Bari, ritorno al passato

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Più che la fine di un ciclo, la fine di un’era. Con la risoluzione consensuale del contratto che legava l’allenatore Giampiero Ventura al Bari, tramonta definitivamente l’era-Perinetti. Un’era caratterizzata dall’aumento della credibilità dell’A.S. Bari nel panorama del calcio che conta, da vittorie sul campo e da una crescita generalizzata del movimento calcistico del capoluogo pugliese.

Un’era cominciata nel giugno del 2008 in sordina, alla chetichella, con un diesse (Perinetti) defilato nell’ombra ed un allenatore (Materazzi) al centro di ogni situazione inerente la compagine biancorossa. Poi, come tutti sanno, a seguito del nefasto crollo interno nel derby contro il Lecce, a ridosso del tempo natalizio del 2008, il rapporto tra Materazzi ed il Bari si interruppe bruscamente. Da quel momento in poi, il popolare “Giorgione” prese in pugno la situazione in maniera decisa, suggerendo l’ingaggio di Antonio Conte quale successore di Materazzi sulla panchina biancorossa. La scelta si rivelerà subito vincente: con Conte, la compagine barese passerà, nel breve volgere di un girone di ritorno, dalla zona retrocessione ad una dignitosa posizione di centro classifica.

Ma il bello verrà l’anno seguente: la coppia Perinetti-Conte forgerà un gruppo solido e adatto allo spregiudicato 4-4-2 attuato dal salentino, riuscendo a coinvolgere nel progetto Bari importanti calciatori (Barreto, Andrea e Salvatore Masiello su tutti). Dopo qualche settimana di comprensibile assestamento, la formazione biancorossa comincerà a viaggiare spedita e, a suon di vittorie in casa e fuori (memorabili quelle di Trieste, Modena contro il Sassuolo e Bergamo contro l’Albinoleffe) si farà strada tra l’agguerrita concorrenza , aggiudicandosi il torneo davanti al Parma, da tutti considerata un’autentica corazzata per la cadetteria.

Al termine del torneo, con una Serie A da preparare, improvvisamente il Bari resterà orfano del proprio allenatore. E’ la fine di giugno quando il rapporto tra Antonio Conte ed il Bari si interromperà, si dirà in seguito, a causa di alcune divergenze di vedute sulla conduzione e le strategie legate al calciomercato. Perinetti ci metterà un attimo ad individuare il suo sostituto: Giampiero Ventura. Quello stesso Ventura che, a sua volta, era stato l’ispiratore del 4-4-2 sbarazzino e irriverente sciorinato da Conte. Nel frattempo Perinetti compie un piccolo capolavoro, confermando gente come Barreto, Ranocchia, i due Masiello e portando a Bari Almiron e Donati, giocatori che fino ad un anno prima i supporters baresi avrebbero potuto solo sognare.

Il tecnico ligure, comunque, entrerà immediatamente nei cuori degli affranti tifosi biancorossi, scossi per la perdita del salentino “naturalizzato” barese Conte. Gli basterà, al navigato mister, pronunciare la fatidica frase “alleno per libidine”, per far parlare di sé. Da li in poi, sarà la squadra ad essere sulle bocche di tutti, a cominciare da quel pomeriggio di fine agosto in cui, la neopromossa formazione barese, ebbe l’ardire di fermare i campioni d’Italia di Josè Mourinho in casa propria. Di vittoria in vittoria, di consenso in consenso, il Bari di Perinetti e Ventura si guadagnerà l’appellativo di squadra più spettacolare del campionato, fino a valere (ed è storia di questi giorni) il premio di miglior allenatore del torneo all’ormai ribattezzato “mister Libidine”.

E siamo ai giorni nostri. Siamo al congedo di Perinetti di fine maggio, il primo a capire che da queste parti la terra è troppo arida per partorire frutti prelibati; all’ingaggio in sua vece di Guido Angelozzi, direttore sportivo di tutt’altro pedigree; al mercato congestionato come un “coito interrotto” di questa estate; alla stagione tribolata e sconquassata, vuoi per dolo, vuoi per malasorte; fino al congedo di Ventura, che (da allenatore qual è) ha finito per pagare per tutti, travolto prima dalle scelte di una società poco lungimirante, poi dalla sfortuna perseguitante e infine da un gruppo che non reagirà più agli stimoli. Le pietre contro la sua macchina dell’altro pomeriggio, non sono altro che la punta dell’iceberg dell’esasperazione che si è radicata tra i tifosi.

Esasperazione per aver assistito alla fine di un’era (l’era Perinetti) tra le più radiose dell’ultracentenaria storia barese. Rabbia per aver visto svanire, nel volgere di un anno e mezzo, le sicurezze e i sogni che persone come Conte, Perinetti e Ventura avevano forgiato nelle loro menti e colmato di sogni le loro notti. Senza la figura imponente di Giorgione, la grinta di Conte e le espressioni intelligenti e bonarie di mister Libidine, sembra essere tornati indietro di qualche anno. Perché Angelozzi ricorda troppo i Fausto Pari e i Franco Janich, mentre Bortolo Mutti (non ce ne voglia) ha un po’ la faccia triste dei Pillon, dei Maran e dei Carboni degli anni bui.

Il sogno è finito, i tifosi baresi tornano sulla terra. Per loro, ricomincia lo scontro con la realtà. Una realtà che ci racconta che, salvo clamorosi cambi di rotta, a loro ed al Bari toccherà in sorte un altro bel pò di purgatorio.

[Mauro Solazzo – Fonte: www.tuttobari.com]