le operazioni fatte e potersi dichiarare molto contento. È sempre il campo a dare le risposte più importanti, ma sulla carta l’Atalanta ha fatto le cose per bene. Adesso bisogna aspettare e verificare cosa ci diranno le partite che verranno.
È stato come sempre un mercato difficile? A differenza del recente passato ci sono stati un sacco di colpi…
Il mercato italiano è bloccato, molto difficile operare. Ogni anno si parla di sessione complicata ma la verità è che più passa il tempo più le cose peggiorano visto che nel nostro Paese la ricettività è sempre in diminuzione. Ci sono pochi soldi, si provano tanti scambi ma mentre le grandi si muovono e riescono a fare operazioni anche importanti le altre squadre faticano tantissimo.
Meno male che definisce il mercato difficile: abbiamo venduto Benalouane a 7 milioni più 1 di bonus. Secondo molti è un capolavoro…
È vero, ma a fare la differenza è sempre la destinazione finale del giocatore. In Inghilterra si piazzano giocatori a cifre importanti, in Germania c’è ancora spazio per fare buone cose, ma per il resto è complicatissimo. L’operazione di Benalouane l’abbiamo fatta in tre giorni, abbiamo avuto al fortuna che il tecnico del Leicester Ranieri fosse convintissimo di prendere il difensore francese. L’anno scorso, per lo stesso centrale, avevamo avuto un’offerta italiana di meno della metà con una formula di prestito gratuito e diritto di riscatto. È andata bene, in pochissimo tempo si è concretizzato tutto.
Tante trattative lunghe, tanto lavoro. Qual è stata la più soddisfacente?
Sono state tutte molto importanti e coinvolgenti. Prendiamo ad esempio de Roon, era un nome che non è mai uscito sui giornali e non se n’è mai parlato ma noi eravamo sul giocatore, con delle trattative aperte, da oltre un mese. Operazioni come quelle di Toloi e Paletta le hanno anticipate i giornali e nel complesso si sono dilungate parecchio. È stata una costante del mercato, tantissimo lavoro e grande pazienza tranne una sola operazione: Kurtic dal Sassuolo. Il mercato è così, magari servono settimane oppure solo poche ore
Ci regali una chicca: come si prende de Roon a quella cifra?
Girando molto, seguendo tante partite e puntando gli obiettivi che interessano davvero con costanza e tanta voglia di raggiungere l’accordo. Può capitare di girare tanto e magari perdersi qualche ottimo prospetto, con il centrocampista olandese siamo stati bravi a fortunati a notarlo e poi a seguirlo dal vivo. Lo abbiamo visto 10-12 volte, l’Heerenveen ha fatto anche delle gare di play-off per accedere all’Europa League e quindi abbiamo potuto seguirlo ancora di più. Le ultime due partite, quelle di finale, le ho seguite personalmente e il mio parere, insieme a quello di tutti gli altri che lo hanno visionato, ci hanno convinto.
Questo modus operandi per l’Atalanta è una bella novità…
È il mio modo di lavorare, ho sempre fatto così. Ho un gruppo di collaboratori formato da 12 persone che girano l’Italia e 3 che sono fisse all’estero. In totale siamo in 15, magari a volte può sembrare esagerato vedere lo stesso elemento per una decina di volte, anche perché può capitare di vederlo un paio di volte bene e un paio di volte male. Io credo nella continuità dell’osservazione: in casa, fuori casa, contro avversari importanti e con altri meno. È un metodo di lavoro che ho sempre cercato di portare avanti, ci credo molto e provo a fare nel mio meglio.
Monachello come lo avete scoperto?
È stata un’operazione cercata e voluta. La prima volta che l’ho visto è stato a Lanciano, ero andato di persona a seguire la gara contro il Catania per valutare Gatto, Conti e Agazzi. Ho visto una bella prestazione di Leonardo Gatto e ho scoperto un ottimo Gaetano Monachello. Mi ha dato sensazioni positive, ho iniziato a farlo seguire un po’ da tutti e una volta capito che l’operazione si poteva fare con parametri interessanti ci siamo mossi. Il ragazzo è arrivato a Zingonia, ha visto il centro d’allenamento e quando ha capito cos’è l’Atalanta ha fatto l’impossibile per arrivare a Bergamo: la trattativa con il Monaco, praticamente, l’ha portata avanti da solo. Noi ci siamo limitati al minimo necessario per chiudere.
Lei lavora ogni giorno con l’entusiasmo di Antonio Percassi e la pacatezza del figlio Luca: come ci si trova in mezzo a due modi di vivere l’Atalanta così diversi?
L’importante è conoscere bene sia il presidente che Luca. Con loro si lavora molto bene, su tante cose sono diversi mentre hanno alcuni punti di contatto nel modo di vedere il calcio. Lavorare insieme alla famiglia Percassi è sempre un piacere, senza dubbio.
Altra piacevole novità: mister Reja ha sempre chiesto caratteristiche e non giocatori specifici…
È vero, il mister non ha mai fatto nomi. Qualche “italiano”, come Kurtic, lo conosceva e ha dato un parere importante ma in generale abbiamo sempre condiviso. Nel nostro lavoro abbiamo sempre coinvolto anche Reja: Toloi lo ha visionato, così come de Roon, e quindi si è lavorato assieme. Dico di più: al mister abbiamo mostrato le immagini di altri 20, 30 o 40 giocatori su cui eravamo pronti ad agire in caso di necessità. Probabilmente ha sempre lavorato in questo modo. Credo che sia giusto che un allenatore si preoccupi di quello che serve in campo: le strategie le controlla la società, sono sempre stato convinto di questo modello di lavoro.
L’Atalanta ha speso bene e incassato bene?
A mio parere abbiamo ottimizzato al massimo le cessioni e comprato al giusto prezzo elementi che, sia dal punto di vista economico che da quello tecnico, ci soddisfano in pieno. Lo ripeto, aspettiamo le risposte del campo nel medio periodo con grande fiducia.
I tifosi dicono: guarda Baselli, ha già fatto 3 gol in 3 gare ufficiali. Da lui si poteva incassare di più?
Bisogna sempre riportare le trattative e le valutazioni al momento in cui vengono fatte. Se parliamo di Baselli allora bisogna ragionare anche su de Roon: dopo le prime prestazioni, forse oggi vale già di più di quanto lo abbiamo pagato davvero. Non si può ragionare con i rimpianti, in quel momento abbiamo ceduto il centrocampista al Torino per quanto ci sembrava giusto.
In attacco, uscito Boakye, avete pensato di cercare un’altra punta?
Secondo me siamo a posto così. L’attacco è il reparto dove abbiamo cambiato meno, secondo noi non c’era bisogno di interventi importanti a meno di qualche partenza eccellente. La società era pronta a fare mercato se si fosse materializzata la cessione di pedine di spessore, avevamo già le alternative pronte e non ci saremmo certamente fatti trovare impreparati. Non è successo e quindi siamo rimasti come eravamo.
È contento che la moglie di Maxi abbia detto di no agli arabi?
Sì (ride, ndr), sicuramente. L’operazione era ben avviata, la formazione araba voleva fortemente Maxi Moralez e noi abbiamo ascoltato le proposte. Per proseguire nei contatti e approfondire i discorsi era importante sentire anche il giocatore. Moralez ha preferito non continuare verso quella strada e abbiamo interrotto i contatti felici di averlo mantenuto in rosa.
Qualche colpo sfumato di cui adesso si può fare il nome c’è?
Niente nomi, posso dire che abbiamo trattato giocatori anche molto importanti ma alla fine il nostro obiettivo erano due difensori centrali e abbiamo preso le prime scelte. Stesso discorso per i centrocampisti. È chiaro, lo ribadisco: se fosse uscito qualcuno lo avremmo sostituito con pedine di livello.
Josè Mauri è mai stato davvero un obiettivo?
Ringrazio della domanda e concludo cercando di chiarire un concetto importante. Si è parlato tantissimo, si sono fatti decine di nomi compreso il suo e si è parlato di cessioni eccellenti come quelle di Denis, Cigarini, Sportiello e Carmona. L’Atalanta sembrava un supermercato. La verità è che non c’è mai stato nulla di concreto a parte le richieste per Baselli, Zappacosta, Benalouane e pochissimo altro. Per cedere bisogna che ci siano delle richieste vere e serie, in quel caso è fondamentale farsi trovare pronti e noi lo eravamo. Lo siamo sempre stati.
Mercato finito, Giovanni Sartori si gode un po’ di riposo?
Stacco per sette giorni, mentalmente e fisicamente. Il mercato per una settimana può aspettare, vado al mare a riposare un po’. E poi si ricomincia.
[Luca Ronchi – Fonte: www.bergamonerazzurra.com/]
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