Un asciugamano per favore, devo levarmi tutto questo sudore dalla fronte! Una sofferenza immane, la solita, in una partita che sembrava stregata, come al solito.
La vittoria finale è di una pesantezza indescrivibile e la prestazione dei ragazzi, all’interno di una stagione tormentata, è di quelle da incorniciare. Tanta grinta, sprazzi di gioco piacevole, i soliti errori, un cuore enorme per cercare di correggerli e non lasciarsi definitivamente sprofondare nelle sabbie mobili della zona retrocessione. L’Atalanta è più forte ma oggi il Bologna ha vinto con pieno merito e ha se non altro dimostrato di essere una squadra viva. Non ancora in piena salute, ma certamente viva.
Primo tempo che doveva concludersi con almeno due gol di scarto in favore dei rossoblù: miracoli di Consigli sulle conclusioni di Sorensen e Gabbiadini, palo clamoroso sempre di quest’ultimo, Taider che scivola solo davanti al portiere e quant’altro. Diamanti al 17’ buca la rete con un sasso scagliato direttamente da Prato e quantomeno indirizza il match nel verso giusto, prima che Manfredini si veda giustamente annullare il gol del pareggio per una netta posizione di fuorigioco. Il guardalinee ci ha preso, una notizia anche questa.
Nella ripresa il Bologna riparte con meno convinzione, l’imperioso Sorensen si fa male a una caviglia ma prova comunque a restare in campo pur zoppicando, al 5’ Diamanti perde un pallone sanguinoso a centrocampo e fa ripartire gli orobici, lancio di Cigarini per Denis che brucia proprio il difensore danese e fa secco Agliardi con un gran diagonale mancino: 1-1 e tanti saluti ai due gol di scarto. Porca di quella miseria!
Il solito film, la solita trama, il solito finale. Adesso ci squagliamo, questi ce ne fanno altri due e allo stadio scende il tipico clima da poesia di Leopardi. E invece no, stavolta reagiamo. Diamanti continua a correre ovunque e a riprende a fare la cosa giusta al momento giusto, Gabbiadini sembra avere il dono dell’ubiquità apparendo prima in difesa e dopo un secondo in attacco, Perez insegue coi calzettoni abbassati (come i mediani anni Sessanta) ogni cosa di colore nerazzurro che transiti dalle sue parti, Motta comincia a non sbagliare più nemmeno un passaggio. Miracolo. Agliardi no, lui va avanti a uscire con il retino a caccia di farfalle e falene, ma l’Atalanta non ne approfitta e tra un incoraggiamento e una palpitazione si supera la metà del secondo tempo.
È il 25’ quando Alino batte una punizione dalla sinistra, Consigli respinge, Perez la ributta in mezzo, Abero (sì, proprio lui) azzecca la sponda giusta di testa e Gabbiadini spedisce il pallone nel sacco con una fantastica girata di sinistro. Nel dubbio non esulta, e tutti con le mani nei capelli a controllare arbitro e guardalinee. Ammettetelo, l’avete fatto anche voi, non è così? Ah già, è un ex, non esulta per quello, il gol è buono, e allora siamo in vantaggio per davvero. Prestazione maiuscola del giovane attaccante che più bergamasco di lui c’è solo Calderoli, coronata da un gol tanto bello quanto fondamentale. Ora però bisogna tenere.
E il Bologna tiene, con Krhin inventato nuovamente difensore centrale a dare ordine, Taider a pressare anche i fili d’erba e Diamanti a regalare le ultime magie di giornata, come la traversa colpita direttamente da calcio d’angolo al 43’. Nel finale c’è spazio anche per Pasquato che si mette in mostra con un destro da posizione favorevole che Consigli, ancora lui, devia in corner. Finisce così 2-1, Bologna ha vinto!
Pioli, pur con la solita compostezza, si lascia andare a un’esultanza liberatoria. E ti credo, più liberazione di così si muore! Una sconfitta equivaleva a una catastrofe, un pareggio a una sconfitta, una vittoria a ossigeno puro, ed eccoci per fortuna tutti qui abbracciati a respirare aria buona. La Roma passa a Siena, il Genoa crolla in casa col Chievo, il Palermo si suicida a San Siro con l’Inter e il Pescara viene travolto a Napoli, risultato? Bologna quint’ultimo a quota 14 punti, tanta roba. Sorensen e Antonsson precisi e puntuali in ogni singolo intervento (peccato per il gol di Denis, ma Sorensen era palesemente claudicante), Perez e Taider infaticabili, Diamanti stoico e sontuoso allo stesso tempo, Gabbiadini semplicemente decisivo (ma non ci sarà con la Lazio per squalifica, brutta tegola): queste, in sintesi, le note positive del pomeriggio. Aggiungiamoci pure un Krhin in grado di cavarsela egregiamente anche come centrale in una difesa a tre e un Abero che per una volta si è reso protagonista in positivo. Certo, meglio non parlare ancora di come affronta l’avversario nell’uno contro uno, almeno per oggi lasciamolo in pace.
Adesso la parola d’ordine è una sola: continuità. Poche chiacchiere, poche storie, ancora tanta rabbia da far esplodere in partita per salire sempre di più in classifica e ritrovare tranquillità. Pubblico, squadra e allenatore sono una cosa sola, questa è la base da cui ripartire ogni maledetta domenica, tutti uniti. Oggi al novantesimo sembrava leggermente rinvigorito anche il signore con la barba bianca in tribuna, chissà che lui e il suo amico pelato non riescano a darsi una registrata e a fare le cose come si deve nel mercato di gennaio, chissà. O quantomeno a non fare danni. Ne hanno già fatti abbastanza e ora, per rimediare, sul campo bisogna correre forte e non fermarsi più.
[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]