Oggi al Bari è mancato tutto. E’ mancata innanzitutto la difesa, in balia del duo Siligardi-Vantaggiato e della spinta propulsiva del giovane Maicon (che già l’anno scorso aveva castigato i galletti con la maglia della Reggina, ndr). L’inserimento di Benedetti al posto di Salviato non solo non ha sortito alcun miglioramento ma si è rivelato addirittura controproducente. Assente non giustificato anche il centrocampo incapace di arginare le offensive avversarie e di rifornire le punte. Ma più di tutto non si è vista quella grinta, quella determinazione che dovrebbe costituire l’elemento principale di una squadra che vuole risalire la china. Può capitare, per ingenuità o per sfortuna, di trovarsi sotto di più gol. Non è la fine del mondo, soprattutto quando ci sono ancora ottanta minuti da giocare. Un anno fa il Bari riuscì a recuperare 2 gol al Trapani, due anni fa ne fece 4 al Lanciano in diciannove minuti quando era sotto di tre reti. “Se vogliamo possiamo” era il messaggio che qualche anno fa un allenatore aveva fatto scrivere sulla lavagna nello spogliatoio del San Nicola. Evidentemente questa squadra, oltre ad avere delle lacune a livello tecnico, difetta anche e soprattutto di personalità. In campo s’è visto solo molto nervosismo verso avversari e direttore di gara (ben sette le ammonizioni a carico dei biancorossi).
La classifica? Al momento cambia poco. La zona play-out dista tre punti, quella play-off nonostante undici sconfitte e trentacinque reti subite in venticinque partite è a quattro lunghezze. Un chiaro segnale che questo è un campionato in cui chiunque, con un minimo di organizzazione e di qualità, potrebbe teoricamente dire la sua (Bari compreso). Ma evidentemente i biancorossi hanno deciso di complicarsi la vita fino alla fine. E giocando come a Livorno anche raggiungere la salvezza potrebbe diventare più difficile di quanto non lo sia realmente.
[Francesco Serrone – Fonte: www.tuttobari.com]
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