Era il momento che tutti i tifosi della Juventus aspettavano con trepidazione mista a rabbia dall’era post-Calciopoli: rivedere una Signora degna di tale appellativo. Una Signora nobilitata non dalle origini ma dai meriti conquistati sul campo. Era un lustro che non si ammirava una Juve di tale caratura, ordinata, volitiva, mentalmente positiva, perfetta in ogni reparto. I nuovi acquisti già integrati con quelli della “vecchia” guardia.
Il modulo di Conte assimilato alla meglio. Un inizio migliore nel nuovo stadio (il primo di proprietà di un club in Italia) senza barriere non potevano augurarselo. Un esordio roboante, tanto rumoroso quanto la retrocessione in B che nel 2006 fece da spartiacque fra la Juve d’oro che fu e quella inetta che sarebbe diventata. Un secolo glorioso di storia era stato sommerso dalle macerie di tanta infamia. L’etichetta di “ladri” a macchiare un blasone leggendario. La mentalità vincente che cedeva il passo ad una forma mentis deprecabile. Amarezze su amarezze. Allenatori che si avvicendavano in maniera imbarazzante, cozzando contro l’appeal bianconero. Acquisti sbagliati a go-go, smentendo il proverbiale occhio di falco della zebra, quella che ad esempio aveva visto in Del Piero l’erede di Baggio.
Proprio Del Piero è il ponte che unisce le tre epoche recenti della Juventus. L’epoca d’oro, quando la “Vecchia” conquistava il Mondo, a suon di trofei e prestazioni mitiche, come l’indimenticabile 6-1 in casa del Milan o l’identico punteggio rifilato al Parco dei Principi al PSG in SuperCoppa d’Europa. L’epoca maledetta, di Calciopoli, delle tribolazioni dopo il ritorno in A, e dulcis in fundo, quella che i supporters vorrebbero fortissimamente, ovvero quella del ritorno in auge, che potrebbe avere ancora in Pinturicchio la chiave di volta, insieme ai vari Pirlo, Vidal, Matri….
È presto per farsi illusioni, lo sanno bene anche gli stessi uomini di Conte, ma chi ben comincia…Sempre meglio che principiare il torneo perdendo infaustamente in quel di Bari…Il roboante 4-1 inflitto al malcapitato Parma ha portato la firma di Lichtsteiner, Pepe, Vidal e Marchisio, tutti gol magnifici che hanno illuminato una giornata piena di gol, prodezze e colpacci.
In primis il clamoroso 4-3 con il quale il Palermo di Miccoli ha ridimensionato l’Inter Campione del Mondo 2010, alle prese con la ricerca di equilibri smarriti evidentemente nell’ultima estate, specie dopo i mugugni di Sneijder e la cessione di Eto’o. I nerazzurri non sono da Scudetto, e forse questa sconfitta ne estrae le motivazioni: difesa bollita, centrocampo a fasi alterne, mancanza di un gioco.
Palesa limiti non secondari anche il Milan Campione uscente, stoppato 2-2 dalla Lazio della coppia-gol da brividi Klose-Cissè, tutt’altro che stagionati, come alcuni improvvidamente avevano pensato. Lazio che si propone per il Titolo, anche se l’obiettivo è una forzatura rispetto alle concrete possibilità dei biancocelesti, che potranno ambire di certo al gradino più basso del podio, quest’anno, dopo il ridimensionamento subito dall’UEFA, ultimo posto valido per la qualificazione Champions. Desta stupore altresì il capitombolo casalingo della nuova Roma americana, 1-2 col rinnovatissimo Cagliari. Successi esterni anche per le rivelazioni dello scorso torneo, Napoli (a Cesena) ed Udinese (a Lecce), per un Campionato che ne promette delle belle. Da segnalare nell’Atalanta l’argentino Moralez, bomber tascabile della A, 1,60 cm, autore di una doppietta contro il Genoa.
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