Un campionato intero, tante pillole da trangugiare. Vediamo, in ordine sparso, che cosa è finito nel nostro stomaco.
Quattro portieri in ballo, una rarità. Il Bologna ne aveva uno che garantiva un rendimento stabile, Jean Francoise Gillet. Lo lasciò andare e puntò su chi, Agliardi, aveva finito bene la stagione. Bocciato. Quindi fece capolino Curci ma, ahilui, se la fibra dell’uomo è forte, quella dei suoi muscoli no. Partito Gillet, scaricato Agliardi, rotto Curci, che si fa? Si prova Stojanovic, il più giovane. Sta’ a vedere che è anche il migliore.
Ultim’ora. Se n’era andato un certo Ramirez. Fenomenale. Insostituibile. Alla chetichella, all’ultimo minuto dell’ultimo giorno di mercato era arrivato, anzi, era tornato Kone. Kone, quello che scarta due difensori e che sotto porta si domanda che cosa ci stia a fare lì? Proprio lui. Pareva un paragone impossibile. Invece. Kone, una delle rivelazioni della serie A. Poi: la classe di Gastoncito, il suo tocco felpato e la sua naturalezza sono una cosa. Che Kone non ha. Ma anche la fragilità del “nino” e il suo essere umorale sono cose. Che Kone non ha. Tredici milioni e mezzo incassati dal Southampton nel giro di un mese, uno speso (a Brescia) più quelli che verranno, forse altri due: tutto sommato poteva andare peggio. Chiaro: sempre che Kone rimanga a Bologna.
Lo zaffiro. Pazienza è uscito da tutti i radar, forse anche dal suo. Ma non tutti i problemi vengono per nuocere. Stabilito che mai, per grinta e per continuità, Pazienza avrebbe potuto sostituire Mudingayi, non portare (in campo) Pazienza ha fatto la fortuna di Taider. Pioli ha <battezzato> Saphir dopo poche settimane. Ha insistito e siccome il francesino è sveglio, ha capito che passava il tram della sua vita e ci è saltato sopra. Pensa: era stato preso come trequartista, ora è un mediano imprescindibile, che studia ancora: il sistema migliore per essere un centrocampista che fa gol. Se gli riesce, diventa Vidal, Pogba, Marchisio, a scelta. E Pazienza, se i centrocampisti migliori sono tutti juventini.
Il balletto. Portanova la scorsa estate era a rischio di squalifica. Per questo il Bologna prende Natali. Poi lo stesso Portanova rischia di perdere la fascia di capitano. Poi, alla prima occasione, Portanova viene ceduto, anche se Natali, nel frattempo, si era fermato a cercare i pezzi del suo ginocchio. Alla fine, è andata bene lo stesso, con Antonsson e Cherubin cresciuti presto e bene e garanti della salvezza. Ma non sarebbe stato tutto più semplice se alla fine della scorsa stagione avessero detto a Portanova che la storia era chiusa?
Sudditanza. Premesso che Fabbretti come Corioni come Gazzoni e come Menarini facevano affari con la Juve, anche il Bologna di Guaraldi è finito dentro il solco che esiste da quasi trent’anni. Ma va detto che, dopo aver creato l’asse, la Juve ha preso anche dei no. L’importante adesso è che duri. No per Ramirez (massimo sette milioni), no per Gabbiadini ripreso a gennaio, no per Sorensen titolare, no per un alto minutaggio a Pasquato, no per Diamanti a gennaio e no per Diamanti, oggi, alle condizioni (misere) che volete voi. Solo schermaglie? Il balletto delle parti? Presto si capirà tutto.
Il pallino. Ne hanno (almeno) uno tutti gli allenatori equello di Pioli si chiama Moscardelli. Tre sessioni di mercato a parlare della Mosca che mai si posava a Casteldebole. Finalmente, eccolo. Gioca qualche spezzone poi si accomoda fisso in panchina. Finché torna il suo momento. E si scopre che il pallino ci sa fare col pallone.
Il bomber. Gilardino, una vita passata in duecento metri quadri, quelli dell’area di rigore. Lì dentro, un fenomeno. Gol sempre e comunque, a tutti. Scudetto, Champions e Mondiali: neanche Baggio. Pensi che per il Bologna uno così sia una bazza. Il Bologna, questione di difficile assemblaggio, lo usa in tanti modi, ma di certo il principale è che sia lui al servizio della squadra e non viceversa, come logica imporrebbe. Il segno che a Bologna si vive davvero (ancora) bene? Gilardino si è detto felice di rimanere. Le sorprese non finiscono mai.
Strano ma vero. Sono tanti i tifosi del Bologna che rimpiangono Bagni. Salvatore, un computer vivente che in testa ha catalogati per filo e per segno i giocatori (possibilmente giovani) di mezzo mondo. Salvatore che aveva messo il Bologna sulla retta via, prendendo e proponendo ragazzi dal sicuro avvenire. Salvatore che, da due anni (scarsi) non lavora più per il Bologna. E che è tornato free lance. Che significa? Che chi sa fare il mercato non ha mercato? Uno dei mille controsensi del calcio.
Al Milan di Berlusconi serve mezzo rigore per andare ai preliminari Champions. L’Inter di quest’anno non pervenuta. L’Atalanta cede Gabbiadini, Peluso e Schelotto. Il Chievo forma e vende Thereau. La Samp non fa in tempo a veder sbocciare Icardi e lo cede all’Inter. Il Palermo è retrocesso e il Genoa ha rischiato grosso. La Roma e la Lazio non vanno in coppa attraverso il campionato. La lista del vorrei ma non posso sarebbe ancora lunghissima. Dentro c’è anche Guaraldi, uno dei tanti presidenti contestati in Italia.
Se. Se Pisanu guarisce, se Paponi sboccia, se Abero si rivela un attaccante, se Riverola cresce, se Naldo è quello di San Siro, se De Carvalho capisce il campionato italiano, se Pazienza torna quello di Udine, se Guarente smaltisce in fretta l’infortunio. Tante scommesse, tante sconfitte. Però ogni tanto arrivano i Kone e i Taider e ricominci a giocare. E a sperare.
[Sabrina Orlandi – Fonte: www.zerocinquantuno.it]