Un cumulo di macerie. Questo è quello che pare il cantiere biancorosso, passato, negl’ ultimi mesi, da possibile villino di lusso a bettola pronta al macello. Difficile analizzare con lucidità estrema, il tornado che ha travolto il collettivo di Giampiero Ventura, sempre più capitano di una nave fantasma.
E domenica, un’ altra partita, l’ ennesima spedizione della speranza. Come se ogni domenica, poi, sia quella buona per ricominciare a salire. Non si tiene presente, però, che la domenica utile per il treno salvezza, il galletto l’ abbia già vissuta. Era quella post-derby, quella contro il Bologna, che arrivava in Puglia dopo che il Bari aveva vinto contro il Lecce una partita che sembrava avere il sapore della riscossa. Così non fu, purtroppo. I biancorossi, orfani ancora di pedine cardine dello scacchiere, monotono e non più produttivo, di Giampiero Ventura, persero la gara contro Di Vaio, buttando alle ortiche i tre punti conquistati in Salento, che importanza assoluta avrebbero avuto solo se si fosse vinto contro gl’ emiliani. Quella è, probabilmente, la sconfitta che condannerà il galletto. Speriamo di sbagliare, ma a conti fatti, quelli i tre punti che avrebbero dato slancio alla compagine pugliese, che dopo è caduta anche a Torino, contro la Juventus, e domenica scorsa a danno del Napoli.
Andiamo controtendenza, attribuendo le colpe maggiori a tecnico e giocatori, invece che additare sempre la società, pur meritevole di critica continua. Al di là delle scelte e degl’ investimenti consumati, in campo ci vanno i giocatori, sapientemente addestrati dall’ allenatore. Bene, in campo, con la maglia biancorossa, si vedono solo fantasmi (fatta eccezione per Gazzi e i nuovi, che hanno poco a che vedere con le tante sconfitte precedenti), che girovagano per il campo in attesa di subire gol, che puntualmente si subisce. Mai una ripartenza degna di questo nome (marchio di fabbrica della passata stagione), mai un tiro in porta, neppure su calci da fermo, sistematicamente falliti o sprecati perchè sempre condizionati da schemini. In tal senso, calzante è l’esempio dello schema, insignificante, attuato dal Bari su situazione di calcio d’angolo. Alvarez, spesso, sulla bandierina e l’ attaccante di turno, spesso Kutuzov, a due passi a fare… nulla! Non riceve mai la palla, non serve a spaventare la difesa avversaria e, per giunta, è pure poco carino per i fotografi a bordo campo. In poche parole, non serve a nulla e limita di uno gl’ uomini del galletto in area avversaria.
Questo solo un piccolo esempio delle baggianate che si vedono in campo negl’ ultimi mesi, e che l’ allenaotre ligure si ostina a ripetere domenica dopo domenica. Nessuna novità tattica è stata data alla squadra, che soffre oltremodo la ferma decisione del tecnico ligure di continuare a giocare come sapevano fare tempo fa. Mai è stato riproposto lo stesso livello di gioco della scorsa stagione, e sono passate più di venti giornate dall’inizio del campionato. Le assenze fanno tanto, lo sappiamo, ma proprio perchè ti mancano uomini importanti devi cambiare, metodo e modulo. Basta a fare il Barcelona quando non sei capace di vincere nemmeno contro… nessuno.
Speriamo che lo si capisca, anche se oramai, obiettivamente, il Bari ha poco da sperare ancora. La salvezza chiede di vincere metà delle gare da qui alla fine della stagione, e per una squadra che non tira in porta da mesi, l’ impresa è inevitabilmente titanica. Forse, di più.
[Andrea Dipalo – Fonte: www.tuttobari.com]