Un punto d’oro, un pareggio utile per il morale e per una classifica che recitava, prima dell’incontro di Verona, di un Bari desolatamente in ultima posizione.
Spunti degni di nota, francamente pochi. Un Bari formato paura riesce a gestire una gara in cui, entrambe le compagini, fanno ben poco per produrre una vittoria. La prima mezz’ora, comunque, ha messo in vetrina un galletto determinato, voglioso di scacciar via la crisi causata dai cinque schiaffoni consecutivi rimediati in campionato. Alvarez, stranamente a sinistra, e Pulzetti sull’out di destra, cercano, con alterne fortune, di portare minacce alla retroguardia veneta, attenta a non scoprirsi troppo e brava, come altre, a togliere respiro, nonchè palloni, al duo d’attacco Kutuzov-Barreto.
La prima frazione di gioco ha riportato un timido sorriso sulle labbra di mister Ventura. Fondamentalmente per due motivi: il primo, il più importante, rappresentato dal fatto che la difesa biancorossa, distrattata e maltrattata negl’ultimi turni di campionato, è sembrata, a differenza del recente passato, solida e concetrata; il secondo, l’aver ritrovato Alvarez, uomo cardine del 4-4-2 dell’allenatore ligure, in ottime condizioni. E’ stato l’honduregno, infatti, a creare i maggiori pericoli al Chievo. Nonostante l’insolito ruolo di esterno sinistro, l’ex Roma ha dimostrato di essere in salute e di aver ritrovato una lucidità messa in mostra raramente in questo campionato.
La ripresa, brutta e incolore, ma utile per condurre in porto una gara che lascia in dote al galletto un punto che mancava da tempo. Anche contro il Chievo è sembrato un Bari lontano parente di quello dello scorso campionato. Ma fa niente, l’importante era, innanzittutto, non prenderle. Nel dopo gara, mister Ventura, come spesso accade, ha voluto vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. Questa volta merita consensi. Il Bari del Bentegodi non sarà stato bello e vincente, ma è stato certamente vivo, più vivo rispetto alle precedenti uscite.
Da qui bisognerà ripartire, consci che la strada è lunga e piena d’insidie, ma consapevoli che, con coraggio e detrminazione, questo collettivo potrà presto tornare a sorridere. Avversari permettendo, ovviamente.
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