Da quart’ultima a quarta. Un anno dopo la Lazio è passata dallo spettro della retrocessione al sogno della Champions League. Ma quella che doveva essere l’Isola del Tesoro, dove i biancazzurri si sono imposti due volte negli ultimi due anni, è diventata improvvisamente Molokai, l’isola maledetta.
Una sconfitta che mette il pepe sulla coda alla Lazio anche in virtù dei risultati delle avversarie in zona Champions: la squadra di Reja adesso sente di più la pressione.
LE FORMAZIONI – Donadoni lascia in tribuna Pisano a causa di problemi fisici, e schiera Perico dal 1’. A centrocampo alla fine opta per Biondini, più prezioso di Radja Nainggolan in fase di interdizione. Reja invece conferma la formazione annunciata con Kozak che ormai è salito di grado. L’unica differenza è in panchina dove al posto di Meghni va Javier Garrido (i due giocatori più martorizzati dagli infortuni).
LA CHIAVE – Difficile trovare varchi con due squadre attente, corte e concentrate come Lazio e Cagliari. L’unico modo per sbloccare la partita è l’errore di un singolo, di un giocatore fuori posizione nella scacchiera su cui si sfidano Donadoni e Reja. Se la Lazio ha la seconda miglior difesa del campionato, il Cagliari, da quando è arrivato Donadoni, ha vinto 5 partite su 7 al Sant’Elia e fa valere il fattore campo.
LA LAZIO – Da quart’ultima a quarta, la differenza non si vede. Ventidue punti in più rispetto allo scorso campionato non sono pochi, ma le situazioni erano del tutto differenti. Una Lazio volitiva e improvvisamente battagliera l’anno scorso contro un Cagliari già al mare, tanto che Allegri da lì a poco venne esonerato. Stavolta, a pari motivazioni, arriva la sconfitta.
E si che la Lazio ci aveva provato di più del Cagliari, soprattutto nel primo tempo. Primo brivido al 10’: Gonzalez stoppa e tira in corsa su suggerimento diagonale di Sculli. Centoventi secondi più tardi Hernanes sfiora involontariamente il gol sbagliando un cross dalla trequarti. Al 16’ Kozak ci prova di testa da calcio d’angolo di Ledesma, ma Agazzi blocca. Reja chiede a Gonzalez di stare più basso del solito per limitare le incursioni di Lazzari, ma l’uruguayano non rinuncia a spingere ingaggiando duelli con Agostini e Astori. Ed è proprio da quella parte che si consumano le prime due ammonizioni dell’incontro.
Lo stesso Gonzalez induce Canini alla tentazione di intercettare un suggerimento per Kozak con la parte alta del braccio e da lì, su punizione, Hernanes (36’) quasi perfora Agazzi tra i fischi di paura del Sant’Elia. Ci prova anche Dias con una volée al limite dell’area. È il preludio all’autugol: una rete assolutamente ingenerosa con una Lazio che fino al 40’ aveva fatto (seppur sterilmente) la partita. I numeri relativi al possesso palla lo dimostrano: 64.6% a 35.4% al termine dei primi 45 minuti (corner 4-0 a favore della squadra di Reja).
Dopo quasi un’ora di gioco la Lazio si rende davvero pericolosa quando Ledesma prima finta il tiro di sinistro, poi lascia partire un bolide a cui Agazzi si oppone con una sola mano: sulla respinta si avventa Kozak che di testa sfiora il gol del pareggio. Non potendo penetrare in altro modo la Lazio continua ad affidarsi alle conclusioni da fuori area, come fa Hernanes. Reja allora decide di gettare nella mischia Floccari che al 70’ va vicinissimo al gol quando devia un calcio di punizione di Hernanes e accarezza il palo esterno. Il tecnico friulano capisce che non basta e allora si gioca anche la carta Zarate: gli attaccanti in campo, nell’ultimo quarto d’ora, diventano così quattro. Ma il modulo è tutt’altro che spregiudicato e la Lazio non può snaturarsi più di tanto. Nel finale si accendono gli animi (per l’ennesima) con Matuzalem che prima scaglia il pallone addosso a Conti, poi spinge Nené e infine, pochi minuti dopo per difendere Dias, spintona anche Missiroli.
IL CAGLIARI – C’è da scometterci: adesso Cellino cambierà sicuramente i termini della sua puntata. Dopo la partita di andata aveva detto che avrebbe rimborsato gli abbonamenti a tutti i sostenitori cagliaritani qualora la Lazio fosse finita davanti al Cagliari. Nel caso in cui non dovesse accadere, avrebbe almeno l’attenuante della partita di ritorno, in cui il suo Cagliari ha ottenuto il massimo con il minimo sforzo. Nel primo tempo la squadra di Donadoni non fa un tiro nello specchio della porta eppure trova il gol con Acquafresca ben lanciato da Cossu sul filo del fuorigioco da dietro la metà campo: il tiro dell’italo-polacco sarebbe destinato a finire sul fondo, ma Dias correndo devia il pallone in rete con la coscia.
È la sintesi perfetta di una squadra assolutamente pragmatica che i suoi tentativi li affida a timide ripartenze: i tiri respinti alla fine dei primi 45 minuti sono a favore dei rossoblu: 3-2. Nella ripresa il Cagliari è più pimpante, ma difficilmente riesce ad affacciarsi dalle parti di Berni. Quando Donadoni richiama in panchina Cossu, uno dei migliori assist-man di tutta Europa, è Lazzari a spostarsi tra le linee e il baricentro resta alto. Poco dopo la mezzora è Missiroli che non riesce a deviare sottoporta. Nei minuti finali Conti (che oggi festeggiava le 316 presenze con la maglia del Cagliari, secondo solo a Mario Brugnera) scalda le mani a Berni. Biondini chiude con i crampi. Donadoni, che da quando è arrivato in Sardegna ha ottenuto 9 vittorie e 6 sconfitte, continua a non conoscere la parola pareggio.
[Federico Farcomeni – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]
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