FORMELLO – Da “recuperabile” ad abile ed arruolabile. Eccolo Giuseppe Biava, regolarmente in campo con il resto del gruppo, confermando le proiezioni ottimistiche degli ultimi giorni.
IL SOLDATO CHE NON TRADISCE – Missione ancora una volta compiuta per l’ex difensore genoano che, dopo la distorsione alla caviglia rimediata a Parma il 21 novembre, sembra ci stia quasi prendendo gusto a tenere in apprensione Reja. Da quel giorno ogni settimana è diventata una corsa ad ostacoli, poi puntualmente superati. Catania, Inter, Juventus ed ora Udinese: in rapida sequenza, è sempre riuscito a recuperare in extremis, garantendo poi nei 90’ la solita affidabilità e concentrazione. “Si parla troppo poco di Biava, le sue prestazioni sono perfette”, ha spesso sottolineato il tecnico goriziano al termine delle gare, quasi sorpreso per il redimente del 33enne di Seriate. Il 2010 è stato anche il suo anno: nella Capitale era partito balbettando nel ruolo di terzino destro (7 febbraio contro il Catania, era l’ultima di Ballardini), ha continuato stupendo tutto l’ambiente Lazio, per il suo comportamento dentro e fuori dal campo. Le sue chiusure, i suoi anticipi sugli attaccanti avversari già sulla trequarti di campo sono diventati il marchio di fabbrica di una retroguardia che, anche grazie alla sua applicazione, è diventata una delle meno battute della serie A.
Se non fosse stato per la sfida beffarda persa contro la Juventus sarebbe ancora in testa nella speciale graduatoria. Il colpo di testa di Chiellini e l’harakiri finale l’hanno retrocessa al terzo posto in compagnia dell’Inter. Ma resta comunque una delle più affidabili dell’intero torneo: solidità, equilibrio ed organizzazione difensiva sono tra gli elementi che caratterizzano la “nuova” Lazio da vertice e Biava è uno dei suoi rappresentanti fondamentali. Se non fosse stato per quel rosso dettato dall’emozione rimediato nella sua ex Palermo, sarebbe resistito nell’elenco dei “sempre presenti”. L’assenza nel derby gli è costata la seconda piazza alle spalle dei soli Muslera, Dias e Ledesma (partendo quattro volte dalla panchina). Le decisioni della Disciplinare sono incontrovertibili, dagli infortuni si può recuperare. Alla vigilia dell’ultimo incontro dell’anno ce l’ha fatta ancora una volta: tra 48 ore sarà nel posto che gli compete al fianco di Andrè Dias.
FUORI UN UOMO PER REPARTO, DIAKITE’ NUOVO VICE RADU – Tira un sospiro di sollievo Reja, che per l’occasione dovrà fronteggiare la prima piccola emergenza della stagione. Radu (prosegue il protocollo riabilitativo post operatorio), Brocchi (squalificato) e Floccari: contro Di Natale e compagni mancherà un titolare per reparto. La tanto sbandierata fortuna, caldeggiata dai salotti buoni del calcio italiano, sembra aver voltato le spalle al tecnico friulano proprio in chiusura di anno: “Non ci voleva, ma ho sempre detto di avere una rosa molto ampia a disposizione. Posso contare su giocatori importantissimi, che anche se non giocano la domenica, sanno aspettare pazientemente il proprio turno”, ha spiegato ieri Zio Edy tra amarezza e fiducia. Dopo aver maledetto il parquet del Palalottomatica che ha messo fuori uso Floccari, guarda avanti Reja e punta deciso al match con i bianconeri: “Chi scenderà in campo farà sicuramente bene”.
Ed è proprio dal terreno di gioco della glaciale Formello che è arrivata la notizia più rilevante di giornata. Evidentemente Luis Pedro Cavanda non ha ancora smaltito il contraccolpo psicologico post-Krasic, perché Reja sta seriamente pensando di sostituire il rumeno Radu, dirottando sulla sinistra Modibo Diakitè, che fino ad oggi era stato considerato in corsa solo per prendere eventualmente il posto di Biava. Così è stato provato ieri il gigante transalpino, che nella sua giovane carriera si è mosso da terzino soprattutto sulla fascia destra. Quasi un inedito che evidentemente trasmette maggiore certezze al tecnico, voglioso di bloccare la corsia mancina con un difensore puro. L’idea era già balenata alla vigilia della trasferta di Torino, quando si era preso in considerazione anche il possibile spostamento di Lichtsteiner a sinistra. Poi lo svizzero declinò e Diakitè finì in panchina. Ora è tornato seriamente in ballo per la corsia opposta, dove sembra aver superato il belga-angolano che assapora un gusto acre di precoce bocciatura. L’ultima sentenza verrà emessa oggi, in occasione della rifinitura della vigilia.
“LA COPPIA PERFETTA” – Dopo due panchine consecutive (tre nelle ultime quattro gare), nella zona mediana del campo tornerà in campo dal primo minuto Cristian Ledesma. Per la quarta volta in questa stagione (dopo Sampdoria, Fiorentina e Cesena) farà coppia con Matuzalem: “Insieme sono perfetti”, ha esclamato ieri il fine psicologo Reja, al quale certamente non sarà scappata la battuta dell’argentino all’indomani dell’esclusione di Torino (“Sento ancora la fatica degli 8’ giocati”). Domenica Ledesma potrà sfogare la sana rabbia accumulata e gettarla in campo: lascerà il compito di costruire il gioco al sinistro di Matuzalem, vestendo i panni del mediano puro. Sarà il primo a dettare il pressing sull’avversario e se ce ne sarà modo si spingerà vicino all’area di rigore per cercare il suo secondo centro stagionale. Fu la mossa che al “Franchi” gli permise di realizzare il momentaneo pareggio. Si inserì centralmente, capitalizzando l’assist dal fondo di Mauri.
“LA COPPIA IMPERFETTA” – Quel giorno il centrocampista brianzolo partì per la prima volta da destra: ora è diventata una consuetudine. Sarà così anche contro la compagine di Guidolin, contro la quale si dividerà ancora nuovamente la trequarti di campo con Hernanes e Zàrate nel consolidato 4-2-3-1. L’argentino da sinistra cercherà il fondo ed i suoi soliti tagli in zona centrale; ma soprattutto dovrà cercare di velocizzare i tempi degli assist per non mandare a vuoto i movimenti in profondità di Tommaso Rocchi. L’argentino ed il bomber veneto, la coppia tanto discussa nell’era Ballardini: “Non c’è niente da fare, per caratteristiche non sono adatti a giocare insieme. Rocchi viaggia sul filo del fuorigioco, deve essere servito nel momento giusto, mentre Zàrate tende a tenere troppo palla”, ripeteva come un ossesso il ravennate, che a lungo andare decise di lasciare ai margini proprio Tommaso. Così come ha fatto Reja in questa stagione. Oggi il capitano si rimetterà la fascia sul braccio: è il simbolo di una Lazio arrabbiata e vogliosa di rialzare la testa dopo l’ultimo doloro contro la “Vecchia Signora”.
[Daniele Baldini – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]