Il gioco delle parti ci sta tutto, avviene in ogni tipo di trattativa e quindi perché non dovrebbe esserci anche fra il Torino e il suo capitano? Le ragioni di entrambe le parti sono vere e condivisibili, ma questo tira e molla potrebbe rivelarsi fastidioso come quei mal di pancia che stentano a passare e che determinano non un dolore acuto, ma un malessere che alle volte, soprattutto se si protrae a lungo nel tempo, è più debilitante di un dolore lancinante, ma di breve durata.
I fatti incontrovertibili sono: Bianchi ha un contratto con il Torino fino al 2013, guadagna 1,9 milioni di euro a stagione compresi i premi, da quando indossa la maglia granata ha realizzato in campionato 54 gol disputando 104 partite (una media di 0,51 gol a incontro), è ben voluto dai tifosi ed è il capitano della squadra. A fronte di tutto ciò ci sono le ragioni sia della società sia dell’uomo prima e del calciatore in seconda battuta. Il Torino ha difficoltà a sostenere l’ingaggio del giocatore, che è molto elevato per una società al terzo anno consecutivo di serie B. Va tenuto ben presente, però, che non è stato Bianchi a costringere il suo datore di lavoro a offrirgli tali emolumenti e quindi è responsabilità della società non aver messo clausole che riducano la cifra dell’ingaggio in caso di permanenza fra i cadetti. Il fatto che il capitano sia il giocatore che, più di tutti gli altri, ha contribuito a realizzare i punti incamerati dal Torino in queste due ultime stagioni di serie B grazie ai suoi gol è una verità assoluta. Non ci vuole un genio per pensare che Bianchi aspiri a giocare in serie A. E’ umano che il calciatore sia poco propenso a ridursi lo stipendio.
Ora, per far si che non diventi un tormentone il fatto che Bianchi resti o meno al Torino, bisogna che prima di tutto Ventura dica chiaramente se le caratteristiche di Bianchi sono compatibili con la sua concezione del gioco del calcio; anche, se non esplicitamente, il mister lo ha già fatto quando ha dichiarato che Bianchi meriterebbe di giocare in serie A. Ma bisognerebbe capire se la rinuncia a Bianchi da parte dell’allenatore è dovuta a ragioni tattiche o per venire incontro alla società, che deve ridurre il monte ingaggi. Fatta chiarezza su questo fondamentale punto, allora dovranno pronunciarsi la società e il calciatore. Se Cairo non ha più intenzione di pagare uno stipendio così alto a Bianchi, dichiari che lo venderà a chi gli offrirà più soldi senza però chiedere lui una cifra, sicuramente questo agevolerà chi vuole comprare, e si garantirà un risparmio sull’ingaggio del capitano, oltre agli euro della vendita. Se Bianchi vuole fortissimamente andare a giocare in serie A faccia di tutto per coronare il suo sogno, magari mediando fra il Torino e la società che è pronta a prenderlo; se, invece, preferisce restare in granata accetti la proposta del presidente di allungare il contratto spalmando l’ingaggio. Però che una cosa sia chiara a tutti: prolungare una convivenza forzata non è fare il bene del Toro e chi si macchiasse di una tale presa in giro alla maglia granata inevitabilmente dovrà pagarne le conseguenze, i tifosi granata non sono fessi e sanno valutare anche le sfumature.
[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]
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