Io sto con Andrea Masiello, senza se e senza ma. Sto con la sua insofferenza nell’affondare insieme ad un gruppo accomunato solo dal libro paga e dall’abulia – irritante – che ormai lo caratterizza. Sto con le sue esternazioni, che annullano in un colpo solo tutti i fiumi di inchiostro che possiamo versare per commentare prestazioni al limite della decenza – e non certo per il risultato, quello ormai non fa nemmeno notizia.
Ci si potrebbe fare del male, ritornando alla stagione scorsa, quando il Bari giocava a fare il ragazzaccio impudente, che umiliò la Lazio a domicilio, che aveva tanta birra in corpo e che divenne un case study nazionale, paragonabile nientemeno che al Barcellona.
Che sia proprio in quella sopravvalutazione la chiave della dèbacle di questo campionato, che sta ridimensionando (per non dire: riducendo ai minimi termini) una realtà che è tra le prime dieci in Italia per bacino di “utenza” e “fedeltà”, tra le poche ad aver segnato un incremento delle presenze fisse allo stadio, capace di valorizzare giovani talenti divenuti poi solide realtà. Lo avevano previsto Conte e soprattutto Perinetti, quando decisero di abdicare da vincitori, piuttosto che proseguire un cammino già segnato? Volevate la certificazione di “inabilità” a disputare un campionato di serie A? Eccovi serviti: e sulla pagella di rendimento contro la Lazio (che ha sfoderato solo un elemento, il brasiliano Hernanes) il voto più scadente è quello relativo alla “condotta”, insufficiente, forse nemmeno classificabile.
[David Giampetruzzi – Fonte: www.tuttobari.com]