In un convulso concorso di colpe societarie fra vecchia e nuova gestione, si inserisce una gara che da queste parti, è innegabile, ha sempre un sapore particolare. Accompagnato come di consueto da un forte sentimento di rivalsa, di giustizia e di acredine, questo Bologna-Juventus va comunque ridimensionato a un match importante soprattutto per riprendere il filo delle buone prestazioni, al di là del discorso legato al risultato. Si è levato troppo alto il coro del funerale ai rossoblù dopo la pessima prestazione di Palermo della settimana scorsa: il giudizio più mite che se ne è tratto è stato “sconfitta che ci riporta coi piedi per terra”. Quando, in verità, nessuno dentro al Bologna si sia mai creduto un fenomeno o abbia pensato di poter prendere sottogamba qualsivoglia avversario.
Molto più semplicemente, quando una squadra è giovane globalmente e rinnovata in toto, il processo di crescita del gruppo passa inevitabile attraverso giornate buone e meno buone: quella del Barbera è stata una tappa negativa, una partita male gestita e male interpretata, ma ogni cataclisma successivo nei giudizi è fuori luogo, dal momento che abbiamo tutti sostenuto in estate che ci sarebbe voluto ovviamente un po’ di tempo per vedere i primi frutti del lavoro e della programmazione. E allora, questo tempo, diamolo.
Certo che l’approccio molto fallace di Palermo domani non si dovrà ripetere: la lezione deve servire al Bologna, tuttora immerso in una classifica cortissima in cui più di mezza serie A sta raccolta in 4 punti. A maggior ragione, andare a segno con la Juventus darebbe linfa positiva alla vigilia di due scontri diretti quali Cagliari e Lecce. Senza contare quanta carica psicologica darebbe uno “sghetto” contro quella squadra che, per i motivi che tutti sappiamo, da 12 anni non riusciamo a sconfiggere nonostante la buona volontà non sia mai mancata.
Malesani trae subito un insegnamento intelligente dalla scoppola siciliana: certe gare, forse, è meglio impostarle con un registro diverso. Infoltire la mediana e ricalcare lo schieramento anti-Inter di due mesi fa sembra la trama delle prove a Casteldebole di una settimana intera. Magari con due esterni che possano dare una fattiva mano a Di Vaio, sempre più bocca da fuoco del Bologna, ma conscio che bisogna anche fabbricare qualche alternativa se non si vogliono correre rischi. C’è Daniele Paponi, sul conto del quale tutti sorridono, ma in realtà, analizzando i suoi minuti in questa stagione, si scopre che ha sbagliato l’impossibile ma al tiro c’è sempre arrivato e sa rendersi pericoloso. Spazio a lui, anche perchè Gaston Ramirez non ha ancora il passo e i movimenti per farsi tutta la fascia (lì poi c’è Krasic, sulla zona destra juventina) e a Palermo ci è costato qualcosa: meglio farlo giostrare in un’area di campo più centrale, ora ne è convinto anche Malesani.
Che però ci lascia un po sgomenti quando battezza in rifinitura Cherubin al posto di Rubin come terzino sinistro: il giovane ex Cittadella è un ottimo stopper, in prospettiva il migliore dei 4 centrali rossoblù, ma spostarlo fuori ruolo ci sembra un azzardo, specie contro un avversario che sta facendo il diavolo a quattro ed è in condizione psicofisica devastante. Salutiamo con piacere invece il rientro di due uomini d’ordine come Radovanovic ed Ekdal; il Bologna imposterà una partita più accorta rispetto alle ultime uscite, ma non deve rinunciare a pungere con rapidità e intensità perchè la Juventus sta crescendo bene ma non è ancora una corazzata, e là dietro se li prendiamo in velocità possiamo anche farli impazzire.
E i loro limiti sono venuti a galla anche nella grigia trasferta austriaca di Coppa, giovedì scorso, salvati da un super-Manninger. Del Neri, dal canto suo, ritrova Quagliarella e Aquilani, perde Grygera ma non pensiamo che ne sia disperato, e sta valutando se optare per Motta terzino o sbilanciarsi molto inserendo Pepe più basso del suo solito. Se De Marco farà il suo, e se lo spirito di Palermo sarà dimenticato, ce la giochiamo anche stavolta.
[Federico Frassinella – Fonte: www.zerocinquantuno.it]
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