Indegna. La prova offerta dal Bari all’Olimpico di Roma, contro la Lazio bella e concreta di questa stagione, suggerisce un lungo elenco di aggettivi dispregiativi e nessuno di essi sarebbe soverchio. Lo “spettacolo”, se così possiamo definirlo, che i cento o giu di lì inguaribili malati da trasferta si son dovuti sorbire, se si fosse trattato di rappresentazione teatrale, sarebbe stato oggetto di lancio di uova e pomodori marci.
Il Bari a Roma è sceso in campo con il corpo, ma la mente dei protagonisti era chiaramente altrove. Chissà, magari rivolta alle future destinazioni che i singoli stanno considerando con i rispettivi procuratori, oppure alle vacanze in posti esotici che stanno progettando con le loro consorti…Fatto sta che non è ammissibile che una squadra, che dovrebbe lottare con i denti e con le unghia per restare in Serie A, prenda gol dopo soli cinque minuti e venga presa a “pallate” da un avversario in salute, ma che non è di certo il Barça.
La partita è stata un monologo biancoceleste, con un direttore d’orchestra (il “profeta” Hernanes) di valore assoluto a dirigere un valido gruppo di suonatori. I “suonati”, manco a dirlo, sono stati gli atleti con la maglia rossa bordata di bianco indosso (ci scuseranno, ma ci riesce difficile chiamarli calciatori del Bari…): presi a sberle in ogni dove, in palese difficoltà tecnica (poco grave) e fisica (molto grave), praticamente in piena balìa di un avversario che, se non fosse stato per le tante toppe messe da Gillet al colabrodoso sistema difensivo, avrebbe dilagato senza sudare. Non fa testo, per ovvie ragioni, il timido risveglio della ripresa, anche perché oltre che tardivo, anche sterile e senza un suo perché tecnico-tattico.
Nella debàcle romana, dovuta principalmente alla pessima condizione atletica dei nostri eroi e alla testa svagata e vacanziera che li ha accompagnati, ci ha messo del suo anche il neo-allenatore al soldo dei Matarrese, alias Lino “Bortolo” Mutti. Lo schieramento del Bari del primo tempo non aveva senso, capo e coda. Mettere Gazzi al centro del centrocampo a tre, con la speranza (più che l’idea precisa) che potesse arginare le scorribande di Hernanes (che nei minuti giocati è andato alla conclusione per ben dieci volte, praticamente un record), ha finito solo per privare il nucleo principale della squadra del “fosforo” di Almiron, che dal suo canto, agendo in posizione defilata, non è mai entrato nel vivo della partita. E poi, la scelta di schierare Alvarez attaccante: inaudita. Ricordiamo che a Roma il Bari aveva ben cinque attaccanti abili arruolati, ovvero Okaka, Rudolf, Castillo, Ghezzal ed Huseklepp. Mandare il nazionale norvegese in tribuna e l’algerino in panca per preferire loro nel ruolo di punta l’esterno l’honduregno, non lo capiremo nemmeno se Mutti avrà mai la bontà di spiegarcelo.
Il cambio di allenatore avrebbe dovuto, nelle intenzioni, dare una scossa all’ambiente ed una sterzata al campionato. E’ rimasto tutto nelle intenzioni, perché si è puntato su un tecnico che, pur non essendo di Genova come il suo predecessore, ha “quella faccia un po’ così” e sprona il gruppo dandogli un ricco cinque percento di chances di salvezza. Ieri poi, dopo soli 9 giorni di avventura biancorossa, ha già alzato bandiera bianca (“…inutile nasconderlo, la stagione ormai è andata….”, ha dichiarato nel dopopartita). Il ruolo di traghettatore lo sta svolgendo egregiamente, il novello-Caronte: l’Ade è dietro l’angolo, basteranno altre tre o quattro sconfitte per l’approdo sicuro.
Francamente non ci sembra che il buon Lino abbia polso e cattiveria tali da riportare i calciatori allo stato terreno; il gruppo è ormai sospeso in una specie di limbo in attesa degli eventi, non rendendosi conto che ci sono ancora dodici partite da giocare e, soprattutto, c’è una maglia da onorare. Chi pensa che a Bari sia già tempo di vacanze, però, si sbaglia di grosso. Non lo merita la città, non lo merita la storia del Bari, ma soprattutto non lo meritano i maltrattati tifosi del galletto ai quali, in uno slancio di buon senso da parte della società, andrebbe rimborsato il prezzo dell’abbonamento, unitamente ad una bella lettera di scuse.
[Mauro Solazzo – Fonte: www.tuttobari.com]