Atletico Madrid-Lazio 1-0: si chiude il capitolo Coppa, spagnoli superiori

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MADRID – Forse alla fine di questa triste storia, qualcuno troverà il coraggio. Atletico Madrid-Lazio, atto secondo. Atletico Madrid-Lazio, ultimo atto, firma senza svolazzi, qualcuno direbbe “tecnica”, dell’ultimo paradosso. Paradosso che non é solo andare contro l’opinione comune, il sentire comune. È allontanarsene anni luce, entrare in un altro universo, e ritrovarsi terzi, e con un allenatore in partenza, o quasi, un allenatore che sarebbe giá partito, se avesse potuto. Un altro universo, una terra straniera. La società Lazio è “una terra straniera, le cose avvengono in modo diverso da qui“. Atletico-Lazio, è scontri allo stadio, e scontri intestini. “Divergenze d’opinioni”, che alla prova del nove convergono sulle spalle degli uomini messi in campo da Reja, giovani e meno giovani, esperti, e tremanti.

FORMAZIONI – L’Atletico lascia a riposare il bomber Falcao, in vista del match contro il Barcellona, e lancia Adrian, tre gol in Europa, tutti contro italiane, 2 ai danni dell’Udinese, uno contro di noi. Simeone è forte del 3-1 all’Olimpico dell’andata, e contro il Barcellona avrà il banco di prova definitivo delle ambizioni della sua squadra in Liga. La Lazio al contrario schiera la migliore formazione possibile, con Mauri dal primo minuto, dopo 4 mesi, insieme a Candreva ed Hernanes sulla trequarti dietro Kozak, in cabina di regia e Lulic arretrato sulla linea difensiva a sinistra, e Bizzarri a difendere la porta.

PRIMO TEMPO – La Lazio parte bene, aggressiva, corta, sotto la spinta dei tifosi biancocelesti. Al 3′ minuto Adrian messo giù da Matuzalem, o meglio: il brasiliano entra sul pallone, ma l’arbitro si lascia ingannare. Gabi lascia partire il suo destro diretto verso il primo palo, ma non impensierisce minimamente Bizzarri. Le squadre sembrano essere partite con la medesima voglia e ritmo, latitanti per ora i giocatori più fantasiosi, Hernanes su tutti: probabilmente soffrono la grande intensità del match. All’11 minuto Dias buca l’anticipo, Salvio spara verso la porta, e Bizzarri si allunga deviando in angolo. Il primo vero pericolo per la porta difesa dall’argentino, ed è subito brivido. Al 15′ appena scoccato, altra occasione per gli uomini del Chiolo: errore di Matuzalem in fase d’impostazione, botta di Salvio che prende in pieno il palo di Bizzarri, che sembra sfiorare il pallone, e salvare la propria porta. La Lazio si affida alle aperture di Ledesma, alla forza di Kozak, ma l’Atletico punge, dando l’impressione di poter essere sempre pericoloso, grazie alla velocità dei suoi esterni. Reja in panchina si sbraccia, la tensione sul volto, 95 volte sulla panchina della Lazio, e forse il capolinea. Al 26′ minuto Diakitè un pò troppo morbido quasi non combina il disastro: è Bizzarri a gettare la palla fuori. Azione successiva, e Juanfran reclama il calcio di rigore: la gamba di Dias in effetti ostacola il giocatore, ma per Atkinson è tutto regolare. Per il replay, non proprio. Il possesso palla biancoceleste è un pò troppo lento, per poi accelerare all’improvviso il gioco, mentre la squadra di casa prova con rapide folate ad impensierire Bizzarri: Adrian, liberato da Koke, al 31 minuto viene murato dall’onnipresente Dias. L’Atletico davanti ha doti tecniche notevoli, si muove a memoria, gli avanti si inseriscono con continuità, con destrezza ed eleganza. Dietro è squadra compatta, il primo tempo volge al termine, e di impresa, sino ad ora, non v’è traccia. Al 39′ grandioso controllo di Adrian, con Dias assolutamente fuori tempo, e tiro di controbalzo, debole, che finisce tra le braccia di Bizzarri. Godin poco dopo, due minuti più tardi, si becca il giallo per un brutto intervento su Mauri. Un primo tempo dignitoso della squadra biancoceleste, ma la sensazione è che questo match possa essere sbloccato solo da un episodio vincente, che per ora non è arrivato. E man mano che passano i minuti, le speranze si affievoliscono. L’Atletico, senza Falcao, si conferma squadra frizzante, ariosa, rapida, in grado di dispiegare in poco tempo tutto il suo potenziale offensivo, per poi chiudersi nel suo fortino, respingendo rabbiosamente i tentativi offensivi della squadra di Reja.

SECONDO TEMPO – Il secondo tempo comincia insieme al riscaldamento di Rozzi, Gonzalez, e quasi tutta la panchina dell’Atletico Madrid. Comincia con un calcio d’angolo gettato nella mischia, e Godin, pericolo numero uno dalle retrovie, incrocia sul secondo palo, il pallone batte sul palo e batte anche Bizzarri: 1-0, e come al solito su calcio piazzato. La Lazio subisce il colpo, e l’Atletico si fa arrembante: al 50′ botta da fuori di Koke, Bizzarri salva. E sull’angolo conseguente, è ancora Godin, non contento, non sazio, a sfiorare la doppietta. La difesa biancoceleste va spesso in apnea, la nave sta per affondare definitivamente. La remuntada è sempre più lontana, i passaggi imprecisi, e i minuti passano, fino al 56′, quando esce Candreva per Gonzalez. E al 56′ è ancora l’Atletico a dare spettacolo: Juanfran si inserisce, controlla, appoggia su Salvio, e solo una deviazione salva l’immobile Bizzarri. Per Juanfran è l’ultima occasione di rendersi pericoloso, dopo una prestazione preziosa: Arda Turan lo sostituisce. Al 60′ c’è tempo per Falcao, bomber della competizione, mister 40 milioni, al posto di Adrian, rapido e punta “tattica”, che ama più gli assist, il passaggio vincente, rispetto al gol. Due minuti dopo Diakitè si becca un giallo per un brutto intervento su Koke, seguito a ruota da Matuzalem, che falcia Gabi al 65′.

Il marchio di fabbrica degli uomini di Simeone, la corsa, la ferocia, non fa che mettere in evidenza le lacune del palleggio biancoceleste, troppo lento e compassato, incapace del sussulto decisivo, dell’assist: prova ne è il fatto che di occasioni, sul piatto, non v’è traccia. Al 69′ Simeone getta nella mischia Silvio, terzino destro, per Miranda, vecchio pallino di Lotito. Perea si sposta al centro, al fianco del goleador Godin. La partita scivola pian piano, senza sussulti, Kozak non fa che inseguire palloni inservibili, Mauri è impalpabile, Hernanes non è da meno, la rabbia sembra venire solo dalla panchina, da mister Reja. Al 73′ è Arda Turan che si imbuca nelle maglie difensive, servito alla perfezione da Falcao: la deviazione di Dias è decisiva, pur sfiorando l’autogol. Una nota positiva, Rozzi entra sul terreno di gioco al 77′ al posto di Lulic, e un tiro dalla media distanza di Matuzalem fa tremare gli ultras madrileni, Courtois devia in angolo, in tuffo. All’80’ è Zampa ad entrare in campo al posto di Ledesma, regalo di Reja ai ragazzi di Bollini, meritevoli comunque di una chance. Su calcio d’angolo in mischia proprio Rozzi prova a ribadire in rete dopo una torre sul primo palo, ma è impermeabile la difesa di Simeone, non lascia neppure l’angolo. E subito dopo stop e tiro rasoterra di Zampa, note liete di una partita sin troppo chiusa, sin dall’inizio, sin dall’Olimpico. Al fischio finale, negli occhi rimangono i tifosi della Lazio, irrisi dal “ciao”scritto dai rivali dell’Atletico, non proprio fenomenali, in quanto a terzo tempo.

UN ALTRO, MA È MEGLIO FOSSE REJA – La Lazio esce dal Calderòn con un pizzico di dignità, di onore, contro una squadra più forte, senza aver dato mai l’impressione di poter ribaltare il risultato. L’avventura in Europa finisce, e finisce male, con un allenatore nella migliore delle ipotesi in bilico, e l’impressione di vivere un paradosso, che quel che non doveva succedere, probabilmente succederà. Stasera la Lazio ha fatto quel che poteva, decisamente pochino, ma forse non poteva andare oltre, e l’Atletico ha dimostrato di essere squadra al top della forma, pericolosa, e imperforabile. Forse alla fine di questa triste storia, qualcuno troverà il coraggio. Di invertire la rotta, forse con un altra guida, e questo è davvero paradossale, più di ogni risultato possibile. Sostituire l’uomo Reja, appare difficile, insensato, duro da mangiar giù, più della sconfitta. Che sia davvero questa, l’ultima firma che Reja mette sulla storia della Lazio?

[Luca Capriotti – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]