Bellucci: “Dopo un momento un po’ così, il Bologna ha cominciato a giocare come vuole Pioli”

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Nei prossimi giorni, al centro tecnico di Casteldebole, arriverà una visita: l’ex bomber rossoblu Claudio Bellucci tornerà a Bologna per cercare di rubare più consigli possibili a Pioli sul mestiere di allenatore. Sì, perché è questo quello che fa oggi..

Bellucci, è partito dalle giovanili della Lodigiani e lì è tornato per allenare. Come sta? Sto bene, questo è il secondo anno per me da allenatore: sono partito dai giovanissimi e portando avanti lo stesso gruppo, ora alleno gli allievi. Spero sia una strada in crescendo, per ora è stato semplice, a livello giovanile le cose si riescono ancora a programmare.

É mai venuto a Bologna a vedere un allenamento di Pioli, in modo tale da prendere spunti per il suo lavoro? Ho parlato recentemente con l’addetto stampa proprio perché voglio venire a vedere un allenamento, lo richiamerò a giorni: dovrei venire un mercoledì e non vedo l’ora.

Segue ancora il Bologna? Lo seguo tanto, sta facendo bene. Secondo me hanno una sicurezza in panchina, anche per quello voglio venire a vedere come lavora Pioli: probabilmente se il Bologna avesse avuto un altro allenatore non sarei venuto.

Nutre grande stima nei confronti del tecnico rossoblu? Sì, innanzitutto come persona e questo vale già il 70%: mi ricordo che quando sono arrivato a Bologna il primo anno, lui allenava gli allievi nazionali di Terzi e Meghni con il quale ha vinto il campionato. Io mi fermavo spesso a parlare con lui dopo l’allenamento, in quel periodo non trovavo tanto spazio ma parlando con lui trovavo sempre il conforto giusto, mi diceva sempre la parola adatta e mi dava il buonumore. Sono arrivato a 24 anni e avevo davanti Signori e Cruz, non potevo inventarmi tanto: dopo essermi allenato, mi piaceva trovarmi davanti al Ristorante Alfredo a parlare con lui. I risultati parlano per Pioli, ha allenato il settore giovanile del Bologna laureandosi Campione d’Italia ed è tornato ad allenare la prima squadra facendo molto bene.

Quanto c’è di Pioli in questa squadra? Secondo me, dopo un momento un po’ così, il Bologna ha cominciato a giocare le partite come vuole lui: c’è un mix di giovani e di campioni che seguono le sue istruzioni. Nel Bologna sono passati molti bomber e il fatto che oggi ci giochi un ragazzo come Gilardino fa ben sperare anche per il futuro: significa che la società ci tiene e che anche i campioni ci tengono a venire a giocare a Bologna.

Le faccio quattro nomi: Diamanti, Gilardino, Gabbiadini e Moscardelli. Quanto vale questo attacco? L’attacco rossoblu è uno dei migliori, se non il migliore, fra le dirette concorrenti per la salvezza. Gilardino è fondamentale, è dura trovare un’altra punta centrale che ti fa gol ma nello stesso tempo fa giocare la squadra. Poi hai Diamanti, uno che fa gol, assist e anche le giocate: tante di queste giocate fatte a metacampo sono spesso determinanti per mandare un compagno a fare un assist. Moscardelli vuole dimostrare che il Chievo sbagliava, ha grandi numeri ed è motivato e Pioli l’ha già avuto. Ci sono tante motivazioni in questo reparto offensivo: Diamanti non vuole uscire dal giro della Nazionale e fa bene, Gilardino l’anno scorso a Genoa dicevano che era un giocatore finito e sta dimostrando il contrario e Moscardelli ha rabbia e voglia di dimostrare che merita lo spazio che non gli hanno dato a Chievo. L’attacco del Bologna è una mina vagante, è dura giocarci contro.

Lei è stato Capitano del Bologna, quanto è importante in una piazza come questa? Il capitano conta ovunque, è quello che deve prendersi le responsabilità nei momenti critici: è semplice fare il capitano quando le cose vanno bene. Il capitano dev’essere duro nelle situazioni che contano, riprende un compagno se sbaglia, fare da tramite con il ds o la società  e non solo scambiarsi il gagliardetto con l’avversario la domenica. Penso che il Bologna ha avuto sempre dei capitani che hanno dimostrato di sapere tirare fuori il carattere quando è contato.

Quanto è stata importante questa città nella sua vita? Bologna per me è stato il rilancio, mi è dispiaciuto che qualcuno ha messo in discussione il mio addio alla società felsinea ma questa decisione non è stata preventivata fino agli ultimi due mesi. Mi legano al Bologna tanti ricordi: con la maglia rossoblu ho fatto il gol più bello della mia carriera, penso che quello rimarrà anche nella mente dei tifosi. Poi mi ricordo anche la gente che piangeva quando siamo retrocessi e io fu là che decisi di rimanere in serie B nel Bologna, insieme ad Amoroso e Pagliuca. Siamo voluti rimanere proprio perché ci sentivamo una responsabilità addosso, non rinnego nulla: nei due anni in B ho fatto tanti gol ma oltre a questi devo dire che sono stato proprio alla grande, per me era come giocare in serie A.

Lei ha giocato tanti anni anche nella Sampdoria: che ricordo ha del Presidente Garrone, scomparso nei giorni scorsi? Il ricordo più bello che ho di Garrone è legato a quando andavo a Bogliasco ad allenarmi e mi portavo dietro mio figlio Riccardo. Io mi allenavo e vedevo mio figlio mano nella mano con il Presidente che girava intorno al campo. Mi passavano davanti e Garrone gli diceva: “Lascialo perdere tuo padre, i calciatori quando vedono un pallone non capiscono più niente”. Mi prendevano in giro, quei due. Ora mio figlio gioca ed ha proprio la malattia del calcio, non ha il cervello ma un pallone dentro sé, ma quello è il mio ricordo più bello. Era come un padre di famiglia per noi, perché non entrava mai in merito tecnico. Quando perdevi, veniva in spogliatoio non per dirti “Come si fa a perdere!” ma per sussurrarti “Ragazzi, non vi preoccupate che domenica prossima avete un’altra possibilità per dimostrare che non siete quelli di oggi”. Era sempre così ed era un grande, è stato bello conoscerlo.

[Greta De Cupertinis – Fonte: www.zerocinquantuno.it]