L’ex allenatore blucerchiato Gianfranco Bellotto ha parlato ai taccuini de Il Corriere Mercantile dell’anno terribile che coinvolse i nostri colori: era il campionato 2001/2002 e la Samp, guidata in campo da Francesco Flachi, rischia la retrocessione in serie C salvandosi a poche giornate dalla fine.
“Seguo ogni domenica la nostra Samp e nelle ultime gare ho visto una squadra troppo remissiva e apatica. Ma l’organico ha dei valori importanti per uscire da questa situazione.
La cura per guarire? L’esperienza è fondamentale, poi il lavoro sul campo. Il tenico deve trasmettere fiducia al grupo, fare anche da parafulmine per regalare tranquillità allo spogliatoio.
Sono convinto che sarà importante anche il carisma e la personalità del presidente Garrone, una figura che tiene molto alla Samp. E sono contento che sia tornato Asmini, un dirigente capace, una persona perbene.
La gara col Messina? Affrontammo quella gara con una forza interiore straordinaria. La domenica mattina i tifosi arrivarono all’Astor e distribuirono a tutti una lettera di Shakespeare che ci incitava a dare il massimo.
Quel gesto e quelle parole ci toccarono il cuore e in campo non ci fu partita. I sostenitori della Sampdoria sono unici. E il loro aiuto sarà importantissimo come lo è sempre stato in passato.
Sono rimasto in contatto con molti di loro e l’affetto che nutrono nei confronti della squadra è totale. Tutti insieme potremo rialzare la testa.
Parlo in prima persona? Io sono sampdoriano. Ho giocato con quella maglia portandola in serie A, l’ho allenata in una non facile, ma sono contento di essermi seduto sulla nostra panchina, evitando la serie C. Oggi vedo in tv ogni partita della Sampdoria e faccio il tifo.
Purtroppo sono un allenatore che viaggia senza procuratore e chiede il rispetto dei ruoli. A Vicenza il presidente mi impose una sostituzione durante la gara, io feci con la mia testa e il giorno dopo fui esonerato senza aver mai perso.
Anche in questa stagione ho ricevuto delle offerte, ma se devo accettare la formazione fatta da un altro o peggio fungere da prestanome, meglio continuare ad occuparmi del mio Comune dove sono Assessore allo sport e dedicarmi alle mie bellissime nipotine Maddalena e Sofia.
Se un domani qualcuno avrà bisogno di un allenatore abituato a fare miracoli, io sono pronto. Credo che in pochi abbiano salvato una squadra partita per il ritiro estivo con solo sette giocatori come feci io a Venezia…”.
[Andrea Piras – Fonte: www.sampdorianews.net]
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