Alibi zero, voglia di ripartire e dare una scossa tanta. Si può sintetizzare così il Ballardini-pensiero di inizio 2012, esternato dal solitamente taciturno romagnolo sulle colonne del Corriere dello Sport. La ripresa di un campionato che il Cagliari vuole indirizzare lontano dalle paure e dall’anonimato è vicina, e ad attenderlo ci sarà quel Genoa che Davide Ballardini ha lasciato lo scorso Giugno dopo un ‘traghettamento’ più che positivo.
Ma ora c’è da pensare ai sardi e, tra mercato, infortuni e novità tattiche, c’è molta carne al fuoco per edificare quel Ballardini-ter che tutti, a Cagliari, si augurano possa essere anche migliore della cavalcata versione 2008. Del resto, la base da cui si è partiti è molto migliore del disastro post Giampaolo-Sonetti (Ballardini ereditò un Cagliari fanalino di coda con pochissimi punti, ora i rossoblù, pur opachi, viaggiano in zone tranquille). “La prima volta è servita per conoscersi e per apprezzarsi vicendevolmente. I risultati non sono stati quelli sperati ma il ricordo positivo è rimasto. Poi nel secondo atto abbiamo fatto qualcosa che non ha precedenti nella storia del calcio e che al momento appare irripetibile: salvi dopo un girone d’andata concluso con appena dieci punti in classifica. Il terzo atto è un po’ il consolidamento del rapporto”.
Un avvio molto balbettante, con una sola vittoria e un entusiasmo che fatica a vedersi nel gruppo e soprattutto nella gente: “È vero. Le analisi non possono essere parziali. A causa degli infortuni, abbiamo dovuto fare a meno, ogni domenica, dai tre ai sette titolari. Ha ragione il presidente a dire che una cosa del genere è senza precedenti. Abbiamo perso giocatori estremamente importanti. Se al Milan che ha quella rosa togli contemporaneamente Thiago Silva e Ibrahimovic, qualche difficoltà sorge. Figuriamoci quanto possono essere complicate le difficoltà del Cagliari. Mi dispiace non aver mai potuto allenare in queste settimane tutta la squadra”.
E le cose non migliorano più di tanto alla ripresa dei lavori. Il solo Dessena (oggi dovrebbe essere depositato il suo contratto), che si allena da giorni ad Assemini, non può bastare: “Non tornerà nessuno degli infortunati a brevissimo termine. Son contento dell’arrivo di Dessena, ma Astori ancora per 10-15 giorni non sarà disponibile, anche Conti ha bisogno di due, tre settimane”.
“Siamo senza la ‘spina dorsale’. Regista difensivo, regista arretrato e regista avanzato (Cossu ndr): spesso ci son mancati tutti e tre. Oltre agli attaccanti”. Inevitabile, sulle colonne di un quotidiano nazionale, parlare di Nainggolan e delle ripetute voci sul suo futuro: “Nainggolan è molto giovane, ha enormi potenzialità ma deve migliorare nella gestione della palla e della posizione in campo. Non è ancora completamente maturo ma è un giocatore da grande squadra”.
Cosa si aspetta dal mercato? “La “rosa” del Cagliari va puntellata. Un centrocampista è arrivato, ne servirebbe un altro per completare l’organico. E poi un difensore e un attaccante”. La punta potrebbe essere Acquafresca. Nonostante non ci sia nulla di concreto (almeno ufficialmente), sono diversi gli indizi che portano a scommettere su un ritorno di ‘Bobogol’ in Sardegna entro il prossimo mese. “Lo conosco bene – esordisce Ballardini – Farebbe sicuramente al caso nostro ma poi bisogna vedere se si creano le condizioni perché, alla fine, deve sempre esserci un incontro di due volontà. Dessena è venuto perché lui voleva tornare a tutti i costi a Cagliari e il Cagliari aveva tutta l’intenzione di riabbracciarlo”.
Tranchant la risposta su Pippo Inzaghi: “Non credo che Cagliari sarebbe la soluzione migliore per lui, non penso che ci siano le condizioni”. Ballardini richiama i rinforzi, ma in realtà (ci crede davvero?) si affretta a dire che “io credo poco nelle ‘pezze’ a metà stagione. Certo, nella mia seconda esperienza cagliaritana gli ingaggi di Storari, Jeda e Cossu ci fecero fare un grande salto di qualità. Ma sono cose che capitano di rado. Le squadre si fanno in estate”.
Secondo Ballardini “la Serie A è un campionato è costituito dalla competitività di tutte le squadre. Il nostro non è un torneo bello, a mio parere negli ultimi anni ci siamo un po’ fermati dal punto di vista della qualità, della spettacolarità. Però abbiamo un grandissimo equilibrio: devi sempre combattere e nulla è scontato, chi mai avrebbe pensato lo scorso anno che la Samp sarebbe retrocessa, a metà campionato aveva ventisei punti, come il mio Genoa”.
Proprio il Genoa arriverà domenica al S.Elia. Un’esperienza agrodolce quella del tecnico in Liguria: “Genova è una città bellissima, una città in cui ogni metro quadrato è stato conquistato dall’uomo con sacrificio e fatica. Ho visto le immagini della tragedia, ho ricordato i volti di persone che ho conosciuto, gente straordinaria come Don Gallo. La partita normalmente è un momento di felicità ma quella col Genoa farà riaffiorare nella mie mente ricordi personali indimenticabili e immagini di eccezionale dolore”.
“Nel corso della stagione fra lo staff tecnico e i dirigenti non è scoccata la scintilla, non è nato un feeling soddisfacente. In questi casi è giusto interrompere il rapporto. Fermo restando che la marcia in campionato è stata spedita: in media un punto e mezzo a partita”. Di fronte non ci sarà Malesani, esonerato prima della sosta, ma Pasquale Marino. Un pericolo in più per il Cagliari: “Il Genoa è difficile come avversario in ogni caso. Ha giocatori di grande qualità: sette, otto di loro hanno fatto la Champions. E poi c’è Gilardini, che aggiunge molto: è l’attaccante capace di finalizzare tutto il gioco della squadra”.
In chiusura, il ‘Balla’ chiede al nuovo anno una squadra “determinata e affamata, come la conosco io”, prima di tracciare una riga sugli obiettivi e gli avversari: “Siamo in dieci a lottare per la salvezza, alcune formazioni ci precedono e poi tutte quelle dietro di noi ad esclusione della Fiorentina”. Anche se uno scossone, nei prossimi mesi, potrebbero darlo le sentenze sul calcioscommesse: “Mi sento tradito ogni volta che vengono fuori certe storie. Il calcio per me è rispetto, lealtà. Mi commuovo quando vedo gente per bene che fa il proprio mestere con entusiasmo. Leggere di giocatori coinvolti in queste storie mi spiazza perché io con lo sport sono cresciuto, sono diventato maggiorenne, lo sport mi ha educato e mi ha aiutato a educare i miei figli. Non penso ai risvolti di classifica. Non mi interessa. In questo momento, l’unica cosa che conta è il dispiacere per quanto sta emergendo, per il tradimento”.
[Fabio Frongia – Fonte: www.tuttocagliari.net]